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Rcs. Giallo sui titoli venduti ad acquirente sconosciuto

Creato il 12 luglio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
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Thanks to Stefano Stabile.

Non è Camilleri né Agatha Christie e neppure John Grisham ad aver scritto la trama sottesa di questo giallo d’estate. È il giallo Rcs a far da padrona sulla scena. Ci si domanda chi sia il nuovo socio segreto del megagruppo editoriale italiano, ma al contempo ci si chiede se gli acquisti siano stati effettuati da fondi speculativi o chissà da quale altra fonte. Unico dato certo? Nella giornata di ieri, nel corso della seconda asta, i diritti inoptati sono andati esauriti al completo. Insomma, sono stati dati in vendita titoli inoptati in una percentuale pari al 14% dell’aumento di capitale. Le informazioni che lentamente trapelano non permettono tuttavia di ottenere nell’immediato una panoramica esaustiva dell’azionariato, che vede del resto il contributo di nomi celebri come Della Valle con l’8,81%, Mediobanca col 15,1% e la Fiat col 20,1%.
Per capire la vicenda è necessario fare un piccolo passo indietro. Dopo ogni aumento di capitale il valore della singola azione dovrebbe scendere per un effetto di diluizione del capitale sociale, a meno che l’azionista non sottoscriva l’aumento di capitale compensando quindi la diminuzione del valore delle azioni con un loro maggiore numero. Se non ha intenzione di acquistarle, e i piccoli azionisti spesso non hanno interesse, può vendere il diritto di acquisto (diritto inoptato) e recuperare la perdita che andrà a subire. Chi compra il diritto ha intenzione di acquistare le azioni al prezzo di offerta, avendo la certezza di non dover pagare di più e in aggiunta, se compra tanti diritti, può assumere una partecipazione rilevante spendendo un cifra ragionevole e certa. Il giallo di queste ore si sviluppa proprio intorno all’ultima di queste ipotesi. Infatti, nella giornata di ieri Piazza Affari ha segnalato un acquirente, che in formula unica, ha ordinato un quantitativo di inoptato fra il 4 e il 5%, corrispondente verosimilmente al 3,5% del capitale Rcs. Successivamente, a cascata, una serie di altri intermediari ha effettuato diversi acquisti relativamente alle quote frazionali dei diritti. Nonostante questo pacchetto di intermediari che hanno scaldato nella giornata di ieri Piazza Affari, il mercato non riesce tuttora a capire se le altre quote siano da ricondursi ad un solo compratore. In termini più concreti, se la realtà fosse di un unico acquirente, disponendo di un pacchetto quantificabile sull’11%, potrebbe raggiungere il podio come terzo posto fra i soci, dopo Fiat e Mediobanca.
In queste ore la Consob sta lavorando a ritmo serrato per svelare il mistero che attualmente grava su Rcs, e in questo senso ha espressamente richiesto ai singoli intermediari di conoscere per chi abbiano in realtà operato. La Consob, insomma, volendo risalire il fiume, vuole quanto prima scovare il nome dei veri acquirenti. Alla stessa maniera l’Authority di Borsa sta operando nella medesima direzione, valutando i diversi scenari possibili: dall’unico compratore ai diversi soci. Resta comunque sempre attendibile l’ipotesi che le quote siano state comprate non tanto per esercitarle, quanto invece per ritirarle dalla piazza. Il ritiro preventivo dalla piazza, infatti, garantirebbe al gruppo di far sì che le quote stesse non finiscano nell’eventualità in mani sbagliate. Ma se così fosse, le banche del consorzio di garanzia dovrebbero reggere sulle proprie spalle una percentuale considerevole della quota residua dell’aumento Rcs.
Quella che un tempo sarebbe stata ribattezzata “la caccia alle streghe”, oggi è in realtà una caccia a quanti hanno acquistato i titoli inoptati. Sono così giunte immediate le smentite da parte di Fiat e Della Valle, alle quali hanno fatto seguito Investindustrial di A. Bonomi, il fondo Clessidra e l’editrice Axel Springer. Sotto i riflettori vi sarebbe anche il megagruppo mediatico di Rupert Murdoch, Newscorp, ma un portavoce accreditato ha da subito smentito l’acquisto. A raffica le ulteriori smentite: la Sator di M. Arpe e la Kairos di P. Basilico. Intanto, ennesima notizia inattesa sul conto di Rcs dopo il giallo sull’acquisto dei titoli: nella giornata di ieri il gruppo editoriale italiano ha chiuso in anticipo la vendita dell’Internet company Dada, grazie all’accordo raggiunto anzitempo con Orascom. L’accordo determinerebbe, infatti, un beneficio stimabile intorno ai 58 millioni anche se il mercato non ha gradito questa operazione e il titolo Dada ha perso il 13,8% in seguito alla cessione.

Articolo di Stefano Boscolo Francesco Boccardo


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