Rob Cohen, regista di Fast and Furious e La Mummia, torna sul grande schermo con un action thriller intitolato Alex Cross, nelle sale italiane dal prossimo 18 luglio. Ideato da James Patterson, il detective Cross (Tyler Perry) profiler della polizia di Detroit, deve catturare un serial killer soprannominato Picasso, che sta seminando il panico e uccide le sue vittime a sangue freddo. Cross deve riuscire ad entrare nella mente del folle assassino per prevedere le sue mosse, ma la spietata caccia all’uomo riserva al detective un durissimo colpo e provoca lo sconvolgimento della sua vita privata.
Alex Cross, adattamento cinematografico del romanzo “La memoria del killer” di James Patterson, si ripropone di tornare alle origini del personaggio, interpretato dapprima da Morgan Freeman ne Il Collezionista e Nella Morsa del Ragno. “Sapere che era stato Morgan Freeman a interpretare quel ruolo mi intimidiva, ma è stato anche eccitante fare qualcosa che anche Morgan aveva accettato” ha dichiarato Perry in un’intervista. Accanto a lui Edward Burns che interpreta il collega della polizia e un irriconoscibile Matthew Fox nei panni del serial killer psicopatico e scheletrico, tutto nervi e muscoli e con circa 17 chili in meno. Il cast è forse l’unica scelta vincente del film, che sprofonda nella banalità e nella retorica, a causa di una sceneggiatura a dir poco imbarazzante, che propone una dopo l’altra battute surreali e disconnesse, con dialoghi degni di una soap opera. La sfida tra il buono e il cattivo, tra il padre di famiglia uomo di legge e un assassino psicopatico imprevedibile e caratterizzato dal proprio modus operandi, non è sicuramente una base per un plot innovativo e convincente. Tuttavia se Cohen avesse sviluppato diversamente la trama, mantenendo un ritmo sostenuto con la giusta dose di azione e sorpresa, sarebbe venuto fuori un thriller ben riuscito e coinvolgente per il pubblico che, invece, è messo nella condizione di scoprire fin dall’inizio tutti i più rilevanti colpi di scena e viene cullato per l’ora e mezza di proiezione in un oblio noioso e scontato, che porta al finale già svelato.
Questo terzo capitolo delle avventure di Alex Cross non regge assolutamente il confronto con i primi due film che avevano tutte le carte in regola per essere chiamati action thriller, costruiti su una solida struttura narrativa, e forti di una sceneggiatura brillante e un cast convincente. Cohen si allontana dal ritmo dinamico dei suoi film precedenti e viene inghiottito dalla sceneggiatura povera di Mark Moss e Kerry Williamson, portando sullo schermo una storia già vista, priva di stimoli e più adatta alla tv che al cinema. Riesce a mantenere il suo stile in alcune scene d’azione emozionanti e nella buona performance di Fox nei panni del cattivo di turno, un po’ sopra le righe ma caratterizzante e con una curiosa identità.
di Letizia Rogolino