Quando le serie tv diventano una mania
Pubblicato da Antonella Albano Cari lettori,la mia estate è stata rischiarata da una lettura (in e-book) particolare e molto piacevole, che vi consiglio soprattutto se le serie televisive esercitano su di voi un qualche fascino. Potrebbe sempre essere l'inizio di una sana mania!
Chiara Poli infatti non ha semplicemente scritto un saggio sulle serie tv, sulla loro evoluzione, e sugli appassionati che le seguono: ha disegnato un ritratto in cui molti di noi, io sicuramente, possiamo comodamente riconoscerci; distinguere sorridendo fenomeni e manie, appunto, e lasciarci raccontare un mondo peculiare, motivato, in espansione e in continuo cambiamento. Le serie televisive, infatti, sono diventate non solo un fenomeno di culto, ma anche un serbatoio creativo dove si esprimono professionisti spesso eccezionali che creano storie complesse e interessanti. Chiara ci spiega perché le serie conquistano a tal punto e lo fa dai due punti di vista privilegiati di critica televisiva e di fan sfegatata. Ci racconta insomma un mondo che si evolve anche grazie all'interazione sempre più stretta fra le serie televisive (intese come case di produzione, registi, sceneggiatori, attori) e i fan, esigenti, avvertiti e connessi capillarmente attraverso il fenomeno massivo dei social network.
Titolo: Maniaci seriali: le serie tv e i loro fan Autrice: Chiara Poli Casa Editrice: Edizioni di Cineforum Collana: Cineforum ebook Dimensioni file: 1611 KB Pagine: 181 Prezzo: € 6,90 Data di uscita: 19 giugno 2012 Descrizione: Un percorso attraverso il mondo delle serie televisive e dei suoi fan, accompagnati da una guida d’eccezione, capace di parlare dell’argomento mescolando la passione più sfrenata alla competenza critica e tecnica di chi lo frequenta sul piano professionale ormai da diversi anni. Che cosa significa essere “maniaci seriali”, quali sono i fattori che portano a questa condizione; quali i comportamenti personali e collettivi che ne derivano. Ma anche a che punto è oggi la cultura della fiction televisiva in Italia: che differenza c’è fra chi la tratta con superficialità e invece chi la coltiva seriamente, come un vero oggetto di studio.RECENSIONI Uno degli obiettivi che ha guidato Chiara Poli nello scrivere questo libro è stato, sicuramente, anche confutare il giudizio che certi giornalisti hanno nutrito – e ancora nutrono – nei confronti dei “fan” delle serie televisive: “invasati che non avendo una vita vera si identificano con quella di un personaggio televisivo”. È, infatti, un ardore tutto professionale che la guida a rivendicare una serietà assolutamente necessaria nel trattare l'argomento da parte di tanti che parlano di serie televisive. Scrive infatti: “Passione e professionalità non sono inconciliabili, anzi: la loro unione consente di raggiungere livelli di professionalità più elevati rispetto a quelli di chi sente di “dover” vedere delle serie tv; o peggio ancora di “dover scrivere di serie tv” pensando di poter saltare l'onere di visionarle prima di scriverne”. Quello che però rende questo libro tanto piacevole è un altro obiettivo, che ha chiaramente dettato anche il metodo, e cioè parlare delle serie televisive da un punto di vista personale. Infatti la Poli ci racconta come ha cominciato e soprattutto perché si è appassionata. Ciò rende questo saggio non solo di agile lettura, ma anche interessante poiché mostra come si diventa critici televisivi, in questo periodo in cui la televisione si sta evolvendo significativamente. I requisiti di serietà, studio, umiltà e costanza possono trasformare la passione in una professione. Chiara Poli, infatti, si occupa dei contenuti dei siti ufficiali delle reti Fox italiane. Inquadrando «come» e «perché» si diventa non solo amanti, ma «maniaci» delle serie televisive, l'autrice indaga i meccanismi classici dell'identificazione e della proiezione nei personaggi, ma anche come questo si intrecci con la vita personale di ognuno, che ne viene arricchita e non dimidiata. Racconta di come i personaggi, le loro frasi, le musiche delle serie entrino e si intreccino con le fasi della nostra esistenza. In questo senso l'amore umano per le storie, sin dai tempi di Omero, trova nuovi mezzi tecnologici, ma non nuova sostanza. Una storia infatti, se decidiamo di farne parte, consente ai punti del mondo di collegarsi. Immedesimandoci nei personaggi noi allarghiamo le nostre «sapienze emotive». È come quando l'uomo primitivo getta un sasso e poi impara che può usare un bastone da lancio oppure un arco: la forza del suo braccio sarà aumentata. Così, con la giusta capacità di empatia, noi proviamo emozioni, viviamo situazioni che complicano e arricchiscono il nostro io. Come le reti neurali del nostro cervello, anche questi prolungamenti emotivi più si usano e più si allargano. Quando si spegne lo schermo o si chiude un libro, la virtualità non diminuisce l'esperienza. Fa certo meno male, perché non paghiamo le conseguenze degli imperativi di cacciare i vampiri, come Buffy, di uccidere i serial killer, come Dexter, di soffrire per amore come quasi tutti i personaggi, insomma; eppure, se non usiamo la tv solo come rumore di fondo, non ne siamo meno arricchiti.
