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Quando la cover "fa" il genere

Creato il 02 luglio 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Stefania Auci Cari lettori, Lasciate che vi racconti una storia. Un paio di mesi fa, la Giunti Y decise di riproporre alcuni dei grandi classici della letteratura in edizioni tarate su un pubblico young. La campagna di marketing partì in bomba: per Cime tempestose si puntò su una cover con una fanciulla sognante e vagamente gothic, per Il ritratto di Dorian Gary si scelse un fotogramma con il protagonista del film del 2009 e così via. Per Cuore di Tenebra, la scelta ricadde su un biondo Adone muscoloso e cosparso d’olio.

La rete, e soprattutto il mondo dei lit blog aggrottò le sopracciglia, urlò un sonoro “WTF?” e dopo una levata di scudi (basti ricordare il post ironico e sferzante di Malitia di Dusty pages in Wonderland e l’articolo di Loredana Lipperini su Repubblica), la Giunti fece una parziale marcia indietro e ripensò la propria strategia.

Quando cover Alcuni di voi avranno già letto di questa vicenda. In verità, la presenza del biondo tartarugato e figo sulla copertina del libro di Conrad era totalmente astrusa e fuori contesto rispetto al romanzo e urlava “sono una cover farlocca per attirare le ragazzine in crisi ormonale e me ne vanto.”

La vicenda delle cover Giunti Y è sintomatica di un atteggiamento generalizzato, ossia che le cover debbano indirizzare in termini di genere le letture dei giovanissimi.

Non uso giovanissimi a caso. Fatevi un giro nel reparto ragazzi di una grande libreria di catena: scorgerete Il ritratto di Dorian Gray e I fiori del male (sì, avete letto bene: Baudelaire, che sfoggia una cover decisamente Emo) nello scaffale a fianco di Geronimo Stilton e in pop up educazionali
Genderizzazione è un neologismo che sta ad indicare come le copertine vengano preparate per far sì che il lettore o la lettrice sappiano immediatamente che un libro appartiene alla narrativa femminile o maschile. Sin dalla più tenera età, troviamo negli scaffali della letteratura per bambini e ragazzi delle indicazioni sul genere. E se può servire ad aiutare e rafforzare il bambino nel riconoscimento di genere e dell’identità personale nei primissimi anni di vita, non si comprende più che ragione abbia seguire questa strada nel mercato degli young adult e più in generale della narrativa.

Quando cover Sul punto si potrebbe aprire un dibattito enorme. Spesso le cover sono la dimostrazione di ciò che è contenuto: per cui, una copertina romantica e ammiccante vedrà, nella maggioranza dei casi, una protagonista femminile che, per quanto sia forte e coraggiosa, soccomberà all’amore per l’eroe/protagonista di turno. Se questo è giustificabile in un romanzo storico – dove la posizione sociale delle donne rispecchia, o dovrebbe rispecchiare una visione misogina del potere e della società – questo assunto diventa scarsamente concepibile e condivisibile nel fantastico e nel fantasy in special modo. Oggi, molti romanzi YA appartengono al fantastico, o ne subiscono il fascino e le contaminazioni. Poiché il numero maggiore di lettori forti è dato dalle ragazze, spesso le cover sono indirizzate esplicitamente a loro. La conseguenza immediata è che i ragazzi tendono a non leggere o a leggere altro in quanto ritengono che i testi offerti dalle case editrici siano troppo “femminili”. Oggettivamente, al di là del fantasy puro, è difficile trovare volumi che siano in grado di rivolgersi a una platea indifferenziata e soprattutto, cover che non indirizzino gli acquirenti. Ma, mentre le ragazze sono in grado di superare simili obiezioni (basti pensare alle numerosissime fans di Martin con cover chiaramente neutre se non “maschili”), per i ragazzini questo appare come un ostacolo insormontabile. In una società in cui femminilità è sinonimo di sentimentalismo, la cover può fare davvero la differenza in un libro e per i suoi lettori, specie se si tratta di libri che trascendono il genere e che, forzosamente, vengono inseriti in un determinato filone (un po’ come Baudelaire accanto alle storie di Topazia).
“In the case of gendered covers, the cumulative effect is to suggest that books by or for women, no matter what their content, are more trivial, more fluffy and less significant than books by or for men.” 
[Nel caso delle cover genderizzate, l'effetto cumulativo è di suggerire che i libri scritti da o rivolti a donne, non importa quale sia il loro contenuto, siano più superficiali, più leggeri e meno importanti dei libri scritti da o rivolti a uomini.]
È scritto in un articolo on line del Guardian. Purtroppo, è difficile dar torto a quest’affermazione. Un libro di un autore con una copertina “maschia” ha maggior possibilità di essere preso sul serio e valutato con equilibrio a parità di argomento e approfondimento storico e psicologico rispetto al testo di un’Autrice. Un testo scritto da un uomo, con una cover priva di espliciti ammiccamenti al genere comporta automaticamente che il lettore/acquirente si concentri di più sul testo: apre il libro, legge la trama con maggior attenzione.

Non sono pregiudizi sessisti. È un dato di fatto. A riprova di ciò, è stato fatto un esperimento, chiamato Cover flip: sostituire una cover che ammicca alla consumatrice/consumatore con quella per il sesso opposto. (Link all’articolo originale) Il risultato è forte, tanto da indurre davvero il lettore a riflettere. L’ideatrice di questa sorta di inchiesta, che è anche una forma di protesta, Maureen Johnson ha reso noto che spesso i ragazzi le scrivono chiedendo che i suoi libri abbiano delle “non girlie covers” così da poterli leggere senza vergognarsi o subire le prese in giro degli amici. L’idea di fondo, non pronunciata apertamente ma che serpeggia in maniera sottile e insinuante è che le donne siano più facili da accontentare, che rappresentino una quota di mercato che si accontenta di poco, o peggio, di spazzatura. (Mondadori e The Vincent Boys: sounds familiar?)

Altresì, ci si è resi conto che sulle cover raramente appaiono esponenti delle minoranze: raramente troverete copertine con una ragazza afroamericana, o con un’asiatica. Le figure sono quasi sempre bianche, portatrici di modelli di bellezza che spesso poco hanno a che fare con la trama del testo.

Per concludere. Il vero nocciolo del problema è che nel momento in cui si considera il libro non più come veicolo culturale nella sua considerazione più ampia e si passa alla valutazione del bene/libro in quanto oggetto di valutazione economica, allora esso diviene oggetto di marketing e come tale, cover, advertisement e packaging sono esplicitamente indirizzati a chi il libro può permetterselo.

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