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Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita. (4° Domenica Quaresima anno C)

Creato il 09 marzo 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
10 marzo 2013
Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita. (4° Domenica Quaresima anno C)4° DOMENICA QUARESIMA ANNO C
Antifona d'Ingresso
Cf Is 66,10-11Rallégrati, Gerusalemme,
e voi tutti che l'amate, riunitevi.
Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza:
saziatevi dell'abbondanza
della vostra consolazione.

Colletta
O Dio, Padre buono e grande nel perdono,
accogli nell'abbraccio del tuo amore, tutti i figli che tornano a te con animo pentito; ricoprili delle splendide vesti di salvezza, perché possano gustare la tua gioia nella cena pasquale dell'Agnello. Egli è Dio...

Prima Lettura Gs 5,9-12
Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua.

Dal libro di GiosuèIn quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.

- Parola di Dio
Salmo Responsoriale Dal Salmo 33
Rit. : Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. - Rit.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. - Rit.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. - Rit.

Seconda Lettura2 Cor 5,17-21
Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. - Parola di Dio

 
VangeloLc 15,1-3.11-32Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita. Dal vangelo secondo Luca In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». - Parola del Signore
RIFLESSIONI
  • Questa parabola è una delle più note e per questo ne conosciamo bene anche i particolari.
Stasera mi ispiro a questo criterio: dare il messaggio della parabola, lasciando a voi, come sempre e più di sempre, l’impegno a rileggere la nostra vita alla luce della Parola letta. Siccome è molto ricca di messaggi e di scoperte, penso che sia anche facile un passaggio dal racconto alla nostra vita. In questo senso, la parabola può diventare un momento decisivo; non diamolo per scontato, ma cerchiamolo, perché il Signore parla, nel tempo liturgico, attraverso questa parola.
  • La prima linea è quella di individuare i personaggi, i soggetti del racconto: il Padre, i due figli (quello minore e quello maggiore) , la loro diversa avventura, e un quarto soggetto rappresentato dalla casa e dalla famiglia.
Il movimento va dall’uscita libera e presuntuosa dalla casa e dalla famiglia, per accennare poi ad un avvio di ritorno. Il figlio minore parte dalla casa con il cuore e le opere, mentre il figlio maggiore è sempre a casa, ma non c’è con il cuore. Infatti non ama la casa, il Padre che la abita, e tutto il resto. Questo primo sguardo ci aiuta ad individuare la sostanza del peccato, dell’abbandono e il motivo del ritorno appena accennato. L’esito lo conosciamo, lo intravediamo da come il figlio maggiore risponde. Qual è il peccato dei due figli? Qual è la risposta del Padre? Il fatto che il figlio minore è andato all’avventura e ha sperperato tutto è stato un comportamento aberrante. È questo il peccato? D’istinto lo sentiamo come un attentato. È lì la radice del peccato o non invece nel non accorgersi dell’amore del padre e che nella casa si sta bene, che in essa c’è la nostra verità? In fondo, i due figli, in modo diverso, commettono lo stesso peccato: uno nella fedeltà ambigua fatta di doveri, di pretese, del sentirsi completamente a posto perché fa tutto quello che gli è richiesto; l’altro invece nell’aver sperperato tutti i suoi beni. Come oggi questo può essere tradotto? La nostra esperienza cosa ci dice in proposito?
  • Sta di fatto che il figlio minore, se decide per il ritorno, è perché aveva consumato tutte le risorse e quindi era in pieno fallimento. Qui c’è un elemento da considerare: il non avere ceduto alla disperazione.
Di fronte al fallimento, avrebbe potuto lasciarsi andare ancora di più. C’è un elemento positivo: imparare a trarre lezione dalla propria esperienza. Per noi, è un invito a leggere la nostra esperienza: dove sta il senso della fuga e del ritorno? Nella frase del Vangelo : “…ritornò in sé…”. Leggendo la sua esperienza con onestà, il figlio minore si accorge che la casa del Padre è di gran lunga migliore dell’esperienza della fuga verso l’ignoto. In questo senso, anche se non arriva ad apprezzare l’amore del padre, sente la distanza del suo atteggiamento di figlio, che si accorge per interesse, per errore, di come a casa era possibile un’altra vita. Incomincia così ad intravedere il positivo che c’è presso il padre. Questa espressione resta nel vago, ma lascia a ciascuno di noi l’opportunità di essere attento alla propria avventura di vita, per vedere di cogliere le possibili ricchezze che ci sono. Il figlio maggiore, quello ritenuto bravo, che non dà pensieri e problemi ai genitori, è però lontano con il cuore, è concentrato su se stesso, è preoccupato della sua posizione. In maniera più esplicita, lascia intravedere qual è il peccato: il peccato è nel non riconoscere l’amore del padre. Entrambi i figli sono chiusi nel loro progetto, senza valutare adeguatamente il dono di avere un padre e una famiglia. Anche in questo intravedo un messaggio per noi. L’aspetto teologico più legato alla fede, vede in questa avventura la storia dell’umanità: Dio, che ha creato il mondo per amore, vede i suoi figli che non tengono conto, non rispettano, non valorizzano il dono ricevuto che è Lui stesso. C’è anche una lettura umana, nostra. Ad esempio: in famiglia, come si è capaci di valorizzare il dono di una casa, di una famiglia? e così anche valorizzare il rapporto tra fratelli, valorizzare il dono di una comunità (dove tante volte si dimentica il valore dello stare insieme e di godere della gioia, della grazia dell’opportunità dell’interdipendenza: per seguire un proprio impulso, non si bada a mettere in crisi il rapporto stesso).
