Scrive addirittura di «rivoluzione antireligiosa» Ernesto Galli della Loggia in un editoriale (“Una libertà minacciata”) sul Corriere della Sera, una «grande rivoluzione che sta silenziosamente giungendo al suo epilogo in Europa» e che «si presenta come una rivoluzione essenzialmente anticristiana».
Per lo storico «non solo le Chiese cristiane sono state progressivamente espulse quasi dappertutto da ogni ambito pubblico appena rilevante, non solo all’insieme della loro fede non viene più assegnato nella maggior parte del continente alcun ruolo realmente significativo nel determinare gli orientamenti delle politiche pubbliche – non solo cioè si è affermata prepotentemente la tendenza a ridurre il cristianesimo e la religione in genere a puro fatto privato – ma contro il cristianesimo stesso, a differenza di tutte le altre religioni, appare oggi lecito rivolgere le offese più aspre, le più sanguinose contumelie».
Volendo restare ancorati al contesto italiano risulta difficile credere che le Chiese siano state espulse «da ogni ambito pubblico appena rilevante»: in Italia non c’è legge su cui la Chiesa cattolica non esprima il suo punto di vista ed in tutto l’arco parlamentare sono presenti deputati, senatori o ministri strettamente collegati alla Chiesa appartenenti a volte a congregazioni religiose come Comunione e liberazione o Opus Dei.
Neanche la Francia è immune dall’influenza della Chiesa che recentemente si è opposta al disegno di legge – successivamente approvato – sul matrimonio per le coppie dello stesso sesso o il Regno Unito in cui vescovi ed arcivescovi della Chiesa anglicana siedono di diritto nella Camera dei Lord con il diritto di esprimere il loro punto di vista nella discussione delle leggi.
Poi, in una società fortemente secolarizzata per quale motivo ci si può lamentare se alla religione «non viene più assegnato nella maggior parte del continente alcun ruolo realmente significativo nel determinare gli orientamenti delle politiche pubbliche»? Questo è il destino – per fortuna – delle società laiche in cui l’orientamento religioso può avere rilevanza nelle politiche pubbliche solo se vi sono partiti o politici sensibili ai precetti religiosi ma in cui Stato e Chiesa sono «ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani» come recita l’articolo 7 della nostra Costituzione scritta da una maggioranza di politici cattolici. Resta un mistero poi in che modo bisognerebbe assegnare alla religione «un ruolo realmente significativo nel determinare gli orientamenti delle politiche pubbliche». Membri della Conferenza episcopale membri di diritto della Camera o del Senato? Leggi promulgate non solo dal presidente della Repubblica ma anche dal papa? Leggi sottoposte al vaglio di legittimità da parte della Congregazione per la dottrina della fede?
Difficile poi credere che al cristianesimo sia «oggi lecito rivolgere le offese più aspre» se pensiamo che nel nostro Codice penale ci sono dodici articoli a tutela del sentimento religioso ed addirittura, secondo l’articolo 61, risulta circostanza aggravante commettere un reato contro un «ministro del culto cattolico o di un culto ammesso nello Stato».
Questi sarebbero, per Galli della Loggia, alcuni casi esemplari di “minaccia alla libertà religiosa”: «In Irlanda le chiese sono obbligate ad affittare le sale per le cerimonie di loro proprietà anche per ricevimenti di nozze tra omosessuali; a Roma, nel corso del concerto del Primo Maggio un cantante ha mimato il gesto rituale della consacrazione dell’ostia durante l’eucarestia avendo però tra le mani un preservativo al posto dell’ostia; in Danimarca il Parlamento ha approvato una legge che obbliga la Chiesa evangelica luterana a celebrare matrimoni omosessuali nonostante un terzo dei ministri di questa si siano detti contrari; in Scozia due ostetriche cattoliche sono state obbligate da una sentenza a prendere parte a un aborto effettuato dalle loro colleghe».
Siamo sicuri che «in Irlanda le chiese sono obbligate ad affittare le sale per le cerimonie di loro proprietà anche per ricevimenti di nozze tra omosessuali»? In quel Paese non è neanche previsto il matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
Nessun problema inoltre in Danimarca per la Chiesa evangelica luterana (che è Chiesa di Stato) i cui esponenti potranno (ma solo se lo vorranno) celebrare matrimoni per le coppie omosessuali: nessun obbligo.
Possono stare tranquille anche le due ostetriche cattoliche Mary Doogan e Connie Wood che in appello hanno visto riconosciuto il loro diritto a non essere utilizzate per interruzioni di gravidanza come riporta un articolo del Guardian del 24 aprile (il commento di Galli della Loggia è del 2 giugno, ndr).
Per il professor Galli della Loggia non si salva neanche David Bowie che nel video The Next Days è abbigliato in un modo che ricorda Gesù con la scena di «un prete che dopo aver percosso un mendicante entra in un bordello e qui seduce una suora sulle cui mani subito dopo si manifestano le stigmate». Come nel caso del gesto del cantante che al concerto del Primo Maggio ha mimato il gesto della comunione con un preservativo come si può considerare tutto ciò come lesione della libertà religiosa? La libertà delle persone di esprimere il proprio credo in quale modo sarebbe stato leso? Si potrebbe parlare di offesa alla sensibilità religiosa di una parte (molto limitata) della popolazione ma siamo sicuri che questa sensibilità debba essere più importante del diritto di ogni individuo ad esprimersi così come sancisce l’articolo 21 della Costituzione? Forse non è il caso di ripristinare la censura.
Inoltre per quale motivo è degna di essere tutelata la sensibilità religiosa dei cristiani (nonostante uno studio del 2009 del Pew Research Center rilevi che solo un italiano su cinque dia molta importanza alla religione) ed invece non è degna la sensibilità di atei o omosessuali che sono offesi quotidianamente e pubblicamente anche da parte di esponenti del clero?
