Questo film è la biografia di una donna comune che stava per scoprire una cura per il cancro pur non essendo medico. Il motivo è che ne era affetta (tumore al seno) e aveva paura di morire. Un argomento serissimo quindi che però qui viene trattato con la solita pesantezza del melodramma ma, con una visione più intimista, perché malgrado ad Annie ne succedano di cotte e di crude (il marito, un ridicolo Aaron Paul, la tradisce perché non riesce più a fare l’amore guardando il seno mancante, il figlio la odia e guardate è difficile anche elencare tutti i casini della sua vita), coinvolge veramente molto poco chi ha intorno in quello che le succede e vive il melodramma solo dentro se stessa.
Annie è Samantha Morton che davvero, sono felicissimo di vedere, perché fin da quando esordì, dimostrò di essere una grandissima attrice. Fra l’altro sospetto che abbia cambiato agente perché da almeno due anni sta avendo ruoli migliori in film di altissima qualità… però non è questo il caso! No, questo non è proprio di qualità. È una cosuccia.
Annie Parker è un film a malapena sufficiente nella sua sostanza e non lo è per niente nella sua estetica (il regista è un direttore della fotografia, anche lui uno dei tanti registi biodegradabili in USA… non inserisco neanche il nome perché tanto dopo un secondo lo avreste già dimenticato). Oltretutto ha un doppiaggio stridente per scelta di voci e me ne dispiaccio assai.
Ve lo dico con molta sincerità a mio parere il melò in una biopic è IL MALE.
Quindi non importa che tu sia la mia adorata Samantha Morton o una gazzella, quando ti rifilano un biopic troppo melò, inizia a correre.
Fabio Secchi Frau