Il mondo ha più colori e più sfumature se – immedesimandoci in un personaggio, o anche giudicandolo con la ragione e il nostro senso morale – allarghiamo noi stessi, aggrappandoci ad altre esistenze pur fittizie e ad altre situazioni. Forse non tutti vivono le storie così: occorre molta empatia. Ma è certo il caso dei «maniaci seriali». Si possono avere le proprie storie-fuga, le storie-maestro, i personaggi-specchio. Eppure è un fenomeno così antico che fa parte del nostro DNA. Il mondo è così vasto, quello fuori di noi, ma soprattutto quello dentro di noi, che abbiamo bisogno di prolunghe conoscitive. Le storie sono le navi e noi i viaggiatori. Se non ci affascinano è perché abbiamo paura dell'alto mare aperto e forse perché preferiamo la nostra piccola realtà. Insomma questo piacevolissimo e-book – così Chiara Poli ha voluto espressamente pubblicare il suo ultimo lavoro – per un verso offre una panoramica su come le serie televisive si siano significativamente evolute, divenendo un fenomeno culturale di alto profilo, grazie alla genialità dei creatori e alla bravura degli sceneggiatori americani, e offrendo agli attori la possibilità di performance notevoli che si giovano della lunga durata delle storie: la «serialità», appunto. E infatti l'importanza, il target variato di serie come Buffy The Vampire Slayer, Lost, The Walking Dead vengono da Chiara raccontati e analizzati, soprattutto nell'influsso che questi fenomeni mediatici hanno avuto sul pubblico, sull'audience e dunque sulla modalità di produzione e trasmissione delle serie.
Per un altro verso invece Maniaci seriali consente ad altri maniaci seriali come Chiara (e me) di riconoscersi nelle sue descrizioni e di tirare un sospiro di sollievo, grazie alla sensazione di far parte di una comunità folta e coesa. Infatti l'altro fenomeno che risalta in questo libro è quello della condivisione. Guardare telefilm può essere un gesto “comunitario”, perché godere insieme dei colpi di scena e delle avventure dei nostri eroi, parlarne, discuterne, litigarci anche, è parte della novità. Stare davanti alla televisione non è più un affare solo per famiglie – o per quella parte di famiglia che si trova d'accordo con il programma – ma può essere fatto con gli amici. Essi possono essere concretamente lì con noi ad appassionarsi, come sempre succede a casa di Chiara, oppure virtualmente presenti.
L'autrice racconta anche di come, negli USA prima che da noi, le comunità di fan possano costituire la differenza nelle decisioni dei network o anche degli sceneggiatori. Gli utenti sono attivi, si mettono insieme, pretendono cose. Soprattutto pretendono serietà dalle reti che mandano in onda le loro serie preferite: continuità e costanza nella messa in onda e precisione nella traduzione dei dialoghi. I fan, dunque, parlano, discutono e si confrontano, interpretano e costruiscono senso, usando Twitter, Facebook, Youtube e tutti i mezzi che consentono di comunicare e condividere la propria passione.
In conclusione, la doppia anima di maniaca seriale e critica televisiva consente a Chiara Poli di appassionarci alla lettura perché siamo condotti, dalla sua scrittura ironica e frizzante, a ripercorrere le tappe della sua passione e di come nasce la professionalità di un critico televisivo, anche attraverso i momenti della sua vita, collegata, come quella di alcuni di noi maniaci, alle serie televisive a filo doppio. Non è un saggio serioso, insomma, ma è un libro serio, allo stesso tempo, poiché indaga dall'interno un fenomeno estremamente interessante. L'AUTRICE: Chiara Poli nasce a Bergamo il 21 febbraio 1975. Giornalista, si è diplomata come sceneggiatrice/autrice tv presso la Civica Scuola di Cinema di Milano, e nel 2003 dopo la pubblicazione del suo primo libro (“Ammazzavampiri – La prima guida italiana al serial TV Buffy”, Ed. ETS – Edizioni di Cineforum) ha iniziato a scrivere di telefilm per “TV Sorrisi & Canzoni”, “Satellite” e “Telefilm Magazine”. Nel 2008 ha pubblicato “La vita è un telefilm” (Garzanti) insieme a Leo Damerini. Nel 2007 inizia a lavorare per Fox Channels Italy, diventando in seguito Direttore del Magazine di Foxtv.it, il magazine delle reti satellitari del gruppo FOX dedicato a serie e telefilm. Un impegno che continua a portare avanti anche oggi.