Abituati come siamo a considerarci i padroni assoluti del pianeta Terra su cui viviamo, spesso non ci accorgiamo di essere solo una delle numerose specie ospitate dalla natura. L’ambiente che ci circonda e del cui complesso ecosistema facciamo parte, ce lo sta ricordando in modo sempre più pressante. Il caso del batterio aerobico, gram-negativo denominato Xylella fastidiosa, che da mesi affligge le colture dell’olivo della Puglia, (provincia di Lecce) ne è un chiaro esempio. Il microrganismo in questione accanendosi su questa specie vegetale così preziosa sta mettendo seriamente in crisi l’economia agricola che vi ruota attorno. Sembrerebbe un moderno flagello della natura, ma in realtà, gli studiosi J.D. Janse e A. Obradovic nella loro ricerca pubblicata sul Journal of Plant Pathology del 2010 ci rivelano il contrario. Il batterio Xylella fastidiosa è stato descritto per la prima volta nel 1987 negli Stati Uniti, come agente patogeno della Vitis vinifera e della Prunus persica; nel 1993 è stato identificato in Brasile dove ha colpito la coltura del limone. Il batterio per poter infettare le piante ha bisogno di un vettore; il più comune è rappresentato dagli insetti appartenenti alla famiglia delle Cicadellidae. In essi l’agente patogeno persiste per un lungo periodo negli individui adulti ed ha modo di riprodursi nel primo tratto del loro apparato digerente. Il meccanismo d’azione del batterio tende a distruggere la parete cellulare vegetale, con l’obiettivo di colonizzare lo xilema della pianta attaccata. L’arrivo della specie Xylella fastidiosa in Europa è stato causato molto probabilmente dalla globalizzazione del commercio internazionale. Da un recente rapporto del servizio fitosanitario della regione Lazio si evince che il disseccamento rapido degli olivi riscontrato in Puglia nell’ottobre del 2013, risulterebbe legato anche alla presenza del batterio Xylella fastidiosa nei vasi xilematici delle piante infette. Inoltre, fino ad oggi non è stato ancora individuato il vettore causa dell’infezione batterica negli olivi. Appare chiaro, che i continui squilibri ambientali causati dall’intervento sconsiderato dell’uomo sull’ambiente non possono che favorire lo scoppio di analoghe epidemie batteriche a danno sia di specie vegetali che animali. Quanto appena affermato risulta comprovato dallo studio di Alexander Purcell et al. del dipartimento: “Environmental Science, Policy, and Management” della Università della California, Berkeley. Secondo il ricercatore americano la diffusione spaziale e temporale di Xylella fastidiosa dipende strettamente dalle condizioni ambientali. La natura non si ribella, ma si adatta: siamo noi a dover cambiare atteggiamento nei suoi confronti …
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