Comunque deve essere cambiato parecchio il caro vecchio “Duca bianco” se pensiamo che al concerto in onore a Freddie Mercury tenutosi a Wembley nel 1992 per ricordare il cantante scomparso l’anno precedente s’inginocchiò sul palco recitando il Padre nostro in mondovisione.
L’editorialista del Corriere della Sera non manca di citare, come esempio di minaccia alla libertà religiosa, il caso di Shirley Chaplin, infermiera del Royal Devon and Exeter NHS Trust Hospital a cui «è stato proibito di portare una croce al collo durante l’orario di lavoro»: tale caso (un po’ più complesso di come scrive Galli della Loggia), assieme ad altri simili, è finito davanti la Corte europea dei diritti dell’uomo che ha stabilito che la libertà religiosa può essere limitata in presenza di interessi maggiori. Insomma va bene la religione ma non è tutto.
Avrebbe subito una lesione della propria fede anche il proprietario di una piccola tipografia britannica «costretta ad affrontare le vie legali per essersi rifiutata di stampare materiale esplicitamente sessuale commissionatole da una rivista gay»: anche in questo caso i cristiani possono tirare un sospiro di sollievo. Prima di tutto, come riportato anche dal Guardian, alla tipografia non era stato richiesto di stampare «materiale esplicitamente sessuale» ma solamente una rivista, MyGayZine, su aspetti della vita Lgbt come omofobia, viaggi, cultura ma anche parole crociate e ricette. Inoltre a pensare di adire alle vie legali sarebbe stato il proprietario della rivista, Danny Toner, ma al momento non si hanno notizie se è andato avanti con il suo intento.
Addirittura – continua Galli della Loggia – in Francia «in base alla legislazione vigente, è di fatto impossibile per i cristiani sostenere pubblicamente che le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso costituiscono secondo la loro religione un peccato»: sarà come scrive il prof. Galli della Loggia ma c’è anche da sottolineare che migliaia di francesi sono scesi liberamente in piazza per protestare contro il matrimonio per le coppie dello stesso sesso e lo stesso arcivescovo di Lione cardinale Philippe Barbarin ha affermato che la scelta del governo di introdurre il matrimonio omosessuale «rappresenterà una rottura per la società». Non si ha notizia che sia stato imprigionato per questo o che chi ha sfilato contro il matrimonio omosessuale sia stato deportato.
Comunque Galli della Loggia ha ben chiaro cosa sia la libertà religiosa: «vuol dire alla fine null’altro che la libertà della coscienza, cioè il non essere obbligati per nessuna ragione ad abbracciare idee o comportamenti contrari ai dettami accettati nel proprio foro interiore». Un pensiero simile a quello espresso anche da monsignor mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati secondo cui la Chiesa «desidera difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza».
Quindi per «non essere obbligati per nessuna ragione ad abbracciare idee o comportamenti contrari ai dettami accettati nel proprio foro interiore» prepariamoci ad accettare donne musulmane con il velo integrale sul luogo di lavoro a cui non potremo chiedere di scoprire il volto neanche per normalissimi controlli di sicurezza ed ovviamente prepariamoci – in nome della libertà religiosa – ad accettare la decisione di un genitore testimone di Geova ad opporsi alla trasfusione di sangue per il proprio figlio. Insomma prepariamoci ad accettare poliziotte col burqa, soldati sikh con la barba lunga ed operai col turbante invece del caschetto di sicurezza d’ordinanza. In sostanza prepariamoci a gettare Costituzione, Codice civile e quello penale in nome di una anarchia improntata sulla libertà di religione.
La libertà religiosa consiste – per Galli della Loggia- nella «libertà di autodeterminarsi» e quindi nella libertà «di parlare, di scrivere, di discutere a sostegno delle proprie convinzioni, così come di ascoltare quelle altrui e magari farsene convincere». Ovviamente ad eccezione se non si lede la sensibilità religiosa dei cristiani come nel caso del cantante al concerto del Primo Maggio o di David Bowie.
Resta comunque quella dei cristiani una libertà «oggettivamente messa in pericolo» e non deve importare «che ciò avvenga per il proposito di proteggere da supposte discriminazioni questa o quella minoranza»: insomma i cristiani prima di tutto.
Sono comunque – continua lo storico – una minoranza i cristiani cattolici «rispetto al mainstream dell’opinione e del costume dominanti e culturalmente accreditati». Infatti «nelle materie più scottanti alcuna voce autorevole, riconosciuta generalmente come tale, si alzi quasi mai a sostegno del loro punto di vista»: per fortuna i cristiani possono contare almeno su una voce autorevole come quella del professor Galli della Loggia oltre a giornali e televisioni private ed un servizio pubblico radiotelevisivo in cui certo non manca la presenza del papa e di cardinali, vescovi e preti.
Purtroppo, per l’editorialista, è evidente che «ogni accusa nei confronti loro (dei cristiani, ndr) e del loro clero raccolga sempre larghissimo favore». Forse la Chiesa dovrebbe cominciare a domandarsi come mai questo avvenga invece di continuare a fare Calimero e continuare a ripetere la famosa frase “Eh, che maniere! Qui tutti ce l’hanno con me perché io sono piccolo e nero… è un’ingiustizia però“.
Conclude Galli della Loggia citando Rosa Luxemburg secondo cui «La libertà è sempre e solo la libertà di chi la pensa diversamente». E se chi la pensa diversamente non è proprio un simpatizzante dei cristiani? In quel caso “minaccia alla libertà religiosa”.
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