Le grandi manovre prima dell’apertura stagionale: pulizia e manutenzione. In questo periodo, nei bar o all’ufficio postale è facile imbattersi in persone con i pantaloni strappati e macchiati di vernice, giubbini troppo stretti e sbiaditi, scarpe impolverate con la suola crepata, mani incrostate di cemento e gesso. Molti di loro sono albergatori. Non ci credete? Fidatevi, è così.
Lungo le strade al mare una luce finalmente libera dalle opacità invernali e un silenzio placido regnano su tutto. Ogni movimento e ogni rumore è amplificato. Furgoni di idraulici, elettricisti, installatori di cartongesso e fornitori vari, dalle bibite al caffè, si incrociano ad ogni angolo e una cacofonia di carta vetrata, trapani, scope a vapore, lucidatrici e pompe ad aria compressa è il sottofondo di ogni giornata.
In genere si tratta di attività noiose e ripetitive. L’aspetto peggiore è che ti lasciano la possibilità di pensare e di provare ad immaginare come sarà la stagione imminente. Di questi tempi è come veder scorrere un film dell’ Espressionismo tedesco degli anni ’20 e ’30, cupezza e angoscia ovunque. E se qualcuno avesse anche preoccupazioni diverse, addio…. Quindi ogni scusa è buona per interrompere e concedersi una pausa, anche breve. Oppure per lasciarsi rapire dalle distrazioni più inutili.
Ricordo che l’anno scorso ho dovuto verniciare a nuovo tutte le ringhiere dei balconi della facciata principale. Mi ci è voluto un mese ma mi è parso molto di più…Sono rimasto appollaiato lassù, piegato sulle ginocchia, a sperare inutilmente che nella strada sottostante succedesse qualcosa che mi strappasse alla monotonia dei miei gesti. La cosa più divertente che sono riuscito a fare è cercare di captare le conversazioni delle persone laggiù in basso…ci fosse stato anche solo un argomento interessante!
Fino a questo momento ho provveduto a: lavare le tapparelle delle finestre, lucidare i ventilatori del soffitto, oliare le serrature delle porte, stringere le maniglie degli armadi, fissare i televisori alle mensole e collegarli alle prese, pulire gli scarichi delle docce (certe matasse di peli…), ritoccare le pareti di bianco, lavare le sedie della sala da pranzo, verniciare la parte inferiore della facciata e i vasi della terrazza all’ingresso, lavare le ampie vetrate. Proprio nel corso di quest’ultima fatica, stufo di veder la mia espressione affranta riflessa nel vetro, ho deciso di prendermi una pausa caffè di metà mattina.
Mentre attraversavo la strada per entrare nel bar si è sentito un gran botto. Mi sono bloccato guardandomi intorno, sembrava venire da molto vicino. Il cinese del negozio davanti si è alzato dalla sedia e, dopo avermi fissato per qualche secondo, ha scrutato la strada fino alla spiaggia ma non c’era nulla che potesse spiegare l’accaduto. Allora ho capito: il rumore veniva dal retro dello stabile che ospitava il negozio e mi sono diretto verso l’estremità dello stesso, da cui partiva un vialetto interno chiuso da un cancello automatizzato. Il cinese mi ha seguito e insieme abbiamo lanciato uno sguardo lungo il vialetto, fino al cortile sul retro: una vecchia Fiat Panda bianca era addossata con la parte posteriore al muro dell’edificio confinante che aveva ceduto verso l’interno, il paraurti si era sollevato e anche la carrozzeria della fiancata si era deformata. Le ruote posteriori si trovavano sopra l’aiuola che circondava il cortile cosicché la macchina era leggermente sollevata sul retrotreno. All’interno, un uomo anziano e massiccio era immobile al volante. Guardava davanti a sé come se stesse soppesando quanto era appena accaduto. Era uscito dal garage con un pò troppa foga.
“Ah XXX!” ha esclamato il cinese pronunciando malamente il cognome dell’ uomo nella macchina e, dal tono della voce, era come se pensasse: lasciamolo pure lì dove si trova. Si trattava del proprietario dello stabile e quindi anche del suo negozio e più di una volta mi era capitato di vederli discutere per questioni inerenti l’affitto (più che discussioni però si trattava di monologhi del cinese, che strepitava e si agitava davanti ad un interlocutore impassibile). Il cinese è tornato subito alla sua sedia e secondo me aveva dimenticato l’episodio prima ancora di posarvi sopra il suo magro sedere.
