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programmi e governi

Creato il 26 luglio 2012 da Francosenia

cnt

Lettera Aperta alla C.N.T.

Abbiamo letto con più sorpresa che interesse il programma minimo della CNT "per la realizzazione di una vera politica di guerra". La lettura del programma ha sollevato tutta una serie di domande e problemi, alcuni dei quali dovrebbero essere posti alla vostra attenzione.
Certamente, nessuno di noi era così ingenuo da credere che una guerra potesse essere condotta con risoluzioni e teorie antimilitariste. Molti di noi credevano, assai prima del 19 luglio (1936), che la propaganda antimilitarista, così cara ai nostri compagni olandesi dell'Anti-militarist Bureau e che ha avuto, in passato, un eco comprensivo sulle colonne dei vostri giornali, in Spagna, fosse in contraddizione con l'organizzazione della rivoluzione.
Molti di noi sapevano che i putsch, tanto cari ai nostri compagni spagnoli, come quelli dell'8 dicembre e del gennaio del 1934, erano assai lontani dal poter aiutare questa organizzazione della rivoluzione, essi aiutavano piuttosto a disorganizzarla.
Il 19 luglio ci ha aperto gli occhi. Ci ha fatto capire l'errore che avevate commesso in passato, quando, durante un periodo rivoluzionario, avete SERIAMENTE trascurato di organizzare i quadri necessari alla lotta che sapevate sarebbe stata inevitabile, il giorno della resa dei conti. Eppure, oggi state chiudendo i vostri occhi su un altro fatto importante. Sembra che pensiate che una guerra civile causata dalla circostanza di un putsch fascista non debba necessariamente obbligare ad esaminare e ad alterare il carattere di tale guerra civile.
Un programma "minimo" non è qualcosa che ci allarmi; ma un particolare programma minimo (come lo è il vostro) non può avere alcun valore, a meno che esso non crei le opportunità per la preparazione di un programma massimo.
Ma, la vostra vera politica di guerra", dopo tutto, è solo un programma per entrare nel Consiglio dei Ministri (governo); vi comportate meramente come un partito politico desideroso di partecipare al governo esistente; esponendo le vostre condizioni per la partecipazione, e tali condizioni sono di carattere così burocratico dall'essere assai lontane dal poter minimamente indebolire il regime capitalista borghese, ed al contrario esse tendono a rafforzare il capitalismo e a renderlo stabile.
La parte sorprendente del vostro programma è che non lo considerate come un mezzo per l'attuazione di alcuni obiettivi ben definiti, ma considerate il programma di una "vera politica di guerra" come un fine in sé stesso. E' questo il pericolo principale nel vostro programma. Esso presuppone una partecipazione permanente al governo - non meramente circostanziale - la quale si estenderebbe per un certo numeri di anni, anche se la guerra stessa, con la sue brutali, quotidiane manifestazioni, dovesse nel frattempo cessare. Un monopolio del Commercio con l'Estero (i comunisti vi hanno sussurrato questo?), la politica doganale, nuove leggi, un nuovo codice penale, - tutte cose che richiedono un lungo periodo di tempo. Per poter realizzare questi compiti, il vostro programma propone una collaborazione molto stretta su tutti i campi con la borghesia (il blocco repubblicano) e con i comunisti (il blocco marxista). mentre quasi allo stesso tempo, nel vostro appello del 14 giugno, dichiarate che siete sicuri di trionfare non solo su Franco, ma anche sulla borghesia stupidamente retrograda (il blocco repubblicano) e sui politici disonesti e imbroglioni (blocco marxista).
Vedete, quindi, che anche il vostro programma minimo è irto di flagranti contraddizioni; la sua realizzazione dipende dall'aiuto di molti settori contri i quali il programma è rivolto. Anche la libertà con la quale enunciate questi due programmi che si escludono a vicenda: collaborazione con la borghesia e "il marxismo", da una parte, e lotta fino alla fine contro la stessa borghesia e lo stesso "marxismo", dall'altra, dimostra come il programma minimo sia l'obiettivo, e la vostra dichiarazione del 14 giugno sia pura verbosità. Ci sarebbe piaciuto vedere le cose nel modo opposto.
