Articolo inviato al blog
di: Luciano Lago
La sensazione in queste ore è quella che il presidente Putin stia uscendo vincitore nel duro confronto a distanza con gli USA ed i suoi alleati europei nonché rispetto alle ingerenze turche e di quelle delle petromonarchie del golfo. Questa di Putin non è soltanto una vittoria della sua posizione di fermezza nei confronti delle pressioni fatte dal Dipartimento di Stato USA per imporre la soluzione americana al conflitto in Siria (che gli stessi americani hanno provocato) ma anche un importante successo della Russia di Putin nell’affermarsi sulla scena mondiale come difensore della non ingerenza, del rispetto del diritto internazionale e della sovranità dei paesi del Terzo Mondo.
Oggi lo ammette a denti stretti la stessa agenzia americana Reuters che afferma di aver constatato il predominio delle milizie Jaddiste sul terreno rispetto ad altre fazioni e l’affiliazione ad Al Quaeda di queste milizie.
http://www.reuters.com/article/2013/05/29/us-syria-crisis-violations-idUSBRE94S1AO20130529
Le forze ribelli,dove avevano conquistato terreno avevano creato un ambiente infernale con soprusi vessazioni della popolazione, imposizione dei dogmi islamici più retrogradi derivanti dalla fede salafita e wahabita (quella dell’Arabia Saudita), torture a donne e civili restii ad adattarsi, massacri e sequestri. Uno scenario tipo Irak anno 2000.
Tanto che la popolazione siriana vede ora con sollievo l’avanzata delle forze dell’Esercito nazionale Siriano.
Il presidente al Assad aveva rilasciato poche giorni fa un’intervista non a caso ad un importante quotidiano argentino “Clarin” (in Argentina vive una forte colonia siriana) nella quale aveva ricordato gli sforzi del suo governo di arrivare ad un dialogo con l’opposizione ma la difficoltà di individuare con chi doveva essere svolto questo dialogo ed il rifiuto di questa possibilità di dialogo da parte delle miriadi di formazioni dell’opposizione.
L’unico approdo al dialogo sembrerebbe ormai la prossima conferenza di Ginevra dove gli americani, con la loro solita arroganza imperialista, vorrebbero essere loro a dettare l’agenda impedendo all’Iran (paese confinante) di essere presente e definendo chi dovrebbe (secondo loro) rappresentare il popolo siriano. Tutto deve conciliarsi con la ossessiva richiesta dei paesi occidentali per un cambio di regime in Siria per il quale debbano essere le grandi potenze e non il popolo siriano a decidere.
Tuttavia mentre ancora di discute ed appaiono evidenti gli obiettivi strategici delle potenze occidentali, di Israele e dell’l’Arabia Saudita, la Russia, con mossa a sorpresa di Putin, procede ad inviare buona parte della sua flotta davanti alle coste siriane ed a fornire alla Siria i missili antinave con gittata di 300 Km. Oltre ai micidiali missili antiaerei S300, tutte armi destinate ad impedire un qualsiasi blocco aereo navale (no fly zone) da parte della Nato in Siria ed a mettere sull’avviso anche Israele.
Con questa mossa Putin impone il suo gioco di grande attore sullo scenario del Medio Oriente e manda un messaggio molto chiaro al Dipartimento di Stato ed alle cancellerie di Francia, Gran Bretagna ed Israele: la Russia si pone al fianco della Siria e non permetterà un’altra operazione tipo Libia.
D’altra parte appare chiaro che l’obiettivo degli USA e di Israele era quello di destabilizzare la Siria puntando sul rovesciamento di del regime di Assad e su una divisione del paese fra varie confessioni, facendo leva sulle rivalità tra sunniti, alawiti, wahabiti, sciiti, ortodossi e cristiani (questi ultimi destinati ad un genocidio). Il paradosso sta nel fatto che la Siria di al Assad era uno dei pochi regimi laici e tolleranti del Medio Oriente dove convivevano in pace tutte le confessioni. Questo sarà considerato nella Storia il vero crimine dell’Occidente: indifferenza verso le sofferenze della popolazione e volontà di incrementare la guerra con continuo invio di armi ai ribelli, in massima parte stranieri che si sono infiltrati in Siria.
Un crimine ed una vera “demenza” dei paesi europei che, contribuendo ad armare le milizie integraliste di Al Quaeda, non considerano gli effetti negativi che si estenderanno in tutto il M.O. per una eventuale destabilizzazione della Siria.
Non è da trascurare poi il fattore della prossima realizzazione del grande oleodotto che dall’Iran, passando per la Siria e poi dal Libano, dovrebbe portare il petrolio (russo e iraniano) verso l’Europa. A questo sembra sia interessata anche la Gazprom come investimento e distribuzione del greggio. Opera osteggiata dagli americani, dalla Turchia e dal Qatar che vorrebbero la realizzazione di un oleodotto che attraversi l’Asia, transiti dai paesi del Golfo, arrivando direttamente in Turchia per poi inviare il greggio verso l’Europa. Gli interessi sulla questione spiegano molte cose: la volontà della Russia e dell’Iran di non essere lasciati al margine di questa opera strategica e la fermezza di Putin nel difendere gli interessi strategici ed energetici della Russia. Interessi che sono coincidenti con quelli dell’Iran e della Siria.
Di tutto questo si dovrà parlare nella prossima conferenza di Ginevra, sperando che l’Occidente abbandoni l’ipocrisia della conclamata causa della “democrazia da difendere in Siria” e riveli la vera posta in gioco. Per la data della conferenza gli attori sullo scenario siriano cercheranno di arrivare in una posizione di vantaggio e, dagli ultimi avvenimenti, la mossa del cavallo l’ha fatto il sig. Putin, il personaggio che si appalesa come la “bestia nera” per gli interessi degli USA e di Israele.