
Il 26 settembre esce nelle sale italiane, grazie a Teodora Film, Lo sconosciuto del lago di Alain Guiraudie, il regista francese che, al di là dello scandalo suscitato per la pellicola, si è aggiudicato il premio per la miglio regia nella sezione Un Certain Regard e la Queer Palma per il miglior film. Nessun taglio censurante, ma solo il divieto per i minori di 18 anni in Italia per Lo sconosciuto del lago, un noir queer che non manca di momenti ironici e coinvolgenti. In estate, la riva di un lago diventa un luogo di ritrovo della comunità gay in cerca di sesso occasionale e fine a se stesso. Tra di loro c’è il giovane Franck che fa amicizia con Henri, un signore separatosi da poco dalla moglie, e presto incontra Michel, un uomo vigoroso, ma pericoloso. Ciò nonostante, Franck se ne innamora perdutamente.
Lo sconosciuto del lago è un film che potrebbe danneggiare la già problematica situazione che si vive in Italia perché apparentemente si rimanda ad un’idea stereotipata della comunità gay: promiscua, ossessionata da un consumo reiterato del sesso, spesso non protetto. Durante tutto il film, i protagonisti sono nudi, fanno sesso nel bosco antistante il lago e conoscono poco o niente l’uno dell’altro. Tuttavia, trascendendo quest’immagine, il messaggio del regista è un altro. Egli si concentra sul desiderio universale dell’altro e quindi su un’annosa questione: quanto si è disposti a rischiare pur di soddisfarlo? Sotto questo aspetto, il film non può che essere letto secondo un registro filosofico, soprattutto affacciandosi al pensiero di Platone e a quello di Bataille, due pensatori che si contrappongono in quanto dell’uno emerge l’idea dell’amore universale, al di là di ogni tipo di genere e sessualità, dell’altro l’idea dell’erotismo definito come “approvazione della vita fin dentro la morte”. Ora, c’è una bella differenza tra la sessualità, molto vicina al mondo animale, e l’erotismo che contraddistingue l’uomo in quanto esso è la manifestazione del desiderio nei confronti dell’altro, in un continuo gioco rischioso dove si intervallano divieti e trasgressioni.
Non bisogna soffermarsi sulle uniche scene esplicite (quella della eiaculatio e della fellatio) perché l’osceno nel film è la rappresentazione del male fatta uomo e della non curanza dei sentimenti. È vero, non si è abituati a vedere un film queer la cui nudità è ostentata, ma ciò che viene messa in scena è sopratutto l’ossessione amorosa di Franck, interpretato dal bravo Pierre Deladonchamps, della ricerca della soddisfazione del desiderio che può anche essere quella di una semplice chiacchierata, come nel caso di Henri, interpretato da Patrick d’Assumcao e il non volere costruire qualsiasi tipo di relazione come nel caso dell’algido e baffuto Christophe Paoue di una bellezza disarmante. Dunque, quanto può essere affascinante il male e quanto può essere ossessiva la passione nei confronti dell’altro? In Lo sconosciuto del lago si risponde a queste domande, rimanendo affascinati da una visione erotica e poetica dell’individuo alla ricerca del desiderio.
di Maria Giorgia Vitale per oggialcinema.net