Io sono rimasto a guardare per qualche secondo ancora, chiedendomi se non fosse il caso di intervenire ma il vecchio signore sembrava star bene e stava trafficando con il cambio per spostare la macchina. Ho pensato che se si fosse accorto che lo guardavo si sarebbe imbarazzato più di quanto già non fosse e mi sono defilato.
Sono entrato nel bar per bere il mio caffè. Vi ho trovato il postino che ha voluto offrirmelo. E’ da un pò che tutti vogliono offrirmi il caffè. Devo iniziare a ricambiare.
Dopo aver vuotato la tazzina e sfogliato la cronaca locale sono tornato alla mia vetrata. Da dove mi trovavo potevo vedere benissimo il vialetto e il cortile della casa di fronte e…il vecchio era ancora dentro la Panda! Era arrivata la nipote, una ragazza di poco più di vent’anni, che stava cercando di aprire la portiera, senza riuscirci. Evidentemente si era incastrata a causa dell’urto. A quel punto ho lasciato i miei attrezzi e sono andato al cancello domandando se servisse una mano…in effetti serviva. La ragazza mi ha aperto il cancello e ho percorso il vialetto fino alla macchina. Il vecchio era quasi disteso sul sedile. Forse nel tentativo di cavarsi in qualche maniera dagli impicci aveva azionato la leva dello schienale che si era ribaltato all’indietro. Il finestrino era abbassato e l’abitacolo si era riscaldato a causa del sole. Ho provato ad aprire lo sportello ma senza riuscirci. Era bloccato. L’unica alternativa era farlo uscire dal lato del passeggero ma la macchina, addossata alla siepe della parete di fondo, doveva essere spostata per permettere l’apertura dello sportello. Ho chiesto all’ uomo di mettere il cambio in folle e ho iniziato a spingere la macchina da dietro, mentre la ragazza spingeva davanti, appoggiata al montante dello sportello. La Panda è scesa dall’aiuola arrivando nel centro del cortile. Allora ho aperto lo sportello dal lato del passeggero e ho invitato l’anziano signore ad uscire da quella parte: più facile a dirsi che a farsi. Il vecchio sembrava affaticato, a disagio, e si muoveva molto lentamente. Mi sembrava anche un pò pallido in viso e ho iniziato a temere che potesse sentirsi male. Mi sono sporto dentro l’abitacolo e gli ho offerto le braccia come sostegno. C’era un odore bruciato (di sicuro la frizione) e di urina che saliva con il calore e mi sono chiesto se venisse dall’uomo o dai sedili…ho pregato che non se la fosse fatta addosso, mi pareva già abbastanza a disagio e probabilmente stava pensando che non l’avrebbero più fatto guidare…non era il caso di aggravare la situazione! Ad ogni modo, una veloce occhiata ai suoi pantaloni mi ha confortato sul fatto che non fosse accaduto nulla di irreparabile.
Si era aggrappato alle mie braccia ma in modo piuttosto blando. lo schienale ribaltato non gli consentiva di darsi la spinta necessaria e faceva fatica anche a sollevare le gambe. Gli ho preso i piedi spostandoli al di sopra della leva del cambio. Era pesante e non riuscivo a tirarlo verso di me senza che lui si aiutasse da solo. Ho iniziato a sudare. Sul cruscotto, inserita in una di quelle cornici con la base prensile, c’era una foto della moglie mancata qualche anno fa. Assisteva sorridente all’operazione di recupero del marito.
Tirandolo per le braccia e spostandolo per i piedi, con la nipote che seguiva tutto in silenzio, lo portavo poco a poco fuori dalla macchina; cercavo di incoraggiarlo e di sdrammatizzare parlando con tono gaio mentre lui biascicava parole di ringraziamento. Non mi preoccupava quanto tempo ci sarebbe voluto, pregavo solo che non gli venisse un malore perchè visto così vicino mi è sembrato molto più anziano di quanto pensassi.
Alla fine tutto si è risolto per il meglio. Proprio quando sono riuscito a farlo uscire all’aria aperta, è arrivato il figlio in bicicletta. Mi ha ringraziato per l’aiuto ma non era il caso. Mi sentivo in colpa per non essere intervenuto subito però questo non l’ho detto. Sono tornato alle mie pulizie, per quest’anno credo di poter finire senza ulteriori distrazioni…
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