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Quando nasce la letteratura

Da Marcofre

Quello che sfugge, è che in una storia deve accadere qualcosa. Per questo si racconta: attorno al fuoco nella savana, o la sera a tavola, si usa la parola per raccontare che cosa è accaduto.

Se c’è un fatto che scatena il tutto, che per esempio conduce un personaggio da una condizione a un’altra, allora è possibile che ci sia una storia. Se non succede nulla, non si comprende per quale motivo si debba ascoltare. È un’ovvietà? Mica tanto.

Spesso prima di arrivare non dico a svelare il nucleo della storia, ma ad accendere il fuoco della curiosità, si riesce solo ad annoiare il lettore. Una storia non è interessante perché “contiene un mucchio di parole”. Ma perché contiene quelle essenziali.

Il buon Cormac McCarthy dice che la letteratura nasce quando c’è una tragedia, non la gioia. Questo appare agli occhi di molti come qualcosa di lugubre e menagramo, e di solito sono coloro che a una storia chiedono sempre e comunque intrattenimento.

Poi ci sono altri che pensano che sia proprio così, e ringalluzziti, scrivono storie dove non c’è altro che l’esposizione delle loro esperienze. Negative, c’è bisogno di ricordarlo?

Questi due gruppi sono entrambi dannosi. Il primo snatura la narrativa, la rende la stampella (o la tisana?) con la quale rafforzare le giornate.

Il secondo immagina la storia come un mezzo di trasporto che conduca l’autore da uno stato (di tristezza) all’altro (di consapevolezza). Non sarò certo io a scioglier l’incantesimo; se qualcuno vuol credere a queste cose, si accomodi pure.

Una storia o ha come motore un’azione drammatica, oppure non ha motore. Mi rendo conto che per qualcuno essere piantato dalla ragazza, o dal ragazzo, possa sembrare la faccenda più drammatica da quando ha scoperto che Babbo Natale è un’invenzione. Che significa allora?

Un’azione drammatica è fatta di ciccia: carne e sangue. Non sospiri, non emozioni, ma corpi umani flaccidi, che sudano, ruttano, scoreggiano. Se tutto questo vi urta, e un po’ vi scandalizza, significa che non siete pronti a scrivere qualcosa di valore.

Ma questa è la realtà con la quale un autore appena ambizioso ha a che fare, e se non si è pronti e disposti a renderla in maniera onesta ed efficace, è bene che costui o costei lasci perdere. L’ippica sa offrire delle soddisfazioni enormi.


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