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Recensione “Come pelle di bambù” di Michela Vanon Alliata

Creato il 22 agosto 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Simona Postiglione

Cari lettori,
vi è mai capitato di iniziare una lettura e, per un motivo o per l’altro, interromperla dopo qualche pagina? L’ultimo romanzo che ho riposto sul comodino in attesa di riprenderlo, colta da nuova, folgorante ispirazione, è stato quello scritto da Michela Vanon Alliata, edito dalla casa editrice Pendragon: “Come canne di bambùAttenzione: ho smesso di leggerlo perché vittima anch’io dell’altalena emotiva che è la vita, non certo perché l’autrice mi abbia annoiata; tutt’altro, le pagine lette mi sono rimaste dentro, al punto da richiamare la mia attenzione in vari momenti, invitandomi letteralmente a riprendere la lettura da dove l’avevo interrotta. Possono poche pagine esercitare un tale richiamo sul lettore? Testimonio che sì, è possibile, e non perché la trama si fosse rivelata da subito avvincente (non ero neanche giunta al punto di farmene un’idea), quanto per l’intensità emotiva che il linguaggio di Michela Vanon Alliata mi ha trasmesso. Recensione “Come pelle di bambù” di Michela Vanon Alliata Titolo: Come canne di bambù Autrice: Michela Vanon Alliata Casa Editrice: Pendragon Collana: Linferno Pagine: 264   Prezzo: 14.50 Euro
 
Trama: Amore e sensualità, aspirazioni e rinunce, attese e illusioni spezzate: un lungo flashback attraverso le individuali esistenze, nell'insanabile conflitto tra illusione e realtà. Sul filo dei ricordi, delle associazioni e dei sogni, due anime, apparentemente così diverse, si cercano, si riconoscono, si sfiorano. Un legame profondo e segreto, ritratto con precisione psicologica e divertita ironia, stretto in un intreccio ricco di colpi di scena da cui emerge la forza salvifica, e al contempo distruttiva, del desiderio.
RECENSIONE Gennaio 2007. Vittorio, bellissimo ragazzo di vent’anni, si presenta a casa di Saverio, analista, e gli comunica che sua madre Lisa è morta un anno e mezzo prima. E’ lì per lasciare a Saverio un plico di lettere ritrovate a casa della madre, lettere che gli appartengono. Saverio si sente mancare, piegato su se stesso scoppia a piangere: dolore, disperazione, vergogna, sono i sentimenti che lo attanagliano. 

Inizia così il romanzo d’esordio di Michela Vanon Alliata e il lettore si trova da subito catapultato nel groviglio di sentimenti che sconvolgono il suo protagonista maschile, mentre il passato riaffiora nel ricordo. L’uso sapiente di aggettivi dà calore e sostanza alle emozioni, descrizioni palpabili che stringono l’immaginazione alla gola e fanno venire voglia di urlare con la stessa disperazione di Lisa, la protagonista femminile.

“…ma non vedeva, non si accorgeva… e avrei voluto urlare dalla disperazione... non sentiva, non capiva che la mia vita, che tutta la mia vita era raccolta nell’attesa di un suo gesto…”

Da sfondo il mondo dell’analisi: irreale e assurdo, governato da un rituale immutabile, in cui le parole pesano come macigni e una volta pronunciate non c’è più verso di cancellarle e tornare indietro. Nasce così l’amore sensuale di Saverio e Lisa, donna infiammabile, incandescente, seducente e seducibile, in contrapposizione all’equilibrio e alla calma così assoluti di lui, che nulla sembrava poter turbare. In realtà l’equilibrio di Saverio sarà minato dal suo incontro con Lisa e, dopo anni di analisi perpetuata, si scoprirà insicuro e irrequieto. Sono due persone molto diverse tra loro, che però cercano disperante la stessa cosa: il senso di riconoscimento nell’altro, l’appartenenza, l’appagamento emotivo e fisico che solo il desiderio accende.

Il romanzo racconta del profondo legame che unirà Saverio e Lisa per il resto della vita, analizzato con grande capacità introspettiva dall’autrice, che consente così al lettore di sentire i protagonisti e di immedesimarsi nel loro bisogno di essere amati, riempiti, saturati. Se è vero infatti, come riconosce Saverio, che le paure di Lisa sono molto radicate in lei, mai accolte e elaborate, è altresì vero che anche l’analista deve imparare a riconoscere le sue. Emerge la fragilità di entrambi: chi cura non è immune dal dover essere, a sua volta, curato. Con il tempo, il mondo dell’analisi che Lisa aveva inizialmente sentito ostile, con i suoi silenzi penosi, le apparirà sotto una luce diversa e, nonostante Saverio finirà per escluderla fisicamente dalla sua vita, Lisa acquisirà finalmente maggiore consapevolezza di se stessa e scoprirà di poter essere felice anche senza di lui.

“Da più di un anno non aveva notizie di Lisa. Non ci pensava quasi mai, eppure la sentiva presente alla sua coscienza in modo oscuro, preciso e infallibile. A tratti era la sensazione fisica dell’intimità a sommergerlo, il ricordo della sua nudità calda; in quei momenti sentiva un’agitazione, un rimescolio del sangue che gli facevano male. A volte era un’ondata , un fluire di tenerezza che saliva dalle profondità del suo essere. E allora, senza averne l’intenzione, finiva per trovare in fondo a ogni suo pensiero il ricordo di lei.”

Saverio sceglierà la sua famiglia, la vita e le sicurezze che aveva prima di incontrare Lisa, ma verrà assalito dal rimpianto della sua presenza, di quegli anni passati via rapidi come un sogno. Metterà la parola fine alla loro relazione per tornare ad essere l’uomo posato che era, avvolto nell’armatura rassicurante della maturità, moderatamente soddisfatto di sé e della propria vita, ma anche un poco spento. Da quando erano divenuti amanti, un flusso nuovo di energia nuova era entrato in lui; ora, con quella decisione dolorosa, dettata solo ed esclusivamente dalla sottomissione alla dura e necessaria realtà che era la sua vita oltre Lisa, Saverio consapevolmente la perdeva. Il protagonista è combattuto tra il lasciarsi andare alla passione e l’istinto di sfuggirla perché, se da un lato la considera arricchente, dall’altro gli fa paura per l’aspetto distruttivo che potrebbe avere.
Una storia che si legge con interesse e curiosità, perché l’animo umano e le motivazioni che lo spingono in una direzione o nell’altra, rappresentano da sempre un mistero da sondare e svelare. Recensione “Come pelle di bambù” di Michela Vanon Alliata L'AUTRICE:  Michela Vanon Alliata vive a Venezia dove insegna letteratura inglese a Ca’ Foscari. Studiosa dei rapporti fra arti visive e letteratura, narrativa gotica e fantastica, ha scritto su James, Stevenson, Mary Shelley, Conrad e Coetzee.Come pelle di bambù è il suo romanzo d’esordio.


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