Oggi ho seguito in rete, come molti di voi suppongo, la conclusione del processo farsa alle tre militanti punk Pussy Riot. La lettura della sentenza con le sue motivazioni è durata, per dire, quasi di più della pena inflitta alle tre ragazze, tanto che mi sono chiesto se anch’essa facesse parte della punizione. Tremendo. La sintesi poteva essere riassunta in un sintetico e comprensibilissimo: vietato dissentire, vietato dissentire soprattutto se il soggetto del vostro dissenso è Putin (quello del lettone per essere precisi). Ma si sa che ai russi piacciono le cose lunghe, vedere alla voce letteratura ad esempio. Su twitter mi sono chiesto se Mosca era consapevole di essere in procinto di creare una di quelle icone dure a morire e spinose. La risposta è si, e lo si è visto nella condanna minore rispetto a quanto chiedeva l’accusa, e no, e lo si è visto proprio perché la condanna c’è stata. Poi i giornali hanno man mano annotato le mobilitazioni sia pregresse che fresche di giornata. Non tantissime nei numeri anche se parecchie star hanno preso le difese delle tre. Ad esser sincero mi aspettavo di più ma non stiamo parlando di Mandela. Infine il coro unanime di protesta dell’occidente, che però altro non ha potuto fare se non lanciare un j’accuse molto di facciata e molto retorico che tra qualche giorno sarà archiviato. In parte perché come si è visto nel caso Assange hanno ben poco da recriminare (la GB che minaccia blitz a cazzo in ambasciate rischiando di creare un precedente pessimo e gli Usa che se potessero metterebbero un cappio ad Assange senza dire nemmeno grazie), e in parte perché con l’inverno alle porte (vai alla voce risorse energetiche), e la crisi Iraniana in corso, dalla “madre” Russia prima o poi dovranno ripassare. Le Pussy Riot di certo oggi sono entrate nella storia come simboli. Per quanto tempo e se saranno confermate a icona dei diritti lo capiremo nelle prossime settimane da come si manifesterà la società civile sul tema, ma per il momento anche Putin ha fatto punto portando a casa un pareggio.
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