Raccattando raccattando, il Maninchedda...
Creato il 17 giugno 2011 da Zfrantziscu
Più si avvicina la data di approvazione del Piano triennale per la lingua e la cultura in Consiglio regionale e più aggressivo diventa l'interesse a stravolgerne i contenuti, soprattutto quelli che riguardano l'unitarietà del sardo, la sua standardizzazione, l'uso veicolare a scuola e all'università della lingua sarda e delle altre lingue alloglotte. Negli ultimi tempi, il ruolo politico di collettore degli interessi conservatori (comprandores, avrei detto ai tempi degli innamoramenti terzomondisti) lo ha assunto un ordinario di Filologia romanza presso la Facoltà di Lingue dell'Università di Cagliari, Paolo Maninchedda.Per svolgere questo suo compito ha rispolverato due vecchi studi, datati e assai controversi, di Giovanni Lupinu e di Emilia Calaresu e uno più recente di Marinella Lörenczi, giustamente sbertucciati da Roberto Bolognesi nel suo blog al quale rimando per non ripetere cose già dette. Se Maninchedda fosse solo un ordinario di filologia romanza, tutto finirebbe in un acceso dibattito culturale fra chi pensa al sardo come un dialetto da conservare fra gli affetti personali e chi, invece, lo ritiene una lingua nazionale da valorizzare e da coufficializzare. Ma Maninchedda è un influente uomo politico che non solo mi convinse a rivotare Psd'az dopo quasi venti anni, ma che orienta le decisioni del Parlamento sardo, nel quale siede come esponente, appunto, del Partito sardo d'azione. Nei giorni scorsi, quando è stato proposto di portare a sei milioni il contributo della Regione alle Università sarde, non risulta si sia unito al presidente della Commissione cultura, Attilio Dedoni, nel suo tentativo di mettere in guardia i consiglieri regionali: “La legge regionale numero 26 (quella sulla lingua e sulla cultura, NdR) vuole anche che ci sia la giustificazione di come vengono utilizzati i fondi che vengono dati all'Università”. Né risulta abbia preso le difese del suo collega di maggioranza di fronte all'assalto all'arma bianca di Gian Valerio Sanna, Pd, che addirittura avrebbe voluto dare alle università dieci milioni a scatola chiusa.È nella sua veste di uomo politico che oggi recupera sul suo blog ("La tirannia della Lsc", esagerato!) un documento non firmato di duro attacco alla Limba sarda comuna e all'Ufficio regionale della lingua sarda raccattato nel sito dell'Accademia del sardo che, alla vigilia dell'approvazione del Piano triennale, chiede al Consiglio di cambiarlo proprio nel senso voluto dai Lupinu, dalle Calaresu, dalle Lörenczi e, in generale, da quanti vorrebbero la divisione in due della lingua sarda. Per Maninchedda, il documento dell'Accademia “è un buono spunto per costruire una posizione seria sulle politiche linguistiche”. Buono, pare di capire, il tentativo di dividere la lingua sarda e buona la richiesta di defenestrare il direttore dell'ufficio della lingua sarda, cosa questa che è da tempo nei sogni di Maninchedda che mal sopporta la non genuflessione davanti a lui e all'accademia universitaria.Questi dell'onorevole sardista sono due vecchi pallini anche del presidente della Provincia di Cagliari, Graziano Milia, del Pd. Buono a sapersi, comunque. Settori della sinistra radicale fanno da tempo la corte a Paolo Maninchedda, disposti a perdonargli tutto purché “porti a sinistra il Psd'az”, e pronti anche a farne il candidato della sinistra alle prossime regionali, in alternativa a Renato Soru. Per ora, ma non da ora, Maninchedda è alternativo a Soru che ha lasciato dopo averlo esaltato. In fatto di lingua e di identità nazionale sta dimostrando di esserlo ancora di più. Su, ancora un piccolo sforzo: “porti a sinistra il Psd'az”.
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