- Ljubov' - mormorò in fretta. [...]
- Come Ljubov'? - le disse. - Voi qui risultate con un nome diverso.
- Vi chiedo qual è il vostro vero nome.
- Il nome di battesimo - suggerì il membro stizzoso.
- Prima mi chiamavano Katerina.
- Che attività esercitavate? - ripeté il presidente?
- Stavo in una casa - disse lei.
- In una casa di che genere? - severo, domandò il membro dagli occhiali.
- Lo sapete da voi, di che genere. [...]
- Riconoscete la vostra colpevolezza? [...]
- Io non ho nessunissima colpa - ardita e sicura, cominciò l'imputata. - Io in quella camera non ci sono neppure entrata... Quando c'è entrata questa sgualdrina, lei ha compiuto l'opera.
- Io vorrei sapere per quale motivo il Kartinkin invitava ad andare da lui esclusivamente la Maslova, e non altre ragazze - socchiudendo le palpebre, ma abozzando uno scaltro, mefistofelico sorriso, disse il sostituto procuratore. [...]
- Lui invitava chi gli pareva.
- L'imputata nega, dunque, che siano esistiti fra lei e il Karinkin rapporti intimi di qualsiasi specie? Benissimo. Non ho altre domande.
- Io non li ho contati; ho visto soltanto che erano tutti biglietti da cento.
- L'imputata ha visto i biglietti da cento: non ho altro da aggiungere.
- Bene, e in quanto all'anello, com'è finito in mano vostra? - domandò il presidente.
- L'anello è stato lui stesso a regalarmelo.
- Che cosa ho detto? Niente, ho detto. Quello che è stato, l'ho raccontato tutto, e altro non so. Voi fate un po' come vi pare. Io sono innocente, e basta.
(da L. Tolstoj, Resurrezione, 1899)