Collana: Gli Elefanti Saggi
Editore: Garzanti
Pagine: 168
Prezzo: € 11.60
Trama: In Aspetti del romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1927, Forster affronta, non da dotto ma da «uomo del mestiere», i problemi e gli strumenti dell'arte del narrare. Così, le categorie che propone al lettore sono a un tempo semplici e fondamentali, non mediate da alcuna impalcatura accademica e insieme sommamente precise: «storia», «persone», «intreccio», «fantasia», «profezia», «modello e ritmo». Racconto critico, scrittura e chiarezza concettuale sono le caratteristiche di questo libro, divenuto ormai un classico esempio di saggistica d'autore, più importante e illuminante delle migliaia di pagine dedicate alla «scrittura creativa». «Sincerità e grazia di Forster», scrive Giuseppe Pontiggia nella prefazione. «Dono di uno stile che emula la poesia con cui si misura.»
RECENSIONE Aspetti del romanzo è un piccolo volume illuminante. Uno sguardo disincantato e lucido sulla nascita delle parole e la scrittura che le unisce. Forster, da fine intellettuale qual è, c’introduce passo per passo alla scoperta degli elementi del romanzo attraverso esempi e paragoni con alcuni scrittori che hanno lasciato un segno indelebile nella letteratura del XIX secolo: Scott, Dickens, Dafoe, Austen, Tolstoj. Un confronto che non può che arricchirci nel comprendere gli elementi che trasformano un’idea in un libro.
Un romanzo, sostiene Forster, nasce da una storia. Una storia è un insieme di eventi disposti in senso cronologico. Il talento del romanziere è quello di saper disporre tali eventi secondo l’elemento della suspense. La suspense è ciò che tiene viva l’attenzione del lettore, il resto è contorno. Pagina dopo pagina, Forster si pone come novello Virgilio nella guida all’affascinante mondo del narrare. Assistiamo così all’entrata in scena di Moll Flanders, di Dafoe, in diretta sfida con L’antiquario di Sir Walter Scott dal cui confronto Forster trae lo spunto per chiarire la differenza tra personaggi piatti e personaggi tondi, monodimensionali e sfaccettati. La differenza sta nell’essere, pur in una dimensione romanzata del non è, verosimigliante, all’interno della storia, a quello che è. E pone come esempio magistrale di personaggi tondi quelli di Jane Austen e del Tolstoj di Guerra e Pace, in quanto costante sorpresa per il lettore. E’ nel momento in cui non riusciamo a prevedere le mosse di un personaggio, che questo si mostra credibile e appassionante.
Con stile veloce, chiaro, conciso ma facendo l’occhiolino a una prosa mai superficiale, né banale, Forster mette in discussione alcuni dei fondamenti della semiotica di alcuni grandi autori, con argomentazioni che affascineranno anche il più cinico dei lettori/scrittori. Credetemi se vi dico che, dopo la lettura di questo volume, la scrittura, e la lettura critica di un libro, ha acquisito per me una nuova quanto irresistibile dimensione.