“Negli Stati moderni si conoscono almeno sei tipi di potere, tutti strutturati in forma piramidale e con un’élite al comando: il potere politico, il potere economico, il potere giudiziario, il potere mediatico, il potere religioso, e il poco ortodosso, ma assai italiano, potere criminale. A seconda delle fasi storiche, questi poteri possono combattersi, allearsi o ignorarsi in base a ogni genere di combinazione possibile.”
(Francesco Cossiga, “Fotti il potere”, pag. 16)
Mercoledì ero in trasmissione a Radio Ies, ospite di David Gramiccioli a Ouverture. Con me era ospite anche il collaboratore di giustizia Luigi Coppola. Abbandonato dallo Stato dopo che per anni aveva goduto di un regime di protezione per essere testimone in processi di camorra, adesso vive avendo perso tutto, lavoro, casa e protezione.
Dopo anni che mi occupo di mafie e massoneria, francamente a me viene da sorridere quando sento dire che “lo Stato” non protegge qualcuno dalla mafia. Mafia e Stato sono infatti una cosa sola, e la mafia altro non è che uno dei tanti strumenti di cui lo Stato si serve per gestire il suo potere sui cittadini. Questo concetto l’ho anche ribadito in trasmissione.
Qualche tempo fa scrissi un articolo dal titolo “Introduzione alle minacce di morte”. Voglio ancora una volta occuparmi di minacce, facendo una serie di considerazioni di ordine generale.
Del fenomeno “minaccia” mi hanno sempre colpito due aspetti.
Il primo è la genialità, la varietà, e le modalità con cui le minacce vengono attuate nella realtà, ben diverse da quelle raccontate in film e telefilm.
Il secondo fenomeno riguarda i soggetti attivi della minaccia; le minacce e i comportamenti ostruzionistici non partono, in genere, da camorristi, mafiosi, delinquenti. No. Partono infatti sempre dallo Stato.
Iniziamo dai fatti accaduti in questi giorni per poi fare alcune considerazioni.
Uscendo dalla radio ho assistito ad una vicenda surreale che merita di essere raccontata.
Eravamo fuori dai locali di Radio Ies a fare quattro chiacchiere, Coppola, Gramiccioli, Elena Parisi ed io, quando arriva sul cellulare di Luigi una telefonata. La famiglia è preoccupatissima perché pare che la polizia lo stia cercando con numerose volanti. Perché? Cosa può essere successo di tanto eclatante proprio mentre stava parlando alla radio? Dopo alcune telefonate viene svelato il mistero: è stata denunciata la sua scomparsa. I carabinieri sono quindi partiti con diverse gazzelle e sono andati a casa dei familiari, mettendoli in allarme e ovviamente spaventando a morte le figlie.
Il tutto succedeva mentre Coppola parlava ad una radio che, se non ricordo male, ha circa 150 mila ascoltatori.
A questo punto scatta un’altra domanda? Ma chi e come ha denunciato la scomparsa, se la moglie è accanto a lui e sedeva in trasmissione con noi?
Dopo una serie di telefonate in cui Coppola parla anche con un ufficiale dei carabinieri, si viene a sapere che la “denuncia” di scomparsa sarebbe stata effettuata dal fratello di Coppola che ha effettuato la predetta denuncia… per telefono. Ovvio che la denuncia è inesistente e che il fratello non si è mai sognato di denunciare alcunchè.
Fino a qualche anno fa mi sarei fatto queste domande:
-Ma come si fa ad essere così cretini da credere ad una denuncia solo telefonica?
-Ma è possibile che i carabinieri siano così disorganizzati e incompetenti dal prendere sul serio una denuncia telefonica e da cercare dappertutto Coppola, tranne nell’unico posto dove era, ovverosia in radio?
-Come mai questo interesse ed affetto per Coppola, tanto da sguinzagliare diverse gazzelle, quando poco tempo prima gli è stata addirittura revocata la protezione?
