Effetti collaterali: Sogno o son desto?
Un thriller di chiara ispirazione hitchcockiana, un omaggio e insieme una rivisitazione del genere scoperchiando alcuni temi cari al vivere contemporaneo: il male di esistere, la felicità illusoria, una competitività che fagocita e schiavizza l’umanità tutta, la vendetta, il sottobosco del folle connubio tra il mondo medico e quello delle case farmaceutiche. Dopo essersi avventurato nel mondo ‘magico’ dello spogliarellismo maschile (“Magic Mike”), Steven Soderbergh è tornato, ma solo per dare l’addio alle scene: il suo ultimo atto si chiama “Effetti collaterali” e poi lascerà Hollywood, giusto il tempo di una pausa per dedicarsi al teatro. L’annuncio lo aveva dato qualche mese fa alla Berlinale dove il film, nelle sale italiane dal 1 maggio grazie a M2 Pictures, era stato presentato in concorso in compagnia dello sceneggiatore Scott Z. Burns, che già per lui aveva firmato “The Informant” e “Contagion”, e dei due attori protagonisti, Jude Law e Rooney Mara, che per convincere non hanno bisogno di presentazioni. Bastano le loro performance: la maturità del primo (dottor Jonathan Banks) nel portarsi sulle spalle una storia in cui nulla è come sembra, nel cambio di registro imposto dal repentino passaggio dal ruolo di vittima a quello di deus ex machina; lo sguardo folle e annebbiato della seconda (Emily Taylor), inafferrabile e inquieta femme fatale.
Emily ha aspettato suo marito Martin, arrestato con l’accusa di insider trading, per quattro lunghi anni. Ma il rilascio non è servito a placare lo stato di depressione in cui è sprofondata. Per combattere l’ansia, lo psichiatra Banks le prescrive un nuovo farmaco, l’Ablixa, ma gli effetti collaterali della sua assunzione sembrano agghiaccianti…
Un thriller composto, lucido ed equilibrato, dall’impianto classico su cui si innestano le inconfondibili scelte registiche e le consolidate abilità tecniche di Soderbergh, capace di mettere in scena uno script dalle svolte infinite, dove i ruoli si ribaltano e i registri si sovrappongono, in una migrazione di generi: dal giallo alla critica sociale, all’horror.
Ma il regista di Atlanta si spinge ancora oltre. Perché se è vero che alla fine gli equilibri verranno ricomposti e la verità ristabilita, è altrettanto chiaro che “Effetti collaterali” non offre finali consolatori, né risposte assolute, ma solleva dubbi e interrogativi che Soderbergh distribuisce meticolosamente all’interno della pellicola indagando e puntando il dito su certe dinamiche sociali.
Fatta eccezione per alcune forzature, soprattutto nella parte finale, il film si rivela un buon mix di entertainment e cinema di riflessione, un cocktail di suspense e esistenzialismo.
di Elisabetta Bartucca