Una veglia di preghiera sincera e discreta per tutte le vittime dell'omofobia, di fronte ad una chiesa illuminatata, ma con i cancelli chiusi. La navata deserta all'interno e una comunità trasversale e silenziosa fuori, riunita per ricordare chi ha pagato la propria diversità con la vita. Alla fine ilveto della Curia, non ha fermato laveglia contro l'omofobiache si è svolta ieri sera in piazza della Pace a Palermo, davanti alla chiesa di Santa Lucia.
Com'è noto, agli organizzatori, ovvero il gruppo Ali d'Aquila, la Comunità di San Francesco Saverio, la Chiesa Valdese di via dello Spezio, la Chiesa Evangelica Luterana ed la Comunità Kairòs, era stato vietato dall'arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, e dal vescovo ausiliare, Carmelo Cuttitta, di riunirsi in preghiera all'interno della chiesa. La decisione della Curia è stata presa in base al paragrafo 17 della“Lettera ai vescovi sulla cura pastorale delle persone omossessuali”, dove si richiede “attenzione” riguardo “l'uso di edifici appartenenti alla Chiesa” da parte dei gruppi di preghiera omosessuali. In questo caso, i “sovversivi” sono quelli di Ali d'Aquila, gruppo interconfessionale di cristiani gay e lesbiche.
Così, dopo le polemiche, ieri è arrivato il momento della preghiera. La veglia si è svolta in un clima sereno e di grande partecipazione: c'erano almeno duecento persone presenti. PadreCosimo Scordato, che il giorno prima aveva accompagnato una delegazione del gruppo Ali d'Aquila dal cardinale Romeo e dal vescovo Cuttitta, su loro stesso invito, ha espresso soddisfazione, lasciando però trapelare un velo di rammarico per la decisione della Curia. “L'incontro con il cardinale – ha detto il sacerdote – si è svolto in un clima sereno, la sua posizione però non è cambiata, edè rimasto l'amaro in boccaper non aver potuto pregare all'interno della chiesa. Speriamo si sia aperto uno spiraglio per un autentico confronto”.
L'invito dell'arcivescovo aveva riacceso le speranze per un ripensamento, ma così non è stato, anche se – secondo gli organizzatori – si è trattato di un momento positivo di conoscenza reciproca. “Non si è entrato in modo particolare nelle questioni che hanno fatto esplodere il caso, – raccontaFabio del gruppo Ali d'Aquila, presente all'incontro con il cardinale Romeo – lui ha accennato al motivo della sua scelta e si è detto dispiaciuto per le polemiche che si sono create”. Durante l'incontro, l'arcivescovo avrebbe anche proposto agli organizzatori di fare la veglia in una chiesa valdese, come l'anno scorso, ma l'obiettivo del gruppo era quello di poter pregare all'interno di un luogo di culto cattolico.“Sentiamo il bisogno di aprirci ad altre realtà, non di chiuderci in noi stessi”, ha concluso il rappresentante di Ali d'Aquila.
A questo punto ci si chiede cosa abbia spinto l'arcivescovo Romeo a voler incontrare il gruppo di preghiera “sovversivo”, se poi i cancelli della chiesa sono rimasti chiusi. Al di là della “conoscenza reciproca”, ognuno degli interlocutori è rimasto pressoché nelle stesse posizioni. Vorremmo sbagliarci, ma quello del cardinale sa più d'invito formale, arrivato per gettare acqua sul fuoco delle polemiche, che d'inizio di un autentico dialogo.
(tratto da: SiciliaInformazioni.com )