Maurizio Gasparri interviene sui costi in bolletta accusando le lobby del fotovoltaico
Che la festa debba finire, come dice il rappresentanti del Pdl, è evidente.
Sul potere delle lobby del fotovoltaico invece si può avanzare qualche dubbio. Basta dare uno sguardo a come sono andate le cose negli ultimi anni. A parte la proliferazione di associazioni di categoria che rappresentano, ognuna per la sua parte, un pezzetto di mercato (dai fondi di investimento fino al più piccolo produttore), il lavoro fatto dai lobbisti non è stato poi così efficace. I decreti dedicati al settore sono cambiati per ben quattro volte e probabilmente, prendendo per buono l’allarme lanciato dagli stessi produttori, il prossimo ne decreterà la fine già dal prossimo mese di luglio.
Che poi tra rinnovabili e ambientalismo ci sia un vecchio feeling fin dagli albori del mercato è noto: come già detto l’intreccio tra ideologia ambientalista e industria delle rinnovabili non ne ha favorito uno sviluppo sano. Ovviamente ci sono e ci sono state delle importanti sinergie, ma le logiche di un’industria moderna e competitiva difficilmente si sposano con un movimento come quello ambientalista.
Un pasticcio insomma, per cui le fonti rinnovabili sono sempre state etichettate solo come “verdi”e non come potenzialmente utili al bilancio economico/ambientale del Paese. Per usare le parole del Ministro Corrado Clini in un’intervista pubblicata oggi da Repubblica: “non si possono sottolineare i costi delle rinnovabili e ignorare i vantaggi in termini di incremento del prodotto interno lordo, aumento del gettito fiscale, diminuzione del picco diurno delle domanda, miglioramento della bilancia commerciale”.
E sono proprio questi benefici che le lobby del fotovoltaico non hanno saputo, o voluto, spendere al meglio. Oggi i giornali dedicano ai costi del sistema intere pagine ma troppo poco è stato fatto in questi anni per raccontare l’altra faccia della medaglia. L’autoreferenzialità e soprattutto la divisione del settore non hanno favorito il confronto con altri gruppi di interesse, lasciando che ognuno coltivasse il suo orticello. Non a caso divide et impera è ancora attualissimo nell’italiano contemporaneo: tieni divisi i sottomessi per governarli meglio, cioè falli combattere tra loro.
Per qualcuno è più importante scendere in piazza come un movimento; per altri affidare dichiarazioni di intenti a comunicati stampa; per pochi cercare di dare qualche numero e rispondere a questo caos di cifre. Il tutto poi sempre in risposta all’emergenza e mai con la capacità di prevenirne i disastrosi effetti.
Certo, non è facile rispondere alle offensive dei più grandi media italiani, ma negli anni le opportunità per ritagliarsi la giusta credibilità non sono mancate. Così come il tempo per capire che le cose, prima o poi, sarebbero cambiate.
Forse sarebbe opportuno che il Senatore Gasparri, così come dichiarato all’agenzia Asca, facesse i nomi e i cognomi di questi lobbisti.
Un’assunzione di responsabilità e un po’ di trasparenza a questo punto sono dovute, sia da parte delle Istituzioni che delle imprese. Chi ha contribuito, in tutti questi anni, con le proprie bollette ad “alimentare un sistema per cui si è spesso troppo e male” deve almeno poterci capire qualcosa.