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Qui. Appunti dal presente. Badanti

Creato il 17 maggio 2011 da Fabry2010

Qui. Appunti dal presente. BadantiE’ uscito il numero 24,
dell’aprile 2011,
della rivista
Qui. Appunti dal presente.

Il tema è: Badanti

Propongo una pagina
della rivista,
il sommario e
una breve presentazione.

Rommel Bondoc,
Nueva Ecija, Filippine, 1 ottobre 2010

Ricordo il giorno in cui dovevo discutere la tesi all’università. Proprio quel giorno mia zia Anita sarebbe partita per andare a lavorare negli Emirati Arabi. Avrebbe viaggiato insieme a una donna che insegnava in una scuola elementare pubblica a Nueva Ecija. Andavano entrambe a lavorare come collaboratrici domestiche. Fu allora che iniziai a chiedermi che cosa mi sarebbe successo dopo la laurea. Promisi a me stesso che non avrei mai lasciato il paese, che non sarei mai diventato uno dei Lavoratori migranti filippini all’estero (Overseas Filipino Immigrant Workers, o ofw).

In quel momento non mi rendevo conto che sarei stato il primo a non mantenere la promessa. Quando conseguii la laurea in ingegneria elettrica era il 2003. Nel 2007, dopo cinque anni di sforzi per trovare un posto di lavoro decente e ben pagato a Manila, iniziai a dirmi: “Con quello che guadagno in un mese non riuscirò a comprare mai niente di quello che desidero”. A essere sincero, lo stipendio che prendevo all’epoca bastava a malapena a mantenere me stesso. Non mi permetteva di mettere niente da parte per i miei genitori e neppure per mio fratello, che allora studiava in un college privato della provincia. Non mi consentiva neppure qualche risparmio. A volte non bastava neanche a coprire le mie spese giornaliere, a fare fronte a bisogni primari come mangiare, vestirmi e avere un tetto sopra la testa.

Così decisi di andare a lavorare in Medio Oriente. Il mio primo incarico fu in Arabia Saudita, a Dammam, dove rimasi sedici mesi, guadagnando dieci volte di più di quello che guadagnavo a Manila. In occasione delle mie prime ferie, nell’aprile 2009, arrivato al Naia [Manila Ninoy Aquino International Airport] fui accolto dal personale dell’aeroporto che, sorridendo, mi gridò: “Mabuhay ka kababayan! Bagong Bayani ng Bansang Pilipinas”, “Viva i kababayan, Nuovi Eroi delle Filippine” [“kababayan” è una parola tagalog che significa compagno filippino, compatriota o concittadino]. Rimasi sorpreso e, devo ammetterlo, quelle parole mi fecero piacere. Possono sembrare di circostanza, e tuttavia mi fecero sentire un pochino più orgoglioso di essere un ofw. Ma la domanda è: com’è che i Lavoratori filippini all’estero (come me) diventano Eroi della nuova generazione?

La maggior parte di questi ofw appartiene alla categoria dei “lavoratori manuali e non specializzati”. È il caso di mia zia e della sua amica, per esempio. Quest’ultima, che nelle Filippine faceva l’insegnante, ha barattato l’onore di aiutare e istruire i nostri bambini per qualche lavoro sporco come pulire i bagni o roba del genere. Durante il mio periodo a Dammam, la maggior parte degli ofw che ho avuto occasione di incontrare erano lavoratori non specializzati che facevano i manovali nei cantieri edili, i camerieri, i lavapiatti, i parrucchieri ecc. Inutile dire che anche all’interno del paese ci sono moltissimi lavoratori non specializzati disoccupati in questo momento.

Nel febbraio 2007 frequentai il mio pdos (Pre Departure Orientation Seminar, letteralmente “seminario di orientamento pre-partenza”, il cui scopo è di istruire l’aspirante ofw sulle condizioni di vita nel paese di destinazione, sulle sue leggi, i suoi usi e costumi, su quello che è ammesso e quello che non è ammesso). Devo confessare che non capii proprio tutto del seminario, e neppure della discussione che ne seguì e delle questioni di orientamento. La relatrice aveva una pessima pronuncia. Al termine ci chiese: “Avete compreso tutti lo scopo del seminario?”. Sussurrai con discrezione: “Più o meno, ma non completamente”. Poi rivolsi quella domanda a un’altra aspirante. Voleva fare la baby-sitter e la donna di servizio a Jeddah. Con mio sgomento, rispose: “Non ho capito neppure io. Per quel che me ne importa! Tutto quello che voglio è che mi mettano una firma sul permesso, così da potermene andare all’aeroporto”.
Allora, voi siete degli eroi? Perché io, questo è sicuro, non lo sono!

