Magazine Cinema
(Fruitvale Station)
di Ryan Coogler (Usa, 2013)
con Michael B. Jordan, Melonie Diaz, Kevin Durand, Chad Murray, Octavia Spencer
durata: 85 min.
★★★☆☆
Capodanno 2009. Oscar Grant, un ragazzo nero appena ventenne viene ucciso da un poliziotto alle prime luci dell'alba. Stava rientrando a casa in treno da San Francisco, dove aveva appena trascorso la notte di S.Silvestro. Alla stazione di Fruitvale una pattuglia della polizia ferroviaria ferma diverse persone per 'un normale controllo': molte di queste sono alticce (per usare un eufemismo) a causa dei bagordi di poche ore prima, ed è scontato che voli qualche parolina di troppo. Meno scontato, invece, che uno degli sbirri vuoti il caricatore verso il ragazzo disarmato e già in manette. Le autorità californiane cercano di insabbiare tutto, peccato che svariati telefonini abbiano già ripreso la scena...
Nell'America dell'era Obama, dove un film sulla schiavitù vince a mani basse l'oscar e dove gli attori neri sono sempre più potenti a Hollywood (pensiamo a Denzel Washington, Will Smith, Forest Whitaker, Halle Berry...) ormai non ci si stupisce più che storie come questa escano al cinema. Magari una ventina d'anni fa avrebbero suscitato scalpore e indignazione, oggi sono diventate quasi un genere cinematografico. Il problema semmai è un altro: se Hollywood ha da tempo 'sdoganato' gli attori afroamericani, non altrettanto si può dire della gente comune che continua ancora oggi ad essere oggetto di pesanti discriminazioni razziali.
Questo per dire che Prossima fermata: Fruitvale Station non è certo una pellicola sconvolgente e originalissima. Però bisogna ammettere che, per essere un'opera prima di un regista appena 27enne (Ryan Coogler) e interpretata (benissimo) da un attore coetaneo (tale Michael B. Jordan, che da oggi non correrà più il rischio di essere scambiato per l'asso del basket) è fatta maledettamente bene, tanto di vincere il primo premio al Sundance Festival 2013. E c'è da scommettere che per i due giovanotti appena citati il futuro sarà più che radioso (non a caso Jordan è già stato scritturato dalla Marvel per interpretare la Torcia Umana nella prossima avventura dei Fantastici Quattro...)
Ma torniamo al film: che come si diceva sarà anche scontato ma è molto, molto efficace: il regista ci mostra tutta la cronaca di quello sciagurato 31 dicembre 2008 seguendo passo passo, con piglio documentaristico, l'ultimo giorno di vita di Oscar Grant, inframezzandolo con toccanti flashback finalizzati a farci conoscere meglio il personaggio: sono le solite istantanee di un'infanzia difficile e un presente che lo è ancora di più, fatto di soprusi, razzismo strisciante e rabbia repressa dettata da un sentimento di impotenza tipica dei ceti sociali più bassi. Oltre, ovviamente, alla giusta riflessione sugli abusi perpetrati dalle forze dell'ordine, tema del quale si parla sempre con diffidenza e riluttanza, quasi a voler sfidare un tabù. Cinema (forse) di genere, ma classico e sentito, che ha il pregio di andare dritto al sodo senza troppi fronzoli (la pellicola dura solo 85 minuti, ed è un gran bene). Per essere un debutto, non ci possiamo lamentare.
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