Tra filosofia e religione, Adriana Cavarero ha recentemente rilasciato un'esclusiva intervista su Avvenire, dove -tra le altre cose- esterna, da "laica e progressista" dichiarata, il proprio rispetto per la tradizione cristiana, l'esperienza religiosa e il sempre attuale messaggio Cristiano. La Cavarero, filosofa, docente di filosofia politica all'università di Verona, Visiting Professor presso la New York University, esperta di Platone e Hannah Arendt è una delle pensatrici italiane più apprezzate all'estero e non a caso rifugge l'etichetta di "atea", troppo facilmente assimilabile alla frangia anti-teista militante di personaggi di ben altro rilievo come Paolo Flores d'Arcais.
La filosofa, interrogata sull'attuale concezione e critica del messaggio cristiano replica: "Preso in quanto tale, come filosofa e come non credente, questo è un insieme di testi e anche di tradizioni interpretative, che trasmettono un messaggio estremamente umano. Se io leggo come filosofa i testi cristiani, trovo invece qualcosa di molto importante nell'attenzione per la fragilità umana e la vulnerabilità. [...] Ho sempre distinto molto la eterna - e intendo dire infinita - possibilità di leggere ancora i Vangeli e di interpretarli, e la validità della loro rappresentazione dell'umano non in termini violenti e guerrieri ma secondo la visione della vulnerabilità e dell'apertura all'altro. Ritengo che il cristianesimo possa sempre essere un testo fresco di nuovo e che si può continuamente interrogare. In questo senso non mi pare che il cristianesimo invecchi, o che sia sotto attacco, o che sia spazzato via".
La testimonianza della filosofa sposta la sua attenzione anche sull'ala più estrema della critica e del rifiuto del messaggio di Cristo affermando: "Diffido moltissimo di questi che lei chiama "attacchi al cristianesimo" e contro il messaggio di Cristo. Tutto questo, quando viene fatto non da specialisti, ma da dilettanti, che non sono teologi né filosofi, che non hanno una lettura attenta del testo, è solo un modo per entrare in polemica con l'oggetto più importante del pensiero, Dio. [...] Piuttosto, se devo fare una lettura critica del cristianesimo - nei suoi testi fondamentali: i Vangeli, sant'Agostino, san Tommaso e così via -, la faccio attraverso grandi studiosi, per esempio mediante Emmanuel Lévinas o Hannah Arendt". Poca considerazione, quindi per gli atei militanti attuali che fanno una magra figura.
E con un giudizio su Papa Benedetto XVI conclude: "Dico la verità: mi piace dal punto di vista intellettuale. È una persona con una buonissima formazione, un uomo molto "filosofico" e davvero colto, conosce in profondità la storia del pensiero. Sento molta affinità con un tipo di studioso del genere. [...] Provo una simpatia immediata verso i suoi lavori perché sento un alfabeto comune, come uno che si occupa di musica e sente molta familiarità come musicista".
Nicola Z.