Il problema della ricostruzione economica della Spagna non fa parte del vostro programma. Tuttavia, non vi aiuta ignorare che una guerra civile, come quella che state attraversando, non coinvolge il popolo, a meno che le vittorie sui vari fronti non assicurino allo stesso tempo le vittorie del popolo nelle retrovie.
E' vero - e molti di noi fuori dalla Spagna lo sapevano già da prima del 19 luglio - la Rivoluzione Sociale non si ottiene in 24 ore, ed un regime libertario non può essere eretto ruotando il palmo della mano. Nondimeno, né la CNT né la FAI si sono curate in nessun modo dell'organizzazione pre-rivoluzionaria e di preparare per tempo l'impianto per la ricostruzione sociale ed economica. Noi affermiamo che c'è un ponte d attraversare, dalla caduta del vecchio regime alla costruzione di un nuovo regime sulle ceneri di quello vecchio. Il ponte è costellato del maggior numero possibile di trappole e trabocchetti pericolosi, tanto più il nuovo regime differisce da quello vecchio. Ed è stato proprio questo periodo di transizione che avete frainteso in passato e che continuate a fraintendere oggi. Perché se aveste riconosciuto che la ricostruzione sociale ed economica su basi libertarie è la condizione indispensabile per la vittoria sul fascismo, avreste elaborato (tenendo in mente l'obiettivo da raggiungere) un programma rivoluzionario minimo che avrebbe dato al proletariato urbano e rurale della Spagna la volontà e l'entusiasmo necessari per continuare la guerra fino alla sua conclusione logica.
Ma avete fallito a mettere insieme un tale programma. Le poche timide allusioni contenute nel vostro "programma di guerra" sono assai distanti dall'avere un carattere rivoluzionario: l'elaborazione di un piano di ricostruzione economica che possa essere accettato da tutti e tre i blocchi sarebbe solo un'ingenua illusione, se non fosse così pericoloso; la municipalizzazione della terra è un progetto contro-rivoluzionario, dal momento che legalizza qualcosa che una rivoluzione dovrebbe abolire, visto che le municipalità sono, dopo tutto, solo ingranaggi della ruota dello stato , finché esiste lo stato.
Naturalmente, l'elaborazione di un programma economico per il periodo di transizione presuppone un obiettivo finale. La CNT ritiene che il comunismo libertario si un'irraggiungibile "Utopia", da esporre in un museo?
Se continuate a pensare (come facevate prima del 19 luglio) che il comunismo libertario sia parte del programma della CNT è vostro dovere - lo era fin Luglio 1936 - elaborare il vostro programma economico di transizione, senza alcun riguardo per i blocchi borghese e marxista, che non possono non sabotare qualsiasi programma di ispirazione e tendenza libertaria.
Sicuramente, tale programma vi metterà in conflitto con quei blocchi, ma dall'altra parte, si unirà a voi la larga maggioranza dei lavoratori, che vuole solo una cosa, la vittoria della Rivoluzione. E' necessario, pertanto, dover scegliere fra queste due eventualità.
Tale programma, naturalmente, renderà nullo il vostro "programma di guerra" che è solo l'espressione di un desiderio "sincero" per una collaborazione permanente a livello ministeriale. Ma questo proposito, questo vostro "programma di guerra" è diametralmente opposto alla tradizionale attitudine rivoluzionaria della CNT, tradizione che codesta organizzazione non ha ancora negato. E' pertanto necessario scegliere.
La CNT non dovrebbe permettere - come ha sfortunatamente fatto dal 19 luglio - l'accettazione delle tattiche di una "linea di minor resistenza", la quale non può che portare ad una lenta, ma sicura liquidazione della rivoluzione libertaria.
La politica di collaborazione ministeriale ha certamente spinto indietro il programma di economia rivoluzionaria. Siete sulla strada sbagliata e potete vederlo da voi.
Non credete che dovreste smettere di percorrere questa strada, che porta alla rovina certa?

Alexander Schapiro

Da: One Big Union, Agosto 1937 -


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