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Il raperonzolo, il cui nome scientifico è Campanula rapunculus, è una specie di radicchio selvatico, di un bel verde tendente al chiaro, che cresce in determinate aree in primavera. È un’erba molto fragile, delicatissima, che vuole molte attenzione in fase di raccolta, di trasporto e pulitura. La si consuma prevalentemente cruda e freschissima, proprio per non perdere nulla del suo sapore. Ma è stupenda anche in alcune preparazioni cotte, come vedremo. Di questa pianta spontanea si mangia tutto: le foglie e la piccola radice ricoperta da una leggera peluria. La radice, molto croccante, ha un curioso sapore di frutta secca. Un suo buon utilizzo può essere anche quello di erba da ‘completamento’, utilizzata cioè un po’ come il prezzemolo sopra pastasciutta leggera o risotti delicati.
Anni fa durante una passeggiata nella bella pineta di Ravenna, alcuni signori anziani in cerca di erbette per fare una frittata, mi segnalarono il raperonzolo come un'erba introvabile e dal gusto sopraffino, mi regalarono qualche rapa lunga, sottile e bianca con attaccato le delicate foglie verdoline. A casa mangiai i fittoni con olio e sale e pepe e con le foglie feci una gustosa frittata. Si sbattono le uova con poco sale e poco pepe e si versa il tutto in padella si aggiungono quasi alla fine della cottura i raperonzoli sminuzzati con le mani.
Quest’erba spontanea è conosciuta da pochi, molto utilizzata in passato, quando il rapporto con le erbe di campo era sicuramente più stretto, ora mantiene una certa popolarità solo in determinate zone geografiche. Come in Romagna, per esempio, in comune di San Giovanni in Galilea dove ogni anno, nella domenica successiva alla Pasqua, si dedica una sagra o come in Veneto, specialmente sui colli iberici, dove viene venduto anche a 35 Euro al chilo.
acquarello di Teoderica
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