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Quarta di copertina

Creato il 08 settembre 2011 da Lebarricate @gaetano_rizza

Quella che segue è la quarta di copertina del libro di Gaetano Rizza “La sinistra ce l’ha piccolo” distribuito, anche ordinandolo online, da laFeltrinelli.it.
Nella vetrina online si può vedere come chi ha comprato il libro ha comprato anche altri libri di altri Autori senza dubbio, e a ragione, molto più famosi, tra i quali Umberto Eco.
Il titolo “La sinistra ce l’ha piccolo” non deve portare a conclusioni affrettate sulla serietà e l’impegno con cui è stato scritto, e questo i lettori lo capiscono già dalle prime pagine:


M’interesso di politica, ma non dico cose di sinistra!
O meglio, considerato che tra le persone per bene continua a essere di moda il politically correct, sì, insomma, quelli che chiamano i ciechi “non vedenti” o anche “diversamente vedenti”, i neri “diversamente bianchi”, i disabili “diversamente abili”, etc, visto che “pare brutto” definirsi di destra, mi definisco un “diversamente di sinistra”.
Dopo un lavoro impegnato di anni sul Web ho deciso di pubblicare un libro con alcuni dei molti pensieri che ho scritto.
La preoccupazione maggiore nell’intraprendere questa impresa è stata quella di capire se il mio modo di scrivere fosse corretto, considerando che quando si scrive nel Web non lo si fa nello stesso modo in cui si svolge un componimento in classe, lo si fa di getto e spinti, spesso, dall’irritazione del momento per la notizia appena ascoltata al Tg. Il qual modo rende il pensiero più spontaneo, naturalmente, ma spesso si fanno errori voluti e non voluti e, anche, a volte, si è portati ad utilizzare le cosiddette “parole del gatto” per rendere di più una certa idea.
Così ho iniziato a rileggermi tutto quello che avevo scritto, scoprendo, con una certa sorpresa mista a una certa soddisfazione, come tutto quello che avevo scritto, seppur nella foga e nella fretta del momento, fosse già scritto come fosse un libro stampato.
Le “parole del gatto” (… che c’erano….) non le ho volute sostituire con espressioni più garbate.
Ne risulta un lavoro impegnato, a volte dai contenuti feroci, ma con una propensione ad una certa ironia dissacratoria.
Confrontando poi il mio modo di scrivere con il modo di scrivere di alcuni autori che vanno per la maggiore negli ultimi anni e sono osannati da critici, anche di sinistra, che paiono calarsi le brache davanti a loro, mi sono detto: “Posso fare la mia porca figura anch’io… Magari non sarò invitato nelle trasmissioni di Augias come il più grande scrittore vivente, ma non aspiro a tanto”.
Ed eccomi qui.
Non lapidatemi.

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