  • C’è un particolare: il padre non fa niente per impedire che tutto questo succeda. Il padre, che è attento e che si accorge da lontano dell’arrivo del figlio minore che ritorna, ha il coraggio dell’umiltà di andare incontro al figlio maggiore per favorire la piena accoglienza e la piena interazione; è così perché ama, perché non vuole creare una gabbia dove si deve per forza di cose fare il bene.
Il vero bene è un atto di libertà; e la risposta, che il Signore si aspetta, è una risposta di amore. Tutto questo è frutto di un travaglio e di un cammino. Il Signore vuole questa libertà, affinché il figlio possa camminare in modo vero per un ritorno fruttuoso e gioioso. Il Padre, che fa suonare l’orchestra perché il figlio è tornato, fa parte della gioia. Questo ci richiama all’essere nella chiesa con gusto, con un respiro che va oltre il mio io, il mio progetto, che sa accogliere anche la diversità, portatrice (anche se per certi versi può rappresentare un problema) di una preziosa ricchezza di esperienze. Tra una famiglia rigida e una famiglia che lascia respiro, c’è differenza di qualità. Questo non vuol dire che il male sia sempre esclusivamente negativo, perché anche nel cammino che passa attraverso errori si può giungere alla verità della vita. Emerge l’importanza di essere attenti al profondo di se stessi, e di chiederci se ci muoviamo con gusto, con passione, con generosità oppure se siamo legati al formalismo dell’essere bravi, dell’essere a posto. Chiediamoci: siamo spinti dall’amore verso Dio e i fratelli?
  • La parabola ha tanti altri spunti; aspetta ora a voi rileggerla, riaccostarla e trarre frutto da questo incontro per coglierne altre sfumature.
Ad esempio: i particolari del vestito, dei sandali, dell’anello, che sottolineano l’aspetto del padre che non solo accoglie, ma inonda il figlio del suo amore. Altro insegnamento: se davvero vogliamo aiutare i fratelli, dobbiamo saperli ascoltare; ascoltandoli, possiamo aprire il cuore e accogliere i segni del padre. Uno potrebbe chiedersi: dov'è il padre? Chi vive il rapporto con il padre in modo vivo, è in grado di mostrare i segni della sua presenza. Ciascuno rilegga in profondità la propria esperienza e chieda al Signore la grazia di fargli capire con verità la posizione del suo cuore e la grazia della sincerità. MESSAGGIO
  1. Istanza della verità di sé.
Educarci all’attenzione di quello che siamo nel “cuore”. Rientrare in se stessi, nell’uomo interiore.
  1. Il figlio maggiore della parabola accusa il fratello e non se stesso
(cfr: i farisei preoccupati delle leggi e norme da osservare, senza andare al cuore che è l’amore)
  1. Spunti per la famiglia, la comunità, i gruppi.
Non sempre vi sono rapporti aperti, non sempre c’è dialogo, ascolto e scambio. Il cammino quaresimale è anche la scoperta del valore dei rapporti familiari, comunitari e di gruppo. C’è un cammino da fare dopo la presa di coscienza, dopo essere rientrati in se stessi.
  1. È il perdono che suscita il pentimento: nessun pentimento muove il figlio minore, solo la convenienza. Il pentimento nasce di fronte all’amore fedele del Padre, quando il giovane potrà rileggere la propria vicenda alla luce dell’amore del Padre, mai venuto meno.
  1. Entrambi i figli non riconoscono e non assumono il fatto di essere figli e non servi.

PREGHIERA EUCARISTICA

DELLA RICONCILIAZIONE II La riconciliazione con Dio, fondamento di umana concordia PREFAZIO È veramente giusto ringraziarti e glorificarti, Dio onnipotente ed eterno, per la mirabile opera della redenzione in Cristo nostro salvatore. Riconosciamo il tuo amore di Padre quando pieghi la durezza dell’uomo; e in un mondo lacerato da lotte e discordie, lo rendi disponibile alla riconciliazione. Con la forza dello Spirito tu agisci nell’intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia. Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese, l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono. E noi, uniti agli angeli, cantori della tua gloria, innalziamo con gioia l’inno di benedizione e di lode: Santo, Santo, Santo... Noi ti benediciamo, Dio onnipotente, Signore del cielo e della terra, per Gesù Cristo tuo Figlio venuto nel tuo nome: egli è la mano che tendi ai peccatori, la parola che ci salva, la via che ci guida alla pace. Tutti ci siamo allontanati da te, ma tu stesso, o Dio nostro Padre, ti sei fatto vicino ad ogni uomo; con il sacrificio del tuo Cristo, consegnato alla morte per noi, ci riconduci al tuo amore, affinché anche noi ci doniamo ai nostri fratelli.

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