Hasankeyf è un’antica città sul Tigri nel sud-est della Turchia, ricca di testimonianze storiche e di vitalità multi-culturale; la costruzione di una diga – la diga di Ilısu – la sommergerà. Tommaso, Francesco e Carlotta hanno deciso di tenerla in vita grazie a un documentario: “This Was Hasankeyf“
Come mai questo titolo?
TOMMASO: Il titolo di norma si dà alla fine. Per vari motivi, invece, abbiamo dovuto decidere in anticipo. Abbiamo usato un verbo al passato perché stona con l’effettivo ritratto che diamo del villaggio di Hasankeyf, che è attuale.
Abbiamo quindi voluto creare e sottolineare un contrasto fra l’idea della storia, di cui Hasankeyf è immensamente ricca, da un lato e dall’altro la particolare situazione che si è creata attorno Hasankeyf dall’annuncio della costruzione della diga. Visto dall’esterno il cambiamento, la Nuova Hasankeyf (alla costruzione della quale abbiamo fatto da testimoni durante l’anno passato), il progresso, l’abbandono del passato, sono tutti elementi percepiti quasi come ineluttabili. Su questo abbiamo dovuto per forza riflettere, e abbiamo deciso forse con amara ironia di darne un assaggio nel titolo scelto.
Se vi è un minimo comune denominatore, questo è quindi legato al concetto di perdita, un tema che ci sta molto a cuore. Perdita di uno stile di vita condiviso, legato ai frutti della terra, alla pastorizia come fonte di sostentamento o all’artigianato, in cambio di uno stile di vita standardizzato su modelli di consumo a noi più vicini.
E dopo i diversi mesi in cui abbiamo vissuto tra la polvere e l’acqua di Hasankeyf, è stato davvero duro affrontare insieme agli abitanti le conseguenze che il cambiamento comporterà.
Come è nato e si è sviluppato il desiderio di fare questo lavoro?
TOMMASO: L’idea del documentario THIS WAS HASANKEYF nasce verso la fine del 2011, quando, dopo aver trascorso diversi giorni nel villaggio di Hasankeyf, abbiamo avvertito la necessità di raccontarne la storia recente e futura, a modo nostro. E’ nato un percorso che è proseguito per diversi mesi, che ci ha permesso di scoprire un luogo splendido, spesso magico, ma anche duro e misterioso. La forza e la personalità delle persone che abbiamo conosciuto ce lo hanno raccontato, con le loro parole e le loro pratiche quotidiane.
Il valore aggiunto è stato dato dall’incontro tra il sottoscritto, Tommaso, e i miei collaboratori Francesco e Carlotta. Dal confronto quotidiano del nostro pensiero e dalla libertà di spazio che hanno avuto le nostre considerazioni in merito ad Hasankeyf – ed alla sua complessa situazione – nasce la struttura del documentario. Vogliamo quindi raccontare quanto preziose siano le memorie di queste genti, cosa sta succedendo oggi ad Hasankeyf e cosa queste persone pensino delle loro vite messe in discussione da progetti molto più grandi di loro.
Quali sono i temi a cui verrà dedicato piu spazio?
CARLOTTA: Prima o poi qualcuno arriverà ad Hasankeyf a decidere del futuro delle vite dei suoi abitanti. Questo film cerca di capire cosa possa implicare un cambiamento del genere e che valore possano avere la storia ed il progresso in una comunità rurale. Ma più di ogni altra cosa il film vuole raccontar i desideri, i dolori e i pensieri di questa gente. Dato che ancora siamo in fase di lavorazione è ancora presto per stabilire che tipo di equilibrio tematico riusciremo a raggiungere. Sicuramente il tema della diga e dei cambiamenti che comporta è un tema ineludibile anche per la violenza con cui entra nella vita delle persone. Inoltre per la zona in cui Hasankeyf si trova, e per la varietà etnica da cui è caratterizzata, anche la questione curda ha una sua forte rilevanza. Ma questi sono i temi che l’attualità storica propone, per noi il passo successivo è stato quello di indagare nella quotidianità della gente, di cercar di riscoprire e di salvare le loro memorie. E poi come si accennava sopra, abbiamo riflettuto molto sul concetto di perdita (della storia, del vissuto personale, delle abitudini) e sulle prospettive future e le scelte di vita dirimenti che gli abitanti sono costretti a prendere dai cambiamenti storici. In questo entravano ovviamente in gioco anche le nostre personali visioni su questi temi.
Quali sono a votro avviso i meriti del vostro lavoro?
CARLOTTA: Sicuramente il tempo speso laggiù, tempo necessario anche per entrare in dinamiche di accesso non immediato, come ad esempio l’universo femminile. Più in generale comunque possiamo dire che è stato fondamentale il tipo di rapporto confidenziale e in alcuni casi addirittura di vera amicizia che abbiamo instaurato con le persone e le famiglie, in cui vanno incluse anche quelle che non compariranno direttamente nel documentario ma che ci sono state d’aiuto. Altro punto importante a mio avviso è stata l’apertura nel dialogo e nel confronto tra i nostri diversi modi di percepire e capire, che si coniugheranno in una sola e condivisa riflessione. Saranno le immagini, che raccontano di una vita rurale lenta ma forte ed intensa, ad incaricarsi di esprimerla.
Come avete finanziato il vostro lavoro fino a questo punto e come pensate di portarlo a termine?
FRANCESCO: Finora ci siamo sostenuti con i nostri sforzi economici e con la nostra passione, senza cercare produttori o sponsor. E’ difficile, ma solo in questo modo si può rimanere veramente indipendenti e creativi. Ora però dopo un anno di riprese entriamo nella fase di postproduzione, la quale implica spese maggiori che noi non siamo in grado di affrontare da soli. Cerchiamo comunque di rimanere indipendenti dalle eventuali esigenze commerciali di un produttore e vogliamo portare avanti il nostro messaggio in cui crediamo fortemente. Per questo abbiamo dato il via a una campagna di crowfunding (traducibile in italiano con finanziamento aperto o dal basso) per cui a finanziare il progetto sarà chiunque lo riterrà valido. Anche una minima donazione può dire molto per noi. Per chi volesse saperne di più si trovano tutte le informazioni necessarie alla pagina http://www.indiegogo.com/thiswashasankeyf sulla quale è possibile vedere il primo trailer del film e dalla quale è possibile effettuare direttamente la donazione in due minuti. Per altre info sul progetto potete seguirci sul nostro gruppo Facebook dove potrete ricevere gli aggiornamenti sui trailer successivi e su molto altro riguardante l’attualità di Hasankeyf!
Per il lavoro fotografico su Diyarbakır di Tommaso Vitali: http://www.flickr.com/photos/tacvitali/
Per le attività di Carlotta Grisi nel Kurdistan turco: http://kurdistanturco.wordpress.com/author/carlottagrisi/
Per il lavoro sulla letteratura della regione di Francesco Marilungo: http://istanbulavrupa.wordpress.com/?s=francesco+marilungo oppure http://www.lankelot.eu/autori/francesco83
Filed under: politica interna, Turchia Tagged: Carlotta Grisi, diga a Hasankeyf, diga di Ilisu, dighe in Turchia, documentario su Hasankeyf, Eufrate, Francesco Marilungo, Hasankeyf, Tigri, Tommaso Vitali