Anche se questi Mondiali di Calcio sono stati davvero brevi per noi italiani, me li sto godendo appieno. Da quando sono un italiano all’estero credo di sentire in modo più profondo il fattore collettivo del calcio e della Nazionale. Questo fattore è stato spiegato molto bene da una lettera scritta da una lettrice di Vittorio Zucconi, Laura Di Egidio, che voglio qui ricopiare perché spiega bene cosa intendo:
E’ stato davvero carino da parte sua metterci a disposizione uno spazio nel quale dare sfogo finalmente alla nostra frustrazione. Da ormai ex tifosa di calcio posso solo intristirmi per la mancata festa che segue sempre il percorso della Nazionale al mondiale. Quella sensazione di essere incredibilmente un popolo, di avere qualcosa in comune con il macellaio fascista, col giornalaio berlusconiano, con la shampista che normalmente neanche ti saluta. Quel romantico “quanto stiamo?” quando sei costretta a uscire durante la partita e ti soffermi ad ascoltare la radiolina del fornaio che, anche lui imprigionato nel negozio vuoto, ti risponde con un sorriso complice, manco fossimo parenti. Ecco, mi dispiace questo. Mi dispiace non poter fare i conti delle differenze reti, e stringere i denti e incrociare le dita e seguire l’arrancare della modestissima nazionale con papà davanti alla televisione che mima di sospingerla con le mani mentre grida “Vai! Vai… porca put….”. Mi dispiace non poter vivere l’eccitazione pre-partita, l’adrenalina del “durante” e la soddisfazione del dopo. Poi però torno con gli occhi alle tristi pagine dei quotidiani, all’imputato fatto ministro del nulla per evitare il processo, all’ennesima udienza di Berlusconi rimandata e mi dico che è stato meglio così. Nulla come il calcio distrae la gente dalle cose importanti.
Ecco. Questi Mondiali sono stati per me e per penso tutti i primi Mondiali con Facebook. Facebook è uno strumento eccezionale perché offre a tutti la possibilità di scrivere. Anche chi non ama tenere un blog, ha un profilo FB. E in quel profilo c’è spazio sia per fare riflessioni lunghe e ponderate, che per lasciare giusto una frase istintuale. Insomma, Facebook aiuta a conoscere meglio le persone che si crede di conoscere. Fa stare in contatto chi è lontano ed è anche uno strumento che rende molto più facile litigare, scambiarsi una frase sbagliata o spiacevole.
Io per dire sono rimasto colpito dal fatto che alcuni miei amici, normalmente persone intelligenti, hanno voluto scrivere di essere indifferenti nei confronti della Nazionale o addirittura contro. Il più estremo è arrivato a sperare che i Mondiali non ci fossero proprio più. Capisco alcune delle basi di partenza di questi pensieri. Su tutto, il fatto che i “circenses” distraggano la comunità dai problemi politici e sociali del Paese. E tuttavia, la vita è fatta anche del momento ludico. Ogni tanto ci rilassiamo con qualcosa che è estremamente popolare e leggero. Chi si pone al di fuori di questa emozione collettiva secondo me sbaglia in molti modi. Perché si rende avulso da un contesto che già è difficile sentire come vicino nel giorno per giorno. E poi perché rifugge quel raro momento di unità di un popolo che sempre più è fatto di invidualismi e di menefreghismo. Non voglio essere retorico, né nazionalista. Dico soltanto che le emozioni dipinte dalla lettera di Laura Di Egidio sono delle emozioni positive e belle, che dovrebbero poter essere condivise da tutti. Chi le rifiuta e si colloca al di fuori di quel contesto, fa un’operazione secondo me triste e snob, sia per se stesso che per gli altri intorno a lui.