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Quello non ero io – ventiquattresima puntata

Da Olineg

 

Quello non ero io – ventiquattresima puntata

opera di Lucy McLauchlan, 2010, Grottaglie (Ta)

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La ricordavo più grande la casa. E ricordavo meno mobili, li ricordavo meno ingombranti, meno vecchi, c’è una cassapanca che ha almeno cento anni, forse dovrei fargli dare un occhiata da un antiquario.
-Parti per un anno o due e quando torni è cambiato tutto… bisogna andare via per moltissimo tempo per poi ritrovare al ritorno la tua gente, la terra, le tue cose…
Questo è quello che dice Alfredo al Salvatore adolescente di “Nuovo Cinema Paradiso”, cazzate; io manco da questa casa chissà da quanto tempo e c’ho messo un quarto d’ora per trovare l’interruttore della luce.
L’albanese si infila nel buio, lo sento aprire una porta; fa tanto il duro ma alla fine piscia pure lui… io mi guardo intorno, apro le poche finestre, e ci trovo le sbarre; quando in paese arrivarono i primi extracomunitari  per lavorare nelle aziende agricole, mia nonna fece blindare questo cubo di mattoni, fece anche alzare di un metro i muri dello iurt, cioè del giardino, del piccolo orto domestico, come se il barbaro infedele fosse venuto da lontano per fotterle il prezzemolo. Vado nella mia camera, è rimasta sempre la stessa, e non ci voleva poi tanto; c’è solo un letto e una sedia. E un comodino, un comodino grezzo, di un legno pesante e scuro, lo apro e ci trovo “Le vite dei santi”. Questo me lo porto a Roma. Apro una pagina a caso: “San Giovanni Battista [profeta e martire], I secolo, protettore dei carcerati e dei condannati a morte”. San Giovanni mi piaceva; primo perché era un asceta, poi perché mangiava solo locuste e miele selvatico, e infine perché gli avevano tagliato la testa per volontà di una donna corrotta, un finale perfetto per un noir.
Ho ancora il cellulare in mano, lo guardo, è scarico, chissà da quanto. Per fortuna ho il vizio di comprare cianfrusaglia in autostrada; vado a prendere il caricabatteria in macchina.
Mi chiudo la porta alle spalle e sento l’albanese che mi parla dal bagno, non lo capisco.
-Io posso lavare?
Si è spogliato, è rimasto in mutande, con uno slip bianco con l’elastico slabbrato. È magro all’inverosimile, sembra che abbia solo ossa sotto la pelle.
-Sì certo… ma fai scorrere l’acqua…
Dico, e me ne vorrei andare, ma non riesco a distogliere lo sguardo da quel torace esile, quel petto gracile, mi dà un senso di ribrezzo e curiosità, come guardando un freak, se allargo bene la mano riesco quasi a coprire la distanza tra una spalla e l’altra.
Lui fa un salto indietro per non essere toccato, si piega leggermente su sé stesso, come per essere pronto a scappare.
-Capo tu sbagliato se tu pensi che io fa marchetta.
Lo colpisco tra il collo e l’orecchio, uno schiaffo leggero, di quelli che fanno più rumore che male.
-Albania, se per assurdo, ma proprio per assurdo, un giorno decidessi di diventare frocio, immagino che mi cercherei un uomo, e non un moccioso rachitico.
Detto questo esco dal bagno, questa volta per davvero.
Collego l’alimentatore e accendo il telefono, mi arriva un messaggio: mi ha chiamato Renato. Lo richiamo, mentre di là scorre l’acqua della doccia.
-Oh Sparta… mi sto sgrullando l’uccello…
-Quale onore… ma con una mano sola?
-No, con due; mi sono fatto uno di quegli auricolari senza fili, hai presente? Sono fantastici, stamattina ho parlato con un cliente mentre ero seduto sul cesso…
-I vantaggi di vivere in questo secolo… dove sei?
-Sono in un ristorante sulla Nomentana, beh più precisamente nel bagno del ristorante… ecco Sparta ora sto rimettendo la tigre nella gabbia… tu invece dove cazzo sei finito?
-Sono fuori Roma. Al ristorante sei con Claudia?
-Sì, ma mica soli… ti pareva possibile? Ci sono pure Stefania e Matteo.
-Stefania chi? Il Pony?
-Suppongo di sì.
-E Matteo chi cazzo è?
-Il ragazzo che fa praticantato nel nostro studio…
-Ma chi? Forrest Gump?
-Smettila, Matteo è un bravo ragazzo, e poi che fai? Sei geloso?
-No no per carità… senti mi avevi chiamato solo per dirmi che ti sei comprato l’auricolare wireless?
-No. C’è una buona notizia: Samuel si è svegliato.
-Bene…
-Ma cazzo me lo potevi pure dire che era ridotto così, io sono andato in ospedale che gli avevo comprato il Corriere dello sport e me lo ritrovo coi tubi nel naso…
-Ti ha detto niente?
-È debole, non parla, però quando ho fatto il tuo nome mi ha guardato e ha detto una parola, non ne sono sicuro, ma mi pare abbia detto “bruciato”…
-Bruciato?
-Sparta… che cazzo è successo ieri sera?
-Lo vorrei sapere anch’io… ci vediamo domani in ospedale, io riparto domattina.

Continua…

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