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Recensione di Nelle foreste siberiane di Sylvain Tesson

Creato il 22 dicembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

8 Flares 8 Flares × Recensione di Nelle foreste siberiane di Sylvain TessonVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Sylvain Tesson
Pubblicato da:Sellerio
Collana:Il contesto
Genere:DiarioNarrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
in offerta
scontato
Trama:

Si può vivere senza Internet? Qualcuno ci ha provato. E per farlo ha scelto una piccola capanna sulla sponda del lago più antico del mondo, il Baïkal, in Siberia. Un’esperienza da eremita nei boschi in compagnia di libri, sigari e vodka.


Lo scrittore, giornalista e grande viaggiatore francese Sylvain Tesson, divoratore di chilometri a piedi, a cavallo e in bicicletta, ci racconta in Nelle foreste siberiane la sua esperienza di viaggio da fermo. Per sei mesi, dal febbraio al luglio 2010, decide di appendere lo zainetto in una capanna di soli nove metri quadrati situata sulla riva occidentale del lago Baïkal, una delle sette meraviglie della Russia, all’estrema punta del capo dei Cedri del Nord. Qui trascorre le sue giornate e registra i suoi pensieri quotidiani in un quaderno che poi si trasformerà in un diario, già vincitore del rinomato Premio Médicis 2011.

Nella taiga e nell’immobilità l’autore subisce una metamorfosi, e scopre qualcosa che il viaggiare non gli dava più, qualcosa che anche l’uomo moderno, perennemente connesso, ha dimenticato: il fluire del tempo. Il detto popolare vuole il tempo tiranno. Si sa il tempo scorre via inesorabile, inafferrabile come sabbia tra le dita di una mano. Ma cosa succede quando sembra essercene troppo ? Come impiegarlo? Pescare per procurarsi cibo, tagliare la legna per riscaldarsi con la stufa, guardare il panorama fuori dalla finestrella della capanna sorseggiando tè e leggendo un buon libro. Passeggiare all’aria aperta, contemplare il mondo vegetale e animale. Così il tempo si converte in un grande maestro. Il freddo viene sconfitto con un buon sorso di vodka, e l’isolamento è interrotto solo da qualche sporadica visita.

 

Approfondimento

Che cosa avrà spinto il giornalista francese a trascorrere sei mesi in una capanna isolata? Conosceva quei luoghi perché ci era stato qualche anno prima, di passaggio. Durante quella prima visita vide delle capanne abitate da eremiti che su di lui esercitarono un grande fascino, tanto da ripromettersi di provare a fare quell’esperienza lui stesso un giorno. L’eremitaggio di Tesson è, come lui stesso dichiara, un farsi da parte, un volontario allontanamento dalla società. L’autore non si riconosce nel ruolo del ribelle, del rinunciatario, del mistico ma in quello dell’uomo che vive anche senza la società, dell’uomo dei boschi che cerca di riconciliarsi con quel mondo che l’uomo moderno ha addomesticato e piegato al suo volere.

Il diario che leggerete non è il semplice resoconto di un’avventura inconsueta. In esso troverete un dialogo intenso dell’autore con se stesso, con chi ha scritto e meditato a lungo sulla condizione umana, e una profonda riflessione sulla nostra contemporaneità – il consumismo, l’ipotesi di una decrescita per far fronte all’attuale crisi economica mondiale, l’iperconnettività delle nostre vite. Il suo sguardo sul mondo occidentale è corroborato da un elenco di letture disparate ma il messaggio che da esse ne scaturisce è sempre puntuale anche quando il libro sembra avere poco o nulla in comune con quanto l’autore sta vivendo. Tesson è un uomo solo in mezzo alla natura. Il suo mondo è tutto dentro e fuori la capanna che da semplice riparo diventa madre-capanna, uovo, tana. Il diario di Tesson è ricco di riflessioni personali che vanno dall’individuale al generale astratto e di magnifiche descrizioni della natura circostante. Il suo è uno sguardo lontano e ravvicinato al contempo, spesso venato da un leggero tocco di ironia e di autoironia.

“A sera nevica ancora. In simili casi il buddhista dice a se stesso «Non aspettiamoci niente di nuovo»; il cristiano «Domani andrà meglio»; il pagano «Che significa tutto questo?»; lo stoico «Vediamo quello che succede»; il nihilista «Seppellisca pure ogni cosa!». Io: «Devo uscire a far legna prima che i tronchi siano del tutto ricoperti». E vado a letto dopo aver messo un altro ceppo nella stufa.”

Le giornate si susseguono così tra letture, bevute di tè e vodka, escursioni nel territorio circostante, un po’ di pesca e tante passeggiate in compagnia di due cani che lo accompagneranno negli ultimi mesi. E quando ai primi di giugno gli arriva una copia vecchia di una settimana dell’Herald Tribune grazie a un olandese imbarcatosi su un peschereccio russo, una breve scorsa alle prime pagine sarà sufficiente per meditare un prolungamento della permanenza in quelle terre desolate e per pensare al migliore utilizzo di quella carta stampata. Un libro piacevole, istruttivo e interessante che ha solo bisogno di un po’ di spazio nel vostro tempo, di silenzio e solitudine per farsi leggere e amare anche da voi.

Paola Buoso

Sylvain Tesson

Scrittore, giornalista e grande viaggiatore Sylvain Tesson è nato nel 1972. Dopo un giro del mondo in bicicletta si appassiona all’Asia centrale, che visita frequentemente a partire dal 1997. Come autore esordisce nel 2004 con un racconto di viaggi, L’Axe du loup.

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