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quasi come allora

Da Great

quasi come alloraKastella è un quartiere del Pireo in posizione panoramica sul mare e con diverse eleganti abitazioni in stile neoclassico, abbarbicate sulla collina Profitis Ilias, dove sorgeva l’akropolis del Pireo ai tempi di Temistocle e di cui ora non è rimasta traccia.
In questo quartiere verso la fine del ‘800, venivano a passare le vacanze alcuni ateniesi borghesi, e pure  la coppia reale (non era ancora stata costruita la residenza  di Tatoi),  per sfuggire al caldo soffocante di Atene. Dimoravano nel complesso di Ziller, architetto dalla Sassonia che acquisì la cittadinanza greca e progettò oltre 900 edifici ad Atene e dintorni. Il complesso era composto da 7 abitazioni, tutte in fila e ciascuna con una veranda verso il mare e una verso la collina.In una di queste case nell’ estate del 1879 sono stati ospitati dagli zii i figli della famiglia Benakis, che viveva stabilmente ad Alessandria d' Egitto. La vita quotidiana di quel periodo, in quella zona, ce la fa vivere  più tardi la allora piccola Penelope nel suo libro “trelantonis” cioè “il pazzerello Antonio”, riferendosi al suo fratello Antonis che con le sue marachelle procurava non pochi grattacapi agli adulti.Nella prima casa dimorava la coppia reale, nella seconda una signora russa che faceva parte della corte della regina, nella terza casa gli zii di cui era ospite la famiglia Benakis, nella quarta la famiglia Horn, di origine ebraica, e nelle altre cittadini ateniesi di cui si ignora il nome, ricorda Penelope.

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il complesso ziller

Tutti i giorni andavamo a passeggio con la tata inglese (i bambini erano obbligati in sua presenza a parlare esclusivamente in inglese), passavamo davanti alla casa del re che aveva dei cani grandi (il cane preferito del re era Don che ha pure morsicato Antonis). Dopo la casa reale giravamo e salivamo sulla collina allontanandosi dalla litoranea. Lì regnava la solitudine, sassi, boschi,  sedevamo e miravamo le barche che galleggiavano sul mare, alcune lontane, altre  vicino agli scogli di Kastella. Penelope ricorda: “che bella la libertà sulla collina di Kastella. Da nessuna parte non c’è una polvere più fine, rami più secchi e pronti a spezzarsi, più sassi, terra più ricca di tesori”.Una famosa figura dell’epoca era l’acquaiolo che distribuiva l’acqua in brocche di terracotta, legate a grappoli al suo asino. Girava scalzo, ma pare fosse ricco, tant’è che la domenica si vestiva con il frac e andava in giro ad Atene tutto azzimato. Lo raccontò in un incontro casuale a Penelope il re, cui l'acquaiolo stava molto antipatico.La famiglia Benakis  è stata esiliata dall’Egitto e si stabilì ad Atene. All’età di 21 anni Penelope sposò Stefano Delta, ed è con questo cognome che firmò i suoi libri. Si tolse la vita avvelenandosi il giorno in cui i tedeschi occuparono Atene (27 aprile 1941). Nella sua tomba c’è scritto “SILENZIO”.Il suo fratello Antonis è rimasto irrequieto anche da grande. Portò lo scoutismo ad Alessandria e dedicò agli scout quasi tutta la sua vita. Partecipò a diverse guerre e diventò vice ministro dell’economia del governo Venizelos. Regalò ad Atene uno dei suoi gioielli più preziosi. Il museo “Benakis”.Le info e la foto  le ho prese da questo blog dedicato al Pireo, che essendoci nata conosco bene. Il libro Trelantonis l’avevo letto da piccola ma non mi ricordo nulla se non il titolo, anche se  ora ho una gran voglia di rileggerlo!

quasi come allora


La ricetta di oggi viaggia sul filo della  memoria come questo raccontino del resto.Il peinirlì era il nostro regalo domenicale. Ogni domenica ci  spettava un peinirlì a testa che compravamo dal fornaio che se non ricordo male li faceva soltanto di domenica. La cucina di mia madre non conosceva il burro e nemmeno i formaggi, al netto della feta, se non in rarissime occasioni. E questa delizia che traboccava di burro e formaggio filante era paradisiaca…..Come forse si intuisce dal nome, non è una ricetta greca. E’ l’ennesima che arrivò in Grecia con il profughi dell’Asia Minore. Peinirlì da peinir che in turco è il formaggio. Per noi greci però peinirlì è una barchetta di pasta con dentro un ripieno. Per distinguere, tutt’al più, diciamo peinirlì con la carne, oppure con il prosciutto, uova ecc. ecc. ma in Turchia il nome varia secondo il ripieno, e oltre la forma della barchetta si fa anche tondo come la pizza.

Generalmente si prepara con la pasta del pane, ma ci sono anche versioni arricchite; alcuni mettono il burro, le uova, il latte. Io normalmente lo faccio con la pasta del pane arricchita con dell’olio evo. Questa volta invece ho fatto una variazione e ho usato esclusivamente del latte come liquido.Facciamo quindi intiepidire leggermente 150 grammi di latte. Sciogliamo  8 grammi di lievito di birra fresco nella metà del latte. In una ciotola setacciamo 200 grammi di  farina. Versiamo il lievito nella farina, mescoliamo bene e versiamo il resto del latte. Aggiungiamo un pizzico di sale, un cucchiaio di olio evo e lavoriamo l’impasto per una decina di minuti. Se è troppo appiccicoso infariniamo le mani e continuiamo a lavorare.Formiamo un palla e lasciamo lievitare per un’ora. Trascorsa l’ora prendiamo l’impasto lo lavoriamo velocemente e lo apriamo con il mattarello a rettangolo nello spessore di un cm. Ricaviamo dei rettangoli nella misura che desideriamo, ma sempre a rettangolo  e gli diamo la forma di una barchetta unendo gli angoli ai lati più piccoli. Solleviamo poi i lembi, dandogli la tipica forma.Spennelliamo con del burro sciolto il fondo e i lati esterni e interni della nostra barchetta. Riempiamo con quello che vogliamo. Io qui ho usato del gorgonzola e taleggio. Volendo, aggiungiamo del prosciutto, uova, se vogliamo farlo all’italiana mettiamo mozzarella e pomodoro, insomma, fate conto che sia una sorta di pizza quindi a fantasia…..Inforniamo e cuociamo per una ventina di minuti a 180 gradi. La mia madeleine è questa!!!!
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