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SOMMARIO

Badanti, di Massimo Parizzi. Una pagina di diario da Nueva Ecija, Filippine: “Com’è che i lavoratori filippini all’estero diventano Eroi?”. A Mabini, Filippine, “le case più grandi, pressoché disabitate, sono di lavoratori all’estero…” (dal “New York Times”). Pagine di diario: l’arrivo dell’inverno ad Arctic Bay, Canada; una ragazza musulmana e “l’anziano professore dell’est europeo” (dagli Stati Uniti); le elezioni in Afghanistan; “affrontare la vita del dopo lavoro dipendente” (da Cercola, Napoli); “un filo di musica che attraversa il traffico” a Bologna; “la pioggia è stata forte oggi” (dalle Filippine); “se hai una colf, il mal di testa è garantito” (da Singapore). Brani dal Diario di una donna di servizio filippina a Singapore. La pubblicità di un film che esprime “l’anima e il cuore dei filippini”. Pagine di diario: due signore di Singapore e le loro colf; episodi di violenza a Bologna; l’alluvione in Veneto; Porta Saragozza a Bologna. Un saggio di Gianluca Giachery, Persone/non persone. Una poesia di Chandra Livia Candiani, Rifugio. Pagine di diario: “una mia vicina il cui figlio entrerà presto nell’esercito” (da Israele); un incontro fra una pacifista e un soldato israeliano (da Gerusalemme); colpi d’artiglieria fra le due Coree (da Uijeongbu, Corea del Sud); “mio zio è stato rapito” (da Mosul, Iraq); “ho l’aspetto di una tata?” (dalle Filippine); l’incontro su Internet fra una donna di servizio filippina e un giovane australiano (da Singapore). Un saggio di Claudia Liebelt, Sogni filippini e rotte mediorientali. Una poesia di Ingrid Coman, Straniera. Pagine di diario: da Shenzen a Macao per “un appuntamento con la nostra domestica filippina”; una donna afgana che vive nel terrore; “che cosa ricorderà Yousuf (6 anni) dei suoi viaggi a Gaza?”; una giornata di neve a Uijeongbu (Corea del Sud); una mattina d’inverno ad Arctic Bay, Canada; pogrom a Mosca contro immigrati dal Caucaso e dall’Asia centrale; il secondo compleanno di Zach a Uijeongbu, Corea del Sud; l’ultimo giorno di lavoro del 2010 (da Pechino); “Sono appena tornata dal container di prodotti alimentari che distribuiamo…” (da Hayward, California).

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Cosa è Qui. Appunti dal presente?

Questa rivista è nata nel 1999 per raccogliere testimonianze, descrizioni, osservazioni, riflessioni sul tempo privato-pubblico che viviamo in qualunque forma la scrittura consenta: appunti, poesie, racconti, lettere, saggi, pagine di diario ecc. Dal numero uscito nel febbraio 2005 è divenuta, privilegiando una delle forme che aveva sempre praticato, un diario. Viene pubblicata anche in un’edizione in inglese e i suoi collaboratori sono persone che vivono in diversi paesi del mondo; sia persone per le quali scrivere è un’attività quotidiana, a volte professionale, sia persone per le quali è un’attività soltanto occasionale o rara (intellettuali e non, insomma). Perché un diario? Per farci insieme, su queste pagine, “testimoni” del tempo che insieme viviamo, per leggerlo e commentarlo offrendo periodicamente al lettore la possibilità di ripercorrere, attraverso un “coro” di voci diverse, un passato recente che egli stesso ha vissuto in prima persona. Inoltre, un diario è un esercizio d’attenzione. E può essere anche un contenitore di pensieri, osservazioni, interrogativi sparsi: quelli che non giungono a farsi “compiuti”, e che soprattutto in questi anni, in cui si tratta di ripensare tutto, possono essere un aiuto prezioso. Infine, il diario è un genere di scrittura “personale” per eccellenza, e questa rivista ha sempre voluto essere una rivista di singole persone che parlano a e con singole persone.

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