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In queste settimane dominate dal voto amministrativo, che sembra poter dare uno scossone al panorama politico italiano (ma naturalmente non sarà così) è ingiustamente passata inosservato un avvenimento che è probabilmente unico nell'intero pienata, o almeno in quella parte di esso che viene definito "mondo occidentale" o, con un pizzico di presunzione" "mondo civilizzato".
Mi riferisco al rinvio a giudizio per omicidio colposo per i sette componenti della commissione grandi rischi i quali, riunitisi il 31 Marzo del 2009, decisero di non prendere provvedimenti, nonostante la presenza dello sciame sismico che da tempo interessava l'Abruzzo, non riuscendo quindi a prevedere la scossa di terremoto dell'intensità di grado 5,8 della scala Richter, che si sarebbe verificato nelle prime ore del 6 Aprile, provocando la morte di quasi 200 persone, oltre a danni ingentissimi.
Non si può a questo punto pensare che alla base del rinvio a giudizio ci sia almeno il dubbio, se non la certezza, che gli "esperti" del comitato siano in realtà degli incapaci, messi li per ragioni lontane dalle effettive conoscenze ed esperienze, e che non ne sia aliena la nota vicenda che vide protagonista lo scienziato autodidatta Giampaolo Giuliani, che nei giorni precedenti il sismo aveva invece avvertito del pericolo.
In realtà le previsioni di Giuliani erano completamente errate, avendo lui previsto l'evento tellurico in un giorno e in un luogo diverso da quelli reali, ma tanto bastò per accredidare il ricercatore autodidatta come l'uomo che sa prevedere i terremoti.
Sono decenni ormai che centinaia di studiosi in tutto il mondo tentano di mettere a punto dei modelli matematici che consentano di prevedere i terremoti, che sarebbe l'unico modo sicuro per evitare almeno che facciano vittime, visto che i danni alle strutture dipenderanno sempre dai criteri di costruzione delle stesse, eppure, nonostante gli sforzi, nessuno è ancora riuscito perfezionarne uno che abbia qualche attendibilità, compreso la rilevazione del rilascio del gas radon dal terreno, che è poi il metodo seguito da Giuliani.
I recenti e disastrosi terremoti verificatosi in Giappone e in Nuova Zelanda, accaduti senza alcun preavviso, ha confermato come sia impossibile, anche per una Nazione considerata all'avanguardia nello studio dei fenomeni tellurici come il Giappone, prevedere questo tipo di cataclismi.
Pare che nella decisione dei giudici di rinviare a giudizio i sette sapienti della commissione grandi rischi abbia avuto, in qualche modo, una dichiarazione rilasciata qualche giorno prima del terremoto aquilano da Enzo Boschi, nella quale lo studioso affermò che prima o poi la zona dell'aquilano sarebbe stata teatro di un forte terremoto.
A tutti sembra chiaro che una affermazione del genere, accompagnata da altre sulla non relazione tra lo sciame sismico attivo da mesi e l'eventuale forte terremoto, non poteva essere alla base dell'emanazione di un provvedimento di evacuazione del capoluogo abruzzese (anche perché l'unico precedente del genere, avvenuto in Carfagnana nel 1985 terminò con la denuncia per procurato all'allarme dell'allora ministro per la protezione civile Giuseppe Zamberletti, dal momento che il terremoto, previsto su studi di carattere meramente statistici, non avvenne).
Basterebbe del resto pensare alla situazione della famosa faglia di Sant' Andrea, in California, uno dei luoghi più tristemente famosi per la violenza distruttiva dei terremoti che vi accadono e che attende da decenni l'arrivo del "Big One", il terremoto più forte e distruttivo di tutti, che non si sa quando, ma giorno ignoto arriverà. Aspettandolo non si può far altro che mettere in esecuzione tutti gli accorgimenti adatti per ridurne al minimo l'impatto, a meno che non si voglia decidere di abbandonare la California ed emigrare in posto più tranquillo.
Stessa decisione che dovrebbe essere presa all'Aquila, dove lo sciame sismico continua a scuotere la terra, a due anni dal terremoto, e dove, seguendo il ragionamento di alcuni, si dovrebbe procedere all'evacuazione della popolazione, più che a ricostruire la città.
Tutto dunque porta a pensare che non era possibile prevedere il terremoto che colpì l'Aquila la notte del 6 Aprile 2009, ma è possibile invece prevedere che la zona sarà un giorno, magari domani piuttosto che tra cento anni, da un altro forte terremoto, ma a questo punto sulla scientificità o meno delle previsioni sui fenomeni tellurici saranni i giudici a decidere, in un processo alla scienza che quasi ci riporta ai tempi di Galileo Galilei e dell'Inquisizione (qui però nessuno potrà dire che la terra non si muove).
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COMMENTI (1)
Inviato il 29 maggio a 02:27
Per la verità, subito dopo quel terremoto sarebbero già dovuti essere indagati per plurimo omicidio colposo. E' inutile che adesso trovano scuse di ogni genere. Loro hanno le mappe sismologiche ed erano stati avvisati e sapevano che in quelle zone dopo uno sciame sismico di quel tipo un forte terremoto era più che auspicabile. Ora vogliono il perdono di tutti i morti e i feriti causati. Io invece credo che ci voglia un atto di giustizia per non aver messo in atto la ragione della loro scienza e dei risultati geologici e di ricerche storiche di quella zona.