Venerdì 29 novembre Dario Argento ha introdotto la proiezione della sua opera più celebre, Profondo Rosso, nella sezione Festa Mobile del TFF 32.
"I miei film non mi fanno paura, li ho fatti io."Così ha esordito il regista durante la presentazione della versione restaurata - a cura del laboratorio L'Immagine Ritrovata - del capolavoro cult del 1975. Ma il genio dell'horror e del thriller italiano ha subito ritrattato, dichiarando che "sì, c'è sempre un momento in cui il mio film mi spaventa: quando, da solo, inizio a pensare la storia, prima ancora di scriverla, e mi trovo davanti alla pagina bianca, nella mia mente si creano immagini inquietanti che arrivano quasi a prendere vita. Ho scritto Profondo Rosso in una villa abbandonata. Iniziavo di mattina e me ne andavo all'imbrunire, perché a quel punto me la facevo davvero sotto! "
Profondo Rosso è ambientato a Roma, città natale di Dario Argento, ma, come ha dichiarato il regista stesso, è dedicato a Torino, città in cui è stato in gran parte girato. Effettivamente, tutte le location più significative e riconoscibili del film sono torinesi e rispecchiano diversi e fondamentali periodi architettonici del capoluogo piemontese. Dall'interno puramente barocco del teatro Carignano - dove il maestro del brivido ha anche girato una scena del film Non ho sonno, nel 2001 - a villa Scott, in perfetto stile Liberty italiano. Fa da cornice al film, e alle sue scene più cruente, la gelida architettura razionalista di piazza CLN, che ogni torinese inizia a percorrere con una certa fretta dopo aver visto Profondo Rosso.
Il regista romano ha poi ricordato il ruolo di primo piano svolto dalla musica nel tenere sempre viva la tensione, compito non così semplice e scontato se si considera che Profondo Rosso dura più di due ore. Un gruppo rock-progressive romano, semisconosciuto nei primi anni '70, ha dato vita ad una colonna sonora indimenticabile, a partire dal tema principale del film: i Goblin. Dopo il successo di Profondo Rosso, i Goblin hanno continuato a collaborare con Dario Argento ( Suspiria, Non ho sonno) e hanno iniziato a lavorare alle colonne sonore dei film ( Wampyr, Zombi) di un altro genio del brivido, George A. Romero, padre dello zombie movie.
Tra le pagine di Paura - l'autobiografia di Dario Argento pubblicata poche settimane fa per Einaudi - dedicate alla realizzazione di Profondo Rosso, il regista racconta le vicende che lo hanno portato a scegliere i due attori protagonisti, David Hemmings e Daria Nicolodi - nei panni, rispettivamente, del pianista jazz Marc Daly e della giornalista Gianna Brezzi. Hemmings era divenuto una vera e propria icona, grazie alla sua interpretazione in Blow-Up di Michelangelo Antonioni, ed era inoltre un eccellente pianista, perfetto per la parte. Tuttavia, quando Dario Argento lo incontrò per la prima volta, lo trovò ingrassato, troppo sovrappeso per il ruolo che avrebbe dovuto interpretare. Argento racconta che, pur non avendo fatto commenti, Hemmings dovette percepire del disappunto da parte del regista, tanto da rassicurarlo con queste parole: "Tranquillo, dammi un paio di settimane e torno in forma". E così fece. Il modo in cui ricorda, invece, l'incontro con Daria Nicolodi è diretto, sincero, quasi toccante: "l'avevo già vista e apprezzata in La proprietà non è più un furto di Elio Petri, ma quando la conobbi scoprii anche che era molto bella, intelligente, vivace. [...] non so se me ne innamorai prima di scritturarla, o viceversa, sta di fatto che quel giorno Daria Nicolodi - il suo nome di battesimo parlava da solo - entrò nella mia vita".
Sarebbe inutile - e dannoso, per chi non l'avesse ancora visto- enumerare qui le geniali trovate, di regia e di trama, che costellano il film. Basterà dire che il restauro di Profondo Rosso è stato effettuato anche nell'ottica, da parte della Cineteca Nazionale, di un ritorno nelle sale cinematografiche nel 2015, per i 40 anni del film. Un ottimo modo per festeggiarli.