Nella mia ingenuità avrei addirittura pensato che in fondo lo Stato non era così male se si interessava così tanto a Coppola. In fondo, pur maldestramente, hanno mostrato di interessarsi.
Oggi invece ho capito che le cose stanno in modo completamente diverso.
In primo luogo questo comportamento è una minaccia. I carabinieri cioè sono andati a spaventare la famiglia di Coppola. E stanno implicitamente dicendo a Coppola che da un giorno all’altro potrà anche scomparire. E tentano di distruggere la famiglia, di piegarla psicologicamente, per isolare Coppola anche dalla sua stessa famiglia che un giorno verrà magari a rimproverarlo per la scelta fatta e a supplicarlo di smettere.
In secondo luogo questo comportamento è un messaggio. Significa: per noi tu conti così poco che anche se tu parli ad un programma radio noi non lo sappiamo. Caro Coppola, non conti niente per noi.
In terzo luogo, in questa vicenda c’è una sorta di contrappasso: tu vuoi pubblicizzare la cosa, e la tua pubblicità serve addirittura a produrre l’effetto contrario.
Ora le domande sono:
-Se la camorra è contro lo Stato, come mai vengono utilizzati mezzo dello Stato per minacciare una persona?
-Chi ha il potere di attuare questi mezzi? La camorra? O lo Stato stesso?
E’ evidente anche da questi piccoli episodi, insomma, che il problema, in Italia, non è la camorra, Cosa Nostra, o la ’ndrangheta, ma lo Stato. Non è necessario fare una complessa indagine giudiziaria per capire che la Camorra non è una cosa diversa dallo stato, ma è lo stato stesso. Ed è per questo che nelle realtà in cui esiste la mafia, molta gente sceglie di stare con la mafia anziché con lo Stato. Perché la mafia almeno ha una faccia sola, univoca, inequivocabile, e i patti tra cittadino e mafia sono chiari: se stai con me, bene; se non stai con me ti ammazzo.
Lo Stato invece è infido, viscido, doppio; un giorno ti blandisce e ti dà la scorta, il giorno dopo ti ammazza; se vivi nell’illegalità può mandarti in galera, ma ti ci manda anche se sei onesto e non hai fatto nulla. Il risultato, a fronte di questo comportamento schizofrenico, è che spesso magistrati, avvocati, forze dell’ordine, decidono di fare la scelta più comoda, l’unica possibile in questo caso: non fare nulla.
E chiunque viva sulla propria pelle le vicende giudiziarie italiane, sia esso poliziotto, carabiniere, avvocato, giornalista, magistrato, testimone di giustizia, vittima o familiare di vittima, sa bene che le cose stanno così. Lo sa perché lo vede ogni giorno, e allora le frasi retoriche dei giornali, dei politici, “il senso dello Stato”, “la legalità”, la “giustizia”, suonano ridicole, vuote. Una presa in giro.
Un altro episodio che mi ha fatto riflettere avveniva in contemporanea alla trasmissione.
E’ di questi giorni infatti una serie di minacce arrivate ad alcune ragazze che hanno aperto, su Facebook, un gruppo a sostegno di alcuni ragazzi in carcere ingiustamente per la vicenda “Bestie di Satana”. Si tratta di tre ragazzi che sono in galera, di cui uno addirittura con l’ergastolo, pur non avendo mai partecipato materialmente ad alcun delitto, e senza aver mai neanche partecipato ad alcuna setta satanica.
In questi giorni due ragazze del gruppo, Daiana e Sara, sono state prese di mira in questo modo.
La prima riceve la posta sempre aperta (io stesso ho ricevuto la sua posta già aperta), trova impronte di scarpe fangose davanti alla porta di casa, viene regolarmente seguita, trova vicino a casa lo scheletro di un gatto, perfettamente pulito; infine, non riuscendo nel tentativo di spaventarla, tentano di investire il marito, e anche il marito viene seguito in modo palese (affinché sia evidente, cioè, che lo stanno seguendo). La stessa Daiana ha sfuggito un’auto che le si è avvicinata a tutta velocità.
Qual è il senso di questi comportamenti?
Il senso non è tanto (o solo) spaventare. Il senso invece è creare terra bruciata attorno alle persone che fanno qualcosa di utile; e, come nella vicenda Coppola, fare terra bruciata attorno alla famiglia di Daiana. Non a caso dopo qualche giorno alcuni familiari le hanno chiesto di lasciare il gruppo degli “Sfigati di Satana” o andarsene da casa.
Sara invece viene avvicinata da una persona conosciuta per caso in un bar, che dopo pochi giorni di frequentazione le dice che è dei servizi segreti e che per lavoro “uccide”. Ogni tanto poi le fa strani scherzi del tipo “ora ti porto in un bosco e ti uccido”. Fa spesso telefonate di lavoro in sua presenza, apposta per farle capire che lui lavora davvero per i servizi segreti; e un giorno le dice di far parte del SISMI (che però non esiste più dal 2007).
Insomma, è chiaro che l’intento di questa persona è spaventare Sara, che però solo dopo qualche giorno di questa frequentazione finirà per avere qualche dubbio sulla sua recente amicizia. Mentre il fatto di dichiarare di essere del Sismi serve per porre nel nulla e rendere non credibile una qualsiasi denuncia effettuata da questa ragazza.
Ancora una volta lo scopo è spaventare, ma anche mettere Sara in difficoltà con i familiari.
Tali episodi sono poi tanto più inquietanti perché sono avvenuti proprio nei giorni della morte della madre di Doriano Molla, un ragazzo che i giornali hanno detto essere vittima delle Bestie di Satana, e dell’investimento con un’auto di Elisabetta Ballarin, una delle ragazze coinvolte nel processo. Tutto questo ovviamente aumenta lo stato di tensione riguardo ai fatti successi, creando una situazione per la quale prima o poi la persona debba cedere psicologicamente.
Allora le domande sono ancora una volta:
-Ma se le Bestie di Satana sono in carcere, chi ha interesse a molestare le ragazze che hanno creato un gruppo di appoggio morale a Paolo Leoni, Marco Zampollo ed Eros Monterosso?
-Chi ha ucciso la madre di Doriano Molla?
-Chi ha investito Elisabetta Ballarin?
La risposta è la stessa che vale per la camorra: lo Stato.
Non esistono Cosa Nostra, la camorra, la ’ndrangheta. Esiste solo lo Stato, che utilizza queste mafie come braccio armato.
E non esistono le Bestie di Satana. O meglio, esistono dei ragazzi, che sono stati manipolati e strumentalizzati da forze più grandi di loro. Le stesse forze che strumentalizzano qualsiasi altra organizzazione illegale per gli stessi fini e talvolta con gli stessi metodi. Non a caso nessuna delle ragazze ha pensato neanche per un momento di sporgere denuncia. Penso che abbiano capito che non esistono le Bestie di Satana, e che Eros, Marco, ed Ozzy sono in galera perché lo Stato ha voluto così. E andare a denunciare questi fatti proprio a colui che li ha causati è una contraddizione in termini.
E’ quello che cercavo di spiegare al telefono alla signora Molla, quando ci parlai tempo fa, facendole questa domanda retorica: “Signora, ma se suo figlio è stato ucciso dalle Bestie di Satana (che sono in galera) per quale motivo il magistrato si ostina ad archiviare come suicidio un palese omicidio? Chi vuole coprire? Le Bestie di Satana, ovverosia otto ragazzi all’epoca senza arte né parte, di cui uno addirittura minorenne? O forse qualcuno diverso, in alto, qualcuno tanto potente da riuscire a condizionare addirittura la magistratura?”.