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Quando il cronista del TG1 fa domande scomode su Battisti a Pisapia…

Creato il 11 giugno 2011 da Iljester

Quando il cronista del TG1 fa domande scomode su Battisti a Pisapia…

Se a Pisapia avessero domandato sul caso Ruby, probabilmente il giornalista che gli avesse fatto la domanda sarebbe stato candidato al Premio Pulitzer, e la platea adorante di Pisapia avrebbe osannato e innalzato il giornalista, autore della domanda, agli onori del giornalismo professionista, simbolo stesso della libertà di stampa in Italia. Simbolo dell’espressione più vera e democratica del nostro paese.
Ma il giornalista in questione ha fatto la domanda sbagliata alla persona sbagliata (in verità, la domanda giusta alla persona giusta). Ha chiesto a Pisapia – neo-sindaco di Milano: la perfezione incarnata nella politica – cosa ne pensasse sul caso Battisti. Bum! Mai avesse fatto una simile domanda! Apriti cielo! Deve essere sembrata una domanda pornografica o qualcosa di simile, perché i supporters del Sindaco hanno contestato violentemente il cronista inviato da Minzolini. Insomma, è stato come controllare sotto il tappetto se vi è sporcizia oppure no. Un affronto alla correttezza d’ufficio di Pisapia. Quando mai infatti si deve controllare sotto il bel tappeto persiano dell’uomo più buono di Milano? Quando mai lo si deve mettere in imbarazzo, chiedendogli di un fatto di cronaca nazionale che ha scosso l’intero paese? Lui è il sindaco di Milano. È di sinistra. Mica è la Moratti! Mica è Berlusconi! Mica è Decorato! Insomma, mica è qualcuno di destra o che si deve occupare di cose «spicciole» come il caso Battisti! E poi perché chiedergli dei guai delle persone che hanno lottato contro lo Stato «fascista» che ci governava negli anni ’70? Soprattutto, chiedergli un’opinione sull’eroe preferito dei radical chic italiani, francesi e ora pure brasiliani? Che Battisti abbia ammazzato un paio di persone è cosa di poco conto (del resto lo ha fatto per combattere contro il «fascismo» imperante negli anni di piombo, mica per compiere qualche rapina a mano armata). Per gli italiani è più importante sapere se Silvio ha fatto sesso con una minore che dimostra trent’anni. Quelle sono le vere domande che deve fare un giornalista. Mica domandare cosa ne pensa di un ex terrorista fuggito in Francia, e dalla Francia protetto, poi fuggito in Brasile e dal Brasile protetto in spregio ai trattati internazionali.
Ma credo che la colpa maggiore del cronista sia un’altra: essere alle dirette dipendenze del Minzo, odiato e vituperato dalla sinistra. Anzi, è probabile, visto che da quando il TG1 è gestito da lui, non è più un telegiornale ma un enorme spot a favore del Premier, anche quando fa domande scomode ai papaveri della sinistra e rivela notizie che negli altri TG e nei giornali di sinistra se fanno finta di non vedere, relegano alla pagina trentesima in un trafiletto. Chissà perché la stessa cosa il popolino di sinistra non la pensa del TG3 o di Annozero (dal quale Santoro ci ha graziati)… I misteri delle bilance starate.
Ma tornando a Pisapia (e ai politici come lui), credo che ci siano domande politicamente corrette che gli si possono fare e domande che invece non gli si possono fare: è una regola non scritta del giornalista politicamente corretto: perché è così che deve essere per gli esponenti della sinistra. Non bisogna urtarli nella loro sensibilità. Bisogna far finta di nulla e far loro domande sempre comode. Domande positive o che possano sempre metterli in buona luce. Guai a far loro domande scomode, negative, che possono rivelare al popolo in buona fede che forse anche quelli di sinistra non sono dei supereroi, ma semplicemente dei politici che giocano con la politica, che usano i bisogni della gente per scalare le vette del potere. Che poi, quando vi arrivano, fanno quel comodo che pare loro.
Negare o glissare questa verità è regime. Nel momento in cui la cronaca politica, l’indagine giornalistica, la caccia allo scoop possono essere indirizzati verso una parte politica e non l’altra, siamo sotto un regime. Nel momento in cui esiste un cordone informativo di sicurezza e una opinione pubblica di minoranza che demonizza l’informazione non omologata a sinistra (quella del TG1), siamo sotto un regime. Nel momento in cui si vuole contrabbandare il politico sinistro come il politico buono per antonomasia, corretto per definizione, incorruttibile per patrimonio genetico, interessato al benessere del popolo per dogma ideologico, siamo sotto un regime, perché porta l’informazione a non porsi domande e porta il popolo ad avere una visione scorretta della verità politica bipartisan, che se non è il diavolo a destra, non è nemmeno l’acqua santa a sinistra.

di Martino © 2011 Il Jester 


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