Recensione del film The Lone Ranger
La frase chiave del film: “Arriva un tempo che un brav’uomo deve mettere la maschera”
Reduce dal successo, in parte spropositato, della serie de I Pirati dei Caraibi, torna il fortunato trittico formato dal regista Gore Verbinski , dall’attore Johnny Depp e dalla Disney timoniera della produzione. Il risultato di questo trio è The Lone Ranger/Il Cavaliere solitario ispirato all’omonima e fortunatissima serie televisiva americana degli anni ’50.
La storia è un mix tra avventura e commedia surreale in un west sui generis in cui la celebre storia acquista una nuova dimensione rispetto all’originale.
Il guerriero indiano Tonto (Johnny Depp) racconta la sua storia inedita che ha trasformato John Reid (Armie Hammer), un uomo di legge, in un leggendario giustiziere, trasportando il pubblico in un’epica girandola di sorprese in cui i due improbabili eroi, spesso impegnati in comici alterchi, combatteranno fiano a fianco contro l’avidità e la corruzione.
Un’ eredità rinata quella due due beniamini a stelle e strisce che a distanza di 80 anni dal loro primo ingresso nell’immaginario collettivo, continuano a rimanere stabilmente inseriti nel contesto culturale americano.
Tra scene d’azione ricche di effetti speciali, momenti esileranti, costumi, fotografia e scenografia d’applauso si snoda la formula ben oliata del prodotto Disney per famiglie. Oramai lontano dal crogiolo di buoni sentimenti e tenerezza marchio tipico della factory americana, si assiste al tripudio di action di classe tipica dei blockbuster di successo contemporanei. Pur avendo una durata consistente (149 minuti), la pellicola scorre frizzante e ritmata, merito dell’affiatamento nell’ensamble degli attori dove, oltre all’idolatrato Depp, risplendono Armie Hammer e Helena Bonham Carter.
Dal 3 luglio nelle sale
di Katya Marletta