Roma come Amsterdam: anche la Città Eterna avrà il suo quartiere a luci rosse?
Il progetto – come annunciato qualche giorno fa – è quello di dare vita ad una zona in cui la prostituzione sia regolamentata. La sperimentazione, che nelle intenzioni dei promotori dovrebbe partire da aprile 2015, riguarderà alcune strade del quartiere Eur e il suo costo sarà di 5 mila euro al mese. L’obiettivo è quello di circoscrivere il fenomeno nelle zone individuate, evitando così situazioni di pratica diffusa e incontrollata. Saranno impegnati vigili urbani e operatori sociali per verificare lo stato di salute delle ragazze, evitando casi di abuso o di sfruttamento di minorenni. A difesa dell’iniziativa promossa dal minisindaco dell’Eur, Andrea Santoro, si è schierato il primo cittadino romano Ignazio Marino: “la prostituzione non sarà assolutamente tollerata nelle aree vicino le scuole e nei parchi frequentati dalle famiglie e i clienti che si intratterranno con le “lucciole” al di fuori delle zone autorizzate riceveranno a casa multe da 500 euro” Anche i presidenti di altri municipi romani, definendo “coraggioso” il progetto, preannunciano che potrebbero pensare a iniziative simili nei loro quartieri.
Come era prevedibile che accadesse nella capitale mondiale del cattolicesimo, non si è fatto attendere un NO secco da parte degli ambienti vaticani, che si sono scagliati contro quest’idea. In un editoriale pubblicato da Avvenire, quotidiano della Conferenza episcopale italiana, si è definita l’operazione “ipocrita e vergognosa, che serve solo a lavarsi la coscienza, ma che non permetterà di affrontare il dramma della prostituzione con il suo carico di schiavitù e degrado”. Reazioni contrastanti, invece, sono arrivate dal mondo politico. Dalla destra romana sono piovute bocciature sonore: per l’ex sindaco Gianni Alemanno (Fratelli d’Italia) si tratta della resa della giunta Marino alla prostituzione. Ancor più tranchant è stato il commento del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, per il quale l’idea è una “cazzata”, aggiungendo che a questo punto sarebbe “meglio cancellare la legge Merlin e riaprire le case chiuse”.
Ma problemi rilevanti potrebbero sorgere anche sul piano giuridico. Secondo il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, infatti “non ci sono riferimenti normativi che rendono possibile una simile iniziativa. Fare ciò che vorrebbe fare Marino senza un intervento del Governo o del Parlamento è un reato: è favoreggiamento della prostituzione“. Forti perplessità sono state esternate anche dall’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli: “In Italia la prostituzione è lecita ma è illecito favorirla e non c’è dubbio che in questo caso si organizzerebbe una sorta di mercato del sesso. Una problematica del genere – ha concluso Rutelli – non può essere affrontata con l’ordinanza isolata di un municipio”.
In alcuni paesi nord europei, dalla Germania all’Olanda, la prostituzione è stata, infatti, legalizzata e regolamentata nei suoi aspetti fiscali e igienico-sanitari con apposite discipline normative nazionali. In Italia manca una legge del genere dopo l’abolizione dei “bordelli” da parte della legge Merlin del 1958.
Sorge spontaneo domandarsi se questa ondata di polemiche e critiche porterà l’amministrazione comunale a desistere dal suo progetto. O se convincerà sindaco e presidenti di municipio capitolini del fatto che sia preferibile attendere una legge (non in cantiere, però, al momento) del Parlamento che regoli la professione più antica del mondo in maniera organica e uniforme su tutto il territorio nazionale.
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