Quando c’era Berlinguer

by Mattia Gariglio · 28 marzo 2014

Dal 27 marzo in sala un Berlinguer in salsa veltroniana.

Il racconto di una tra le più importanti figure politiche del secondo dopoguerra. Trent’anni di politica fatta con passione e dedizione. Un modo per riannodare i fili della memoria, per riflettere sull’eredità dell’esperienza di Berlinguer e su quegli anni cruciali di storia italiana.

Quando c’era Berlinguer i treni arrivavano in ritardo. Non è vero. Berlinguer non ha mai avuto il potere di decidere l’orario dei treni. Ci ha provato, arrivando a farsi votare da un italiano su tre, ma questo non bastò. Provò a trovare un accordo con Moro, leader della DC, gli avversari di sempre, ma il povero Aldo fu ammazzato prima di poter stringere qualsiasi patto. Provò a modernizzare il Partito Comunista, arrivando a irritare i vertici sovietici. Provò a fare tante cose, ma chi era Enrico Berlinguer? A questa domanda prova a rispondere, a trent’anni dalla morte, Walter Veltroni con il suo Quando c’era Berlinguer. Lo fa andando in giro a chiedere a giovani e meno giovani di rispondere all’annosa domanda. Ciò che ne risulta è un misto di comicità e tristezza infinita, e dimostra che i giovani non sanno nulla del passato, ma che anche i cinquantenni non scherzano.

Lo fa confezionando, attraverso interviste, immagini di repertorio e voci off, qualcosa che assomiglia più a un documentario commissionato dal defunto Partito Comunista più che un film dal reale valore documentaristico. Più un lavoro da dvd allegato con L’Unità che un prodotto da giugno in onda su Sky. Certo, era inutile aspettarsi l’oggettività e il tipo di ricostruzione che si può trovare su History Channel (ammesso che si possa parlare di oggettività quando si parla di un documentario), ma un po’ di autocensura non fa mai male.

Un’operazione, finanziata da Murdoch, che risulta superficiale, forzatamente di parte ma soprattutto confusa. Ci si lamenta dei ragazzetti che affollano i banchi delle nostre scuole superiori e si pretende che conoscano la storia degli ultimi quarant’anni, e poi quando si avrebbe l’occasione di creare un documento in grado, almeno in parte, di dirimere molti dei dubbi su chi fosse mai questo Berlinguer, si fa un’enorme buco nell’acqua, partendo dal presupposto che si sappia chi sono quei faccioni che appaiono sullo schermo per raccontarci “Le avventure di Enrico”. Io, che francamente penso di piazzarmi a metà tra chi sa tutto su quegli anni e chi pensa che Berlinguer fosse un rappresentate dell’estrema destra, ci ho capito ben poco. Sono uscito con una gran confusione su tutto ciò che è capitato tra il ’58 e l’82, e una gran voglia di leggermi un manuale di Storia Contemporanea. Se l’intento di Quando c’era Berlinguer è quello di farci correre tutti in libreria a comprare un libro di storia, devo fare i miei complimenti a Walter Veltroni.

La memoria, soprattutto quella collettiva, è qualcosa di delicato, che ha bisogno di un racconto per conservarsi, per essere. Quello di Veltroni sembra essere volutamente confuso, pieno di “Io” che affollano i discorsi di un Walter in formato voice over, probabilmente nel tentativo di appropriarsi di un ricordo di cui si è stati comparse nei momenti migliori e protagonisti in quelli peggiori.

PROVOCA IRRITAZIONI CUTANEE E/O SONNOLENZA.

Regia: Walter Veltroni – Italia. 2014 – Durata: 117 min.

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