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Quando gli amici ti sparano addosso. La Libia ci spara e poi si scusa

Creato il 14 settembre 2010 da Laperonza

gheddafi-23.jpgE’ davvero grave il fatto accaduto ieri al motopeschereccio Ariete che, in acque internazionali non perché così dichiarate dall’Italia ma per trattati internazionali appunto, è stato deliberatamente attaccato da una motovedetta italiana battente bandiera libica con a bordo militari della Guardia di Finanza italiana che lavorano, a quanto pare, per la Libia. E’ grave per molti motivi.

   Primo, è grave perché è un episodio di violenza gratuita, ingiustificata e ingiustificabile e, in quanto tale, è da condannare con forza.

   Secondo, è grave perché in acque internazionali ancora una volta avvengono fatti per mano libica che rendono il mestiere del pescare molto difficile e pericoloso per i cittadini italiani, siciliani, che ne vivono.

   Terzo, è grave perché si sbandierano quotidianamente i trattati di amicizia e collaborazione con “il popolo libico” e, a quanto pare, il “popolo libico” tanto amichevole non è.

   Quarto, è grave che a bordo della motovedetta che ha aperto il fuoco ci fossero militari italiani che: 1) non hanno evitato che ciò accedesse e 2) ancora non hanno spiegato come e perché questo sia accaduto (nel caso lo avessero fatto ancor più grave è che non lo si sappia).

   Quinto, è grave il modo in cui viene data l’informazione: il fatto è accaduto ieri e ancora oggi i telegiornali danno notizie frammentarie e volutamente vaghe; uno dei giornalisti fedeli alla linea, l’ex Lotta Continua Paolo Liguori, stamane nell’approfondimento radiofonico del TGCOM in onda su Radio 101, affermava che i colpi sono stati sparati in aria per intimidazione ma non spiegava come avessero fatto a ricadere e perforare lo scafo, e comunque il fido giornalista, a libro paga del premier, attaccava gli altri giornali rei di sparare a zero sull’amico libico perché “più facile e pittoresco”.

   Sesto, è gravissimo che il Ministro Maroni immagini “che abbiano scambiato il peschereccio per una nave con clandestini” come se sparare sui clandestini fosse cosa meno grave.

   Settimo, e gravissimo che il Ministro Frattini parli ora di “regole di ingaggio” senza porsi il problema delle stesse quando si parla di accordi per il controllo dell’immigrazione clandestina con i quali si affida questo compito delicato a gente evidentemente dal grilletto facile.

   Ora si aprono inchieste su inchieste tra le quali spicca quella della Procura di Agrigento per Tentato omicidio plurimo aggravato e danneggiamento di navi. C’è da chiedersi se si sarebbe ipotizzato lo stesso reato in caso al posto del peschereccio siciliano ci fosse stato un barcone di clandestini. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.

Luca Craia

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