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Provocazione in forma d’apologo 184

Da Fabry2010

Esco con le braccia cariche per la periodica visita ai cassonetti della raccolta differenziata, a qualche isolato da casa.
Dopo aver introdotto la plastica nell’apposito oblò passo al vetro, in massima parte vuoti di birra, bottigliette da un terzo di vetro spesso e opaco. Sto per versare il contenuto del sacco nella campana quando una signora mi ferma chiedendomi: “Quelle boccette vanno giusto bene per metter via la salsa, invece di buttarle me le potrebbe dare?”
“Ma certo, signora” faccio appena in tempo a risponderle sfilando la bocca del sacco dall’oblò in cui l’avevo proprio allora introdotta, quando un tale che non avevamo notato si avvicina e in tono professionale snocciola: “Buon giorno signore. Sono un ispettore ecologico, ecco la tessera. Lei è in contravvenzione”.
“In contravvenzione? E quando mai?”
“Lei stava sottraendo del materiale destinato alla raccolta differenziata.”
“Come, sottraendo? In verità io lo stavo depositando, ma ho cambiato idea su richiesta della signora qui presente” rispondo accennando alla signora lì accanto che annuisce, peraltro debolmente, e se ne va.
“Appunto, lo stava depositando. In quel preciso istante il materiale è diventato di proprietà del Consorzio, e chiunque se ne appropri a sua volta, in qualsiasi modo e per qualunque ragione, commette un’azione illegale. Concili, le conviene. Altrimenti l’affare s’ingrossa e per lei son dolori.”
“Ripeto, si tratta di roba mia. I vuoti sono a perdere, li si acquista insieme alle bevande e nel rispetto della legge se ne fa ciò che si vuole. “Chi beve paga e i vuoti sono suoi”, se lo ricorda il proverbio?”
“No, lei si sbaglia, quel proverbio ora dice “Chi beve paga e continua a pagare”. Si aggiorni signore.”
“Insomma non ho tempo da perdere. Quanto mi costerebbe questo scherzo?”
“Non è uno scherzo e le costerà cento euro, salvo complicazioni. Con regolare ricevuta s’intende.”
“Ecco, proprio quella m’interessa. E va bene, ora le do i suoi cento euro.” E pescando dalla carta non ancora conferita estraggo una mazzetta di banconote-giocattolo, porgendogliene alcune.
“Ma queste sono false!”
“Non sono false, sono finte, comunque funzionano esattamente come le altre.”
“Lei mi sta prendendo per il bavero.”
“Non mi permetterei mai. Mio nipote, che ora è professore ordinario di Economia&Finanza, a suo tempo proprio con queste ha venduto e comprato centinaia di volte Parco della Vittoria, sempre con la massima soddisfazione sua e altrui.”
Il tale mi guarda dubbioso. Quando sembra che stia per accettare il campanello suona, facendomi sobbalzare. Lascio cadere le pagine della cronaca cittadina su cui mi ero addormentato e mi alzo dalla poltrona per andare a rispondere.
“Chi è?” chiedo attraverso il citofono.
“Devo notificarle una contravvenzione, signore. Per cortesia, può scendere?”



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