Magazine Maternità
Mercoledì 24 febbraio 2010, dopo tre test di gravidanza... Ma questo merita due righe: lunedì 22, la seconda linea era apparsa dopo 10 minuti, dopo che avevo già detto al MioAmore che non eravamo incinti; il martedì, dopo aver notato un repentino ingrossamento del seno, ne ho fatto un altro, ma presa dall'entusiasmo l'ho tenuto troppo tempo immerso nella pipì, rendendolo inutilizzabile; finalmente mercoledì sono riuscita nel mio intento, e dopo aver informato al telefono, saltellando come una scema, IlMioAmore e mia mamma, ho fissato l'appuntamento con la ginecologa.
E qui, secondo LORO, la mia serenità doveva finire. Sì, perchè nelle pubblicità si vedono mamme in attesa che si accarezzano teneramente il pancione mentre il futuro papà prepara loro manicaretti e stuzzichini; nella realtà le mamme in attesa hanno ben poco da ridere, visto che passano gran parte del loro tempo a fare analisi del sangue, ecografie, esami su esami, stando attente a cosa-mangiare-cosa-bere-cosa-fare-cosa-essere.
La mia ginecologa, estremamente scrupolosa, ha inaugurato il periodo "pessimismo e fastidio", dicendomi di non dire niente a nessuno, perchè "una gravidanza su tre va a finire male, aspetta la dodicesima settimana". Ma porca miseria, mi vedi che ancora non mi rendo bene conto di quello che sta succedendo ma che sono oltremodo felice, perchè dirmi una cosa del genere? Le statistiche le conosco anche io, ma deve andar male proprio a me? Un po' di ottimismo, suvvia.Mi ha dato una sfilza di esami da fare. Durante la gravidanza ho fatto le analisi del sangue 13 volte (contate). 6 ecografie. Il famigerato Ultrascreen. La minicurva glicemica. Misurazione della pressione e del peso quotidiane (la seconda l'ho fatta al massimo una volta a settimana, visto il mio pessimo rapporto con la bilancia, comunque ho preso solo 6kg).Non mi aspettavo che la gravidanza di una donna giovane e piuttosto sana fosse così medicalizzata. Tant'è.
Quando si è incinta e soprattutto quando poi si ha un bambino, tutti (ma proprio tutti, in particolare estranei o conoscenti incontrati per caso) sentono il precipuo dovere di 1)dare consigli e 2)riferire esperienze tragiche. Ovviamente le loro opinioni non solo sono essenziali, ma sono il Verbo, l'unica opzione concepibile.
Quando si è incinta: tutte hanno partorito tra atroci sofferenze, dopo travagli durati dalle 20 ore in su, con lacerazioni mostruose. Sono ricorrenti disabilità non diagnosticate. Ma l'amniocentesi non la fai? No, l'ultrascreen aveva un rapporto statistico da quindicenne. L'amniocentesi è meglio farla. Oppure, a una mia amica ha causato l'aborto. Tutti i bimbi nascono prematuri di troppe settimane. Oppure oltre le 43 settimane di gestazione. Ma dove vai a partorire? Ma non chiedi alla tua ginecologa di venire in ospedale? E se succede qualcosa (tiè)? E poi, nido o rooming in (ma che ne so!)?
Una volta che la creatura è finalmente venuta alla luce, apriti cielo. Me ne vengono in mente mille e ancora mille, dalla culla al lettino al dormire o no coi genitori, ciuccio sì-ciuccio no, e adesso svezzamento precoce o tardivo, girello e box o bimbo libero e bello, ma una scelta su tutte desta maggiore scalpore, qualunque sia la decisione presa dalla madre: l'allattamento.
Che una mamma scelga di allattare oppure preferisca il biberon, si prepari a essere bombardata da tutti di consigli sull'alimentazione del proprio bambino.Ora, in caso di bimbi nati decisamente prematuri o che non prendono peso a sufficienza, bisogna necessariamente affidarsi al pediatra.Per tutti gli altri casi, e sono la maggioranza, penso che ogni mamma sappia cosa è meglio per sè stessa e per il proprio bambino. Ognuno puo' portare la propria esperienza, e non ci sarà mai una mamma che abbia avuto la stessa di un'altra. Ogni bambino è diverso dagli altri, e allora come si fa a generalizzare, a stabilire cosa è meglio per tutti?Io allatto (ma come, allatti ancora??!!). Occorre premettere che negli ultimi anni vige un TETTAlebanismo: io e molti miei coetanei siamo cresciuti -benissimo- col latte artificiale, mentre adesso sembra che un bimbo non allattato al seno sia destinato a una vita di patiboli e privative. Dopo i vari corsi preparto, mi ero detta: proviamo. Se va, va, se non va, pazienza. La Purulla si è attaccata subito bene, io mi ero munita dei -molto fetish- paracapezzoli d'argento antiragadi, e non ho avuto grossi fastidi. Così ho continuato.Se avessi dovuto affrontare ingorghi, mastiti, ragadi e quant'altro, non credo che avrei continuato: la vita con un neonato è già abbastanza faticosa senza andare a complicarsela ulteriormente.La Purulla i primi tempi faceva 14-15 poppate nell'arco di 24 ore. Mi sentivo una mucca, ma non mi pesava, "sapevo" che si trattava di una cosa temporanea. Un'ottima cosa per la prolattina, ma pessima secondo il mio pediatra, il quale sosteneva che mia figlia di un mese dovesse fare al massimo 5 poppate. "La lasci piangere, le dia la camomilla zuccherata". Io ho detto "sì sì", e poi ho fatto come ritenevo più giusto; a 2 mesi le poppate erano 8, adesso siamo sulle 5. E a me va bene così: so che lo stress, per me, sarebbe stato maggiore in caso di allattamento misto o "training" per farla poppare "a orario". Ma come diceva Voltaire, se un'altra mamma facesse l'esatto opposto di quello che ho scelto di fare io, difenderei fino alla morte il suo diritto di farlo (purchè non dia al neonato acido muriatico o lasagne, ovviamente).
L'unico rimedio contro gli impiccioni è avere infinita pazienza e fare come coi matti, dire "sì sì" e poi fare ciò che si vuole. Se ci si azzarda a intavolare una discussione, non se ne viene fuori...
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