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Quei fischi a bonanni, parliamone

Creato il 09 settembre 2010 da Speradisole

Se un gruppo di persone fischia un sindacalista, pare che non siamo più in democrazia. Se un gruppo di persone fischia un rappresentante dello Stato, sia pure con alta carica, pare che non siamo più in democrazia e che si aprano le cateratte del terrorismo e del catastrofismo nel paese.

Dunque fischiare Schifani, non si può perché è la seconda carica dello Stato, ma se questa persona,  è un mafioso, quale mezzo possiede la gente comune, se non la dimostrazione di dissenso col fischio,  per dirgli che se ne vada a casa, perché non è degno di rivestire tale carica?

Se un sindacalista come Bonanni, sta in combutta con i padroni e non tutela i lavoratori, quale altro mezzo si possiede  per dirglielo forte, se non il fischio di piazza?

Forse  la festa di un partito come il PD, non è il posto migliore, coinvolgere un partito che non ha promosso alcuna manifestazione, non è corretto, ma da qualche parte uno senza nome, come un operaio sfigato, deve pur farsi sentire, una piazza ed un palco lo deve pure trovare. Se lo trova nella festa del PD, sarebbe l’occasione, per il PD stesso, di capire il perchè del dissenso che si sta formando, per la mancanza di politica del governo.

 Chi  ha manifestato contro Bonanni lo ha fatto perchè sa bene che cosa sta facendo quel sindacato al lavoratori.

L’ultima in ordine di tempo. Il presidente di Federmeccanica, Pier Luigi Ceccardi, ha presentato come un fatto “tecnico” l’annuncio di rescissione del contratto nazionale dei metalmeccanici  firmato nel 2008.

Dietro c’è il tentativo politico  di estromettere dalle future trattative il più rappresentativo dei sindacati di categoria, la Fiom Cgil,  che ha avuto il torto (o il coraggio) di opporsi alle deroghe proposte dalla Fiat di Marchionne.

Secondo Maurizio Landini, segretario della Fiom, è una scelta grave ed irresponsabile, scelta resa possibile, nei fatti, dalla complicità di Fim-Cisl  e di Uil.

Una scelta che corrisponde ad un punto chiave del progetto berlusconiano: la spaccatura del sindacato e l’emarginazione della Cgil. Scopo preciso è aprofittare della crisi economica per demolire tutti i diritti dei lavoratori, lo stato sociale, le conquiste sindacali, per pagre una cicca il lavoro e sfruttare il lavoratore. 

In questo mondo conta solo il profitto, l’industriale che produce e il mercato. Non conta niente la vita del lavoratore, quasi fosse un effetto secondario, da non prendere in cosiderazione. Ma la parola “lavoro” in sè non dice nulla se non lo si associa alla parola “lavoratore” ed il lavoratore è una persona umana.

C’è da arrabbiarsi e come!



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