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"Pro Savana" in Mozambico non risolve i problemi di povertà dei contadini

Creato il 09 giugno 2015 da Marianna06

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Dalla presenza intimidatoria di militari armati a pre-selezioni tese a impedire la partecipazione dei rappresentanti contadini: le consultazioni pubbliche sul progetto di agro-business Pro Savana, denunciano organizzazioni della società civile del Mozambico, sono servite solo a dargli una parvenza di democraticità.

In un documento appena pubblicato, le ong fanno riferimento a incontri organizzati dal ministero dell’Agricoltura nelle province settentrionali di Nampula, Niassa e Zambezia tra l’aprile e il maggio scorsi. “Esprimiamo – si afferma nel testo – la nostra indignazione per la premeditata disorganizzazione, politicizzazione, mancanza di trasparenza e manipolazione delle consultazioni sulla Bozza zero del Piano Pro Savana”.

Il documento è stato sottoscritto da organizzazioni contadine e ambientaliste, ma anche da realtà espressione del mondo religioso, come ad esempio la Commissione giustizia, pace e salvaguardia del Creato dei missionari comboniani.

Centrale la denuncia delle modalità delle consultazioni, segnate dalla presenza massiccia di soldati, inviti selezionati e maggioranze regolarmente in mano a funzionari governativi ed esponenti del Frelimo, il partito al potere dalla fine della guerra civile.

Attualmente all’esame del Consiglio dei ministri, Pro Savana prevede nel “corridoio di Nacala” la trasformazione di una superficie di 15 milioni di ettari. Le ong denunciano il rischio che l’avvio del progetto stravolga in modo irreparabile un’area dove vivono cinque milioni di contadini, più grande della Grecia.

Gli investimenti necessari per Pro Savana sarebbero garantiti dai governi del Mozambico e del Giappone, mentre le tecnologie arriverebbero dal Brasile. Partner in un “piano strategico” per incrementare la produttività a partire da aziende da 3000-10.000 ettari, monocolture industriali e braccianti-salariati che sostituirebbero piccoli agricoltori e “duat”, vecchi certificati d’uso.

         a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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