Anche se non ho mai parlato di un argomento che mi arrovella, fortunatamente non in maniera costante, oggi prendo spunto da un vasto articolo pubblicato sulla Gazzetta d’Alba per sottoporre alla vostra attenzione un’intervista sulla “pre-morte”.
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Ci sono aree in cui neppure il pensiero osa avventurarsi liberamente, zone d’ombra da scansare perché veicolo di sconforto e impotenza. La morte è uno dei temi rimossi dai discorsi, dato che qualsiasi tentativo di comprensione razionale o di spiegazione logica s’infrange contro di essa. Nell’epoca in cui le emozioni sono marginalizzate, in pochi osano parlarne. I più scelgono vie di fuga quali l’ironia, la minimizzazione o la negazioneParliamo con Mauro Milanesio, medico dell’Asl Cn2 Alba-Bra, relatore del convegno del 13 novembre e promotore di una teoria filosofico-neurologica avanguardistica sulle cosiddette Nde, le esperienze pre-morte.
Che cosa sono le Nde, Milanesio?
«Le esperienze di pre-morte (in inglese Near death experience, Nde) sono le esperienze vissute e descritte da soggetti che, a causa di malattie terminali o di eventi traumatici, hanno sperimentato fisicamente la condizione di coma, di arresto cardiocircolatorio e/o di elettroencefalogramma piatto, senza tuttavia giungere fino alla vera e propria morte. Riguardano dal 5 al 15 per cento della popolazione globale. Queste persone riferiscono con un notevole grado di accordo un’esperienza molto vivida e reale di distacco dal corpo, di assenza di sofferenza, di visione di un tunnel, di una sensazione di pace e di amore infiniti, di una revisione della loro intera vita, di un’accoglienza da parte di cari defunti».
Che cosa accade quando queste persone riacquistano coscienza?
«Quando riacquistano coscienza la loro vita è trasformata completamente. I loro valori cambiano, si aprono alla dimensione spirituale, all’amore e alla conoscenza, diventano più sensibili e compassionevoli. Ma, talvolta, non trovando accoglienza nei familiari e nei medici, si chiudono in un silenzio di decenni sulla loro straordinaria esperienza».
Qual è l’ipotesi sul fenomeno delle Nde, collegata al concetto neurologico di coscienza?
«Il sistema nervoso centrale che si avvia verso la morte subisce un progressivo esaurimento, una sottrazione di energia neurologica o, come la chiamano alcuni, di “anima”. A questo decremento corrispondono in ordine sequenziale le percezioni descritte riguardo alle Nde: distacco dal corpo, visione del tunnel, sensazione di pace, eccetera. Dunque, man mano che diminuisce l’energia neurologica la coscienza sembra amplificarsi e liberarsi».
Che cosa vuol dire?
«Questo fenomeno suggerirebbe come la coscienza possa esistere al di là del cervello. Per quanto mi riguarda, durante la mia esperienza professionale albese e braidese, ho assistito personalmente, tramite racconti di pazienti o dinamiche cliniche, a numerose esperienze di pre-morte. Tutte le descrizioni degli interessati coincidevano sempre nella forma e nei tempi: man mano che l’energia neurologica diminuiva, incrementavano i vissuti di tipo gioioso e positivo».
intervista di Matteo Viberti stralcio tratto da: http://www.gazzettadalba.it/2012/11/parlare-di-morte-ai-giovani/