Attribution: Michele Ficara Manganelli.
Quanti Italiani si erano ormai abituati da tempo alla prescrizione per i reati commessi dai “signori” della politica? Oggi sembra proprio che sia stato finalmente abbattuto un tabù: “Prescrizione addio per il Processo Mediaset” che vede come imputato il Cavaliere, Silvio Berlusconi. La decisione è stata presa in via definitiva dal Presidente della Sezione feriale della Cassazione, Antonio Esposito, dopo essergli pervenuto il fascicolo relativo al caso Mediaset, in aggiunta ai tempi necessari per far riaprire il processo, pena la prescrizione dell’eventuale reato. Quanto si osserva, dunque, è l’applicazione della fatidica frase dei tribunali, ormai divenuta popolare ai più: “La legge è uguale per tutti”, “senza esclusione di nessuno” mi verrebbe da aggiungere. Il Presidente Antonio Esposito ha dunque fissato la data dell’udienza per la riapertura del processo al 30 luglio prossimo. Un’urgenza che pare sia stata sottolineata dalla stessa Corte d’Appello di Milano, la quale ha appunto segnalato l’eventualità – non troppo remota della prescrizione – visti i tempi piuttosto stretti. Si ricorda, pertanto, che i giudici di II grado avevano già condannato Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione, in aggiunta ad un’interdizione dai pubblici uffici per una durata di 5 anni, vista la frode fiscale, di cui si era riconosciuta la colpevolezza, relativamente al biennio 2002-2003.
Il fascicolo giunto nelle mani del Presidente Antonio Esposito, e pervenutogli dalla Corte d’Appello di Milano, riportava sulla copertina l’indicazione: “Prescrizione dal 1° agosto 2013 al giugno 2014”. Un appunto che fu apposto direttamente dalla Sezione spoglio della Sezione penale della Cassazione, presieduta da Saverio Mannino. Un rischio di prescrizione che ha messo immediatamente sul “chi va là” il mondo dell’informazione e la politica del Paese. Tra le fila del Partito delle Libertà la notizia ha portato un notevole sconquasso. Fra quanti si son sempre detti vicini al Cavaliere, quest’improvvisa accelerazione da parte della Cassazione lascia molto discutere e incute un certo timore, anche se qualcuno – tra le righe – afferma: “Dev’essere chiaro che non c’è alcuna volontà di perseguitare Silvio Berlusconi. Il rischio di prescrizione impone di fissare la prima udienza utile per scongiurarla. È la legge e deve valere per tutti”.
In data 30 luglio 2013 sarà allora esaminato il ricorso di Berlusconi, e contrariamente al previsto, non si darà seguito alla prescrizione. Chi giudicherà il Cavaliere sarà selezionato sulla base dell’anzianità di servizio e la disponibilità resa, nonché formulando una commissione composta da diverse sezioni. La Sezione feriale ogni anno è attiva dal 22 luglio al 15 settembre, e si occupa di trattare processi a rischio di prescrizione e le misure cautelari. A questo particolare contesto, il Presidente Esposito non è certo nuovo, poiché già nell’agosto 2011 scongiurò dalla prescrizione il processo a carico dell’ex ministro Aldo Brancher, che venne dunque condannato per ricettazione e appropriazione indebita. A far da relatore al Processo Mediaset vi sarà il giudice della Terza Sezione penale, Amedeo Franco, conosciuto negli ambienti per la sua indubbia correttezza e professionalità.
Come si evince dalla lettura del Corriere della Sera, sembrerebbe che il polverone alzato intorno alla possibile prescrizione del processo sia dovuto ad alcuni elementi ricollegati alla ex legge Cirielli, piuttosto discussa e controversa. In conclusione, se il fascicolo del Processo Mediaset non fosse stato inviato dalla Corte d’Appello di Milano all’attenzione del Presidente Antonio Esposito, il rischio di un’udienza in autunno si sarebbe rivelato particolarmente elevato, col rischio, dunque, di un eventuale appello-bis, nonché un ricalcolo generale della pena. Un processo, questo, che ha fatto notevolmente parlare di sé nel tempo, avendo nel suo storico l’appropriazione indebita di 276 milioni di dollari.
Il fatto di aver scongiurato la prescrizione in extremis porta per certo con sé un significato sociale non indifferente: ad essere processata non è soltanto più la gente comune, come spesso si sente commentare, ma anche quanti, nella “Stanza dei bottoni”, guardano dall’alto le sorti del Paese e manovrano quotidianamente la politica con una più o meno adeguata premura.
Articolo di Stefano Boscolo