Caro Luca, non farlo…
La politica è come il calcio.
Questa analogia può apparire semplicistica, ma sotto molti aspetti la trovo adatta a descrivere le circostanze che si sono venute a creare nel nostro modo di intendere la vita pubblica del paese.
Ci sono due grandi squadre, che si contendono il campionato, ognuna con i suoi colori e le sue bandiere, ma sopratutto con i suoi campioni, perché è risaputo (specialmente da un interista) che per vincere una partita ci vogliono i campioni.
Poi ci sono gli arbitri, togati e non, che puntualmente mandano a casa qualche giocatore che ha fatto il gioco sporco, e per finire, il pubblico pagante, quello è proprio lo stesso!
Ovviamente tutto ciò avviene sul terreno di gioco, che è il nostro bel paese.
Capita, più spesso nel calcio a dire il vero, che uno dei campioni, per i più svariati motivi, che sia un infortunio dovuto al lancio dagli spalti di statuette del Duomo, o a qualche arbitro palesemente corrotto, con uno spiccato amore per il cartellino rosso, sia costretto ad essere sostituito.
Appena la palla va fuori, il pubblico si distrae un attimo, ed ecco che arriva l’annuncio: fuori Silvio Berlusconi, e dentro Luca Cordero di Montezemolo.
La partita riprende, Luca prende palla, si smarca dal sindacato, uno due con confindustria (di cui è stato presidente), eccolo che fa un passaggio filtrante al mondo della finanza, Passera lo riceve, titubante, è fermo a centro area, la Camusso lo incalza (ste donne che giocano a calcio poi), Passera si spaventa, da sinistra sta arrivando Fassina, retropassaggio a Casini, Casini è fermo al centro, non intende muoversi, e allora la palla ritorna a Luca, dribbling fulminante a Camusso (sempre lei), vede scattare Angeletti e Bonanni (sempre in coppia tipo i gemelli Derrick), si gira, sta per servirli, ma ecco che dalle retrovie riappare una vecchia gloria, non ha nemmeno fatto in tempo a togliersi le scarpe, e direttamente dalla panchina, corre verso l’area senza che nessuno lo marchi, è libero, Luca lo vede, traversone a spiovente (che lui è basso e di testa non ce la fa), Silvio smarcato davanti al portiere tira….Giorgione (portiere della nazionale) segue la palla con lo sguardo, è un tiro moscio e lento che si deposita sul fondo.
Nooooooo! Il pubblico in delirio per il calcio champagne giocato fino ad un minuto prima, ora fa piovere fischi per la squadra all’attacco, la difesa della sinistra ha tenuto, e il tridente d’attacco Vendola, Bersani, Di Pietro (di nuovo in sintonia dopo ritiro di Vasto), è pronto a colpire in un contropiede micidiale, Andreotti in panchina si dispera, mentre D’Alema incita i suoi ad una rapida stoccata.
Luca esce dal campo sconfitto, come nel calcio, lui sa che un campione azzoppato è un giocatore finito, al massimo potrà giocare nella Ternana….
La sera nei talk show di approfondimento c’è un cambiamento radicale, Floris conduce Novantesimo minuto e Santoro Controcampo, tutti e due si interrogano sul tema centrale della partita, il passaggio a Silvio.
Perché?
Perché passare la palla ad un giocatore vecchio e ormai spompato, invece di tentare un incursione solitaria, confondere gli avversari con il suo ciuffo svolazzante, infilarli con la velocità di una Ferrari, e segnare un gol che sarebbe stato ricordato per sempre?
A mezzo stampa la Gazzetta titolò “Luca te lo avevamo detto”.
E te lo sto dicendo adesso, non lo fare quel passaggio, piuttosto guardati intorno, si sa che per giocare bene a calcio bisogna avere visione di gioco, non vuoi scattare a sinistra, ok, ti capisco, la marcatura a zona da quelle parti rompe i coglioni, ma come insegna Maradona, se vedi uno spazio libero a destra, infilatici da solo, corri da solo.
E se proprio da solo non vuoi correre, passala a me, io tifo per te giuro, ho pure fatto un anno alla Luiss…uno solo, poi mi ero rotto le palle di mettere la giacca…
Ma ho cuore e polmoni, e soprattutto un briciolo di cervello.
No Luca, sto scherzando, non è che la tua squadra non mi piaccia, sono i colori che mi fregano, uno ai colori si affeziona, come al calcio, ed io, da buon interista, so perdere per 18 anni di fila, ma prima o poi ritorno e vinco tutto.