“Senza alcuna via d’uscita….senza risposte”
Un horror enigmatico e a tinte fosche fin dalle prime scene. La trama volutamente non deve apparire chiara, in modo tale da attirare ed incuriosire maggiormente lo spettatore coinvolgendolo in un’avventura mozzafiato intrisa di mistero. G.L. Gallego gira quasi interamente il film su set ricostruiti in ambienti esterni perduti tra le inquietanti campagne ungheresi, ad essi si alternano interni di decrepite strutture abbandonate ed inospitali; in questi luoghi remoti sei personaggi lottano per la sopravvivenza. Il regista dopo aver ottenuto tiepidi consensi con il mediocre e soporifero “Apollo 18” del 2011, tenta la carta del successo e dell’affermazione con “Open Grave”, un film originale nel contenuto, ma senza dubbio macabro sin dalle prime scene, in cui l’impossibile diviene possibile e l’irreale reale. Le sequenze forti e raccapriccianti ci conducono in un universo dove tutto può essere il contrario di tutto. Un gruppo di persone perdute in una desolata landa e senza più un’identità, cercano di comprendere chi sono. Dove sono diretti? Perché si ritrovano a vagare tra scenari apocalittici? Sono i dilemmi esistenziali di ogni singolo essere umano che G.L. Gallego abilmente mette in evidenza montando un horror / thriller scena per scena che ci lascerà con il fiato sospeso e incollati allo schermo fino all’ultimo minuto.
Il protagonista Jonah (Sharito Copley che vedremo entro il 2013 nel fantascientifico “Elysium” di N. Blomkamp e nel thriller “Old boy” di S. Lee) si risveglia in una fossa stracolma di cadaveri putrescenti, vistosamente mal ridotto ed insanguinato, non ricorda il suo nome ne come sia finito in quel posto, decide così di mettersi in cammino incontrando in una baita altri cinque personaggi anche loro persi e in un totale stato di amnesia. Seguendo un percorso tra le lande desolate di territori ungheresi, troveranno in un capanno inospitale un’orribile megera incatenata, e attraverso questo ed altri episodi cercheranno delle risposte, ma l’unico componente del gruppo che può essere d’aiuto alla loro sopravvivenza è una ragazza muta, Brown Eyes (Josie Ho ex cantante che ricordiamo in “Contagion” di S. Soderbergh, 2011) essendo a conoscenza di molte verità nascoste. La realtà prende forma, rivelandosi peggiore di qualsiasi immaginazione ed in un crescendo di accadimenti i singoli personaggi, tra sospetti e diffidenze, si metteranno gli uni contro gli altri, fino al punto di non fidarsi neanche di se stessi. Jonah cercherà dei perché, chi ha compiuto una strage così efferata al punto tale da accatastare corpi umani decomposti in una fossa? Ad aiutare il protagonista dell’orrida avventura, sono i suoi progressivi flashback mentali che lo aiutano a ricostruire il suo passato, così prende corpo il sospetto maggiore che tutti loro siano saldamente controllati da qualcuno che manipola il tenebroso gioco macabro ad incastro. Un finale sconvolgente darà le dovute risposte, smascherando l’orrore più profondo.
La “Atlas Independent” in fase di produzione si è avvalsa di un budget molto ridotto ed equivalente ad un costo quasi pari allo zero, dove intere scene girate si avvalgono in modo naturale e senza particolari interventi di ricostruzioni scenografiche degli spettacolari ma anche spettrali paesaggi ungheresi, ricchi di vegetazione, ma anche interni di vecchi e dismessi ospedali militari e capanni abbandonati in territori paludosi, grazie agli attenti scatti fotografici di J.D. Montero per una sceneggiatura abilmente scritta dai fratelli Eddie e Chris Borey. Inizialmente l’idea per un soggetto alquanto originale, era stata accantonata e posta in lista d’attesa tra i film dichiarati “impossibili in fase di realizzazione”, poi l’interesse per un nuova idea da proporre ha preso il sopravvento, nella concreta fattibilità per una nuova produzione, su un tema che ci ricorda vagamente scenari improbabili come in “Buried” di R. Cortés, 2010 o “Saw l’enigmista” di J. Wan, 2004, dove ritroviamo personaggi intrappolati in situazioni oltre ogni limite umano e in lotta tra loro per la sopravvivenza individuale. G.L. Gallego con ogni probabilità è riuscito ad ispirarsi ad essi, su situazioni eccessivamente disperate dove l’essere umano non lotta solo contro un ipotetico avversario, ma sopratutto contro se stesso.
Nel cast va segnalata l’interpretazione del notevole attore, produttore e regista tedesco Thomas Kretschman ( “King Kong” di P. Jackson, 2005 “Immortal Ad Vitam” di E. Bilal ) nel ruolo di Lukas; Max Wrottesley, l’ultra protettivo Michael; Joseph Morgan, nei panni di Nathan, ed Erin Richards, nel personaggio di Sharon, una affascinante donna medico.
L’horror americano sarà distribuito dalla “Eagle Pictures” nelle sale italiane dal 14 Agosto del 2013.
di Antonio Gentile per Oggialcinema.net