Disegna l'acqua!
Manhattan, 2003. Ad una cena, sento una nonna di origine italiana raccontare con molta apprensione cosa stava succedendo a casa sua. La nipote non aveva superato il test di ingresso ad una scuola prestigiosa (retta sui 20.000$) e i familiari le avevano preso una tutor a casa per aiutarla e farle ripetere il test l’anno successivo (pagandola più della retta scolastica).
La cosa che mi sorprese era che si trattava di una scuola materna. E che la bambina era stata ‘bocciata’ perchè non era preparata… ad esempio, non aveva saputo cosa rispondere quando le avevano chiesto di disegnare l’acqua.
Me la immagino, quella bambina. Magari si era detta: “disegno la neve o la pioggia? la vasca da bagno o la doccia?” E i prof (o le tate??): “Troppo, bambina, ci metti troppo! Disegna l’acqua! E’ facile no?”
No. Non è detto. Dipende anche da quanto si è abituati ad interpretare le domande scolastiche e capire cosa vogliono i docenti (ne avevamo parlato anche qui). Ed ecco, la tutor a pagamento a cosa serviva.
Quella notte Boris Ivanovič non riuscì a dormire. Gli apparve l’irraggiungibile asilo dell’Upper East Side, con le sue classi allegre e luminose. Si figurò bambini di tre anni che, nei loro vestitini di Bonpoint, tagliavano e incollavano, e poi facevano una consolante merendina – una tazza di succo di frutta e forse un Goldfish o un Chocolate Graham. Se a Miša questo poteva essere negato, allora nella vita, nell’intera esistenza, non c’era niente che avesse un senso, niente.
Ma c’è un secondo esame e una seconda possibilità, solo che
per uno scherzo del destino, la mattina del secondo colloquio a Miša morì il pesciolino. Non c’era stata nessuna avvisaglia – nessuna malattia che avesse lasciato dei postumi. A dire il vero, il pesciolino, a cui era stato appena fatto un check-up completo, risultava in perfette condizioni di salute. Il bambino, ovviamente, era sconvolto. Era chiaro che al colloquio non avrebbe neanche toccato il Lego o il Lite Brite. Quando la maestra gli chiese quanti anni aveva, lui rispose secco: “Che te ne importa, secchio di lardo?” Fu scartato di nuovo.
Il racconto di W. Allen sull’asilo dell’Upper East Side descrive tante cose, tutte insieme. Usa un registro paradossale, ma, come conferma la mia esperienza diretta, non poi troppo. E dato che da noi, in Italia, si tende ad imitare gli States, ma arrivando in ritardo e senza aver imparato la lezione, questo racconto mi sembra che ci aiuti a fare una riflessione molto utile.
Non dirò di più, vi chiedo il vostro parere se avete 10 minuti di tempo per andare a leggerlo e tornare a dirmi cosa ne pensate: del racconto e di tutto ciò che vi suggerisce.
Il rifiuto, Woody Allen, Sagarana, 18 (link).
Il racconto è apparso su The New Yorker il 14 aprile 2003 (testo originale). La traduzione in italiano è di Federica e Stefania Merani.
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