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Questione di moneta

Creato il 28 gennaio 2015 da Aletonti

franco-svizzero-euro

“Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’ hanno prodotto? Gli orologi a cucù.”
(Il Terzo Uomo, 1949)

E fu così che la riviera salutò i russi. Come se non bastasse la chiusura dell’aeroporto (ad oggi il Fellini non ha ancora riaperto, con buona pace dei buoni propositi e delle promesse), ci si è messa anche la svalutazione del rublo. Ora sono veramente poche le speranze di poter salvare un canale turistico-commerciale che ha tenuto in piedi la baracca dagli anni Novanta in poi. Ma si sono già trovati i sostituti, quindi non è il caso di versare troppe lacrime: i nostri vicini d’oltralpe della Svizzera. Con una provvidenziale decisione della banca centrale elvetica che ha sbloccato il franco dal cambio fisso con l’euro, rivalutando la valuta nazionale del 20%, le vacanze nella vicina Italia sono tornate ad essere appetibili. Qualcuno si sarà chiesto: perché l’hanno fatto? Qualcun altro avrà rilanciato: perché non l’hanno fatto prima?
Non che gli svizzeri siano una novità sui nostri lidi ma, alla pari dei tedeschi, hanno smesso da tempo di arrivare in massa nelle località della costa. Per quanto ci riguarda, devo dire che tra i nostri ospiti d’oltre confine gli svizzeri sono più numerosi dei tedeschi. Molti sono italiani emigrati che non rinunciano a tornare nella patria natia per le vacanze e quindi direi che non fanno testo. Poi ci sono quelli di lingua tedesca e francese ed è a loro che mi riferisco quando parlo di “svizzeri”.
Che genere di cliente è lo svizzero? In base alla mia esperienza, posso dire che è poco affabile, diffidente, esigente (anche se si sforza di non darlo a vedere) ed è più prevenuto verso gli italiani di quanto lo sia un tedesco, un francese o un austriaco.
Molti anni fa, quando ero ancora adolescente, mi trovavo in spiaggia con degli amici. Avevamo conosciuto due ragazze nostre coetanee, una delle quali era svizzera. Poco dopo che iniziammo a chiacchierare, seduti sugli scogli, in pieno giorno e in mezzo a tante altre persone, ho sentito delle urla in lontananza. Una voce di uomo si sollevava al di sopra del rumore delle onde e del chiacchiericcio della spiaggia. Ho quindi visto un signore di mezza età, con un folto paio di baffi e l’addome prominente, che avanzava veloce lungo la passerella di cemento tra gli scogli, gesticolando e sputando parole incomprensibili insieme a spruzzi di saliva. All’inizio non ho capito con chi ce l’avesse ma poi la ragazza svizzera ha cominciato a ribattere alle urla di quel signore che divenne paonazzo e che iniziò a strattonare la giovane per il braccio. Lei provò ad opporre resistenza e allora lui iniziò a picchiarla! Eravamo tutti impietriti. Ben presto la ragazza si arrese e fu trascinata in lacrime lungo la passerella, verso la spiaggia. Non avevamo capito una parola di quello che si erano detti ma il senso della scenata era chiarissimo a tutti. Non era soltanto questione di gelosia paterna, questo mi fu chiaro all’istante. Nella mia puberale ingenuità fu un piccolo shock. Quell’uomo non si rivolese mai a noi e nemmeno ci degnò di uno sguardo, la sua rabbia si concentrò tutta sulla figlia ma era fin troppo chiaro chi fosse il destinatario del suo disprezzo. Se così stavano le cose, chi gliel’aveva fatto fare di venire in Italia per le vacanze?
Con questo non voglio dire di aver sviluppato a mia volta dei pregiudizi e nemmeno che gli svizzeri non mi siano simpatici. Quasi tutti quelli che ho conosciuto grazie al mio lavoro, sono persone assolutamente amabili. Allo stesso tempo però, credo che sia utile sapere sempre con chi abbiamo a che fare e poche cose mi danno maggior soddisfazione dell’incrinare le scomode certezze che certi individui possono aver raggiunto a proposito di noi italiani.
Io preferirei credere che gli svizzeri scelgano la riviera romagnola (e l’Italia) perché c’è qualcosa che li attira e li affascina, non solo per i vantaggi del cambio tra valute e non mi sognerei mai di dire a qualcuno: dai, vieni da noi che ti conviene! Certo, è un fatto che va considerato, soprattutto in tempi di crisi ma lo lascerei sottinteso.


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