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Quando Stalin finanziava la propaganda dell’ateismo scientifico

Creato il 19 novembre 2012 da Uccronline

Quando Stalin finanziava la propaganda dell’ateismo scientificoNel 2011 la scrittrice russa Ljudmila Ulitskaja, sceneggiatrice e genetista, ha tenuto una prolusione durante la serata inaugurale del 24° Salone Internazionale del Libro di Torino, descrivendo gli anni del potere sovietico ricordando l’elenco dei libri interdetti alla pubblicazione, nei quali configuravano tutti testi religiosi, specialmente la Bibbia.

Questo perché dal gennaio 1918 lo Stato divenne ufficialmente ateo, con la Costituzione sovietica del 1918 si iniziò a finanziare la propaganda anti-religiosa, le chiese che occupavano suolo pubblico vennero distrutte e le feste religiose vennero abolite, Natale e Pasqua compresi. Il dittatore Stalin stabilì, inoltre, che il condividere superstizioni religiose (processioni religiose, credere ai miracoli, ecc….) era punito con la prigione, o con la deportazione nei gulag (nel caso di reiterazione), o con la fucilazione se nei gulag il prigioniero opponeva resistenza.

Ne ha parlato anche la poetessa russa Ol’ga Aleksandrovna Sedakova, docente dal 1991 presso la Facoltà di Filologia dell’Università di Mosca: «ottenere un diploma, senza dare gli esami delle materie ideologiche, tra cui l’ateismo scientifico era impossibile».

In questi giorni è apparsa anche la testimonianza di Andrey Kuraev, nato a Mosca nel 1963 da genitori non credentiA scuola è divenuto direttore di un giornale scolastico chiamato“The Atheist” , ha poi scelto la carriera universitaria, ottenendo la laurea in Teoria e storia dell’ateismo scientifico” . Fu in questo periodo che «mi resi conto», ha raccontato Kuraev, «che nei libri di studio c’era moltissime speculazioni e una forte incompetenza. Nessuno degli insegnanti conosceva l’ebraico o il greco, ma questo non impediva loro di avanzare una critica scientifica della Bibbia. Rimasi molto deluso». 

Kuraev ha anche raccontato che «noi gli studenti, specializzandi in ateismo scientifico, venivamo contattati dal Comitato dei Giovani comunisti di Mosca per condurre una ricerca sociologica sulla religiosità dei giovani. Ci mandavano nelle chiesa di Mosca ogni domenica in osservazione, per poi  farci compilare dei questionari nei quali indicare il nome del sacerdote, il contenuto del suo sermone (specificando se era indirizzato ai giovani, se ha solo citato la Bibbia e i Padri della Chiesa o anche la stampa e la letteratura contemporanea). Dovevamo indicare anche il numero di parrocchiani e se avevamo riconosciuto dei giovani che conoscevamo».

A motivo di questo avvicinamento con gli ambienti ortodossi e grazie alla lettura di Dostoevskij, Kuraev decise in seguito di battezzarsi, ovviamente in clandestinità. Ha ricordato le bugie che doveva dire ai suoi genitori per frequentare la chiesa, fino a quando lo hanno scoperto. Dopo alcune resistenze suo padre gli ha sorprendentemente detto: «Sai, alla fine sono contento che battezzato … ora hai nelle tue mani la chiave di tutta la cultura europea». Quando Kuraev decise infine di entrare in seminario, al padre -che lavorava presso l’Accademia delle Scienze- venne  bloccato l’accesso a un importante lavoro per l’UNESCO.

Fortunatamente, come ha commentato la Sedakova, «il comunismo non è riuscito a cancellare Dio dal cuore delle singole persone. Anche se costoro sono stati costretti a diventare – se non dei martiri – almeno dei confessori della fede all’interno dello Stato ateo. Sul cuore umano, in fin dei conti, nessuno può vantare pieni poteri, nessun regime può se Dio lo chiama